11. 'Vorresti venire a vivere con me, Afrodite Jackson?'

6.7K 171 9
                                    

"Che cosa?!" sbottai leggendo e rileggendo il foglietto che il dottore mi aveva lasciato. "E me lo dice così? Non si era visto dalla prima ecografia che c'erano due feti e non uno solo?"
"Probabilmente voleva esserne sicuro o non riusciva a dirtelo" suggerì Justin al mio fianco, mi girai verso il suo viso con gli occhi fuori dalle orbite. "Afrodite, hai diciotto anni e questo il dottore lo sa. È già stato uno shock per te scoprire di essere incinta e anche questo sapeva il dottore. Avrà tenuto nascosta la cosa fino a quando si è reso conto che saresti stata pronta a scoprirlo e ad accettarlo"
"Ecco perché la mia pancia è più grande rispetto a chi è al quinto mese di gravidanza.." mormorai toccandomi la pancia. "Siete in due qui dentro!" la mia mano fu sovrastata da quella di Justin. "Il vostro papà si è proprio dato da fare" appoggiai la schiena sul petto di Justin e lasciai che il suo respiro mi accarezzasse dolcemente il viso. "Non avevi pensato di usare un qualche tipo di precauzione?"
"Afrodite, prova a capirmi. Ero in una discoteca con i miei amici, avevo bevuto qualche bicchiere di troppo e c'era una magnifica ragazza in mezzo alla pista che ballava tutta sola. Mi sei piaciuta subito perché eri aggraziata, leggiadra, eri diversa da tutte le altre. Mi sono avvicinato ma non mi hai cacciato e quando ti sei girata non so cosa mi sia preso. Volevo averti in quel momento ma non potevo in mezzo ad pista colma di gente. Così ti ho baciata. E continuavi a starci. E siamo saliti di sopra. E non mi hai cacciato. Avevo una bellissima ragazza di fronte che desiderava avere me proprio come io desideravo avere lei. E per di più era vergine. Dio, quando me lo hai fatto intendere sono uscito fuori di testa. Non ragionavo più quando ti baciavo e ti spogliavo e penso che sia stato per questo che non ho usato precauzioni.. mi hai fatto andare fuori di testa" lasciai che Justin mi accarezzasse, mi stringesse le mani, mi baciasse il collo. Mi abbandonai sotto il suo tocco confortante e sospirai sentendo il cuore riprendere a battere.
"Sono contenta di essermi data a te e a nessun altro" mi girai verso il suo viso guardandolo negli occhi. "So che sei tu l'uomo che voglio nella mia vita e sapere che sei anche il padre dei miei piccoli mi fa sentire bene. Credimi, ci vuole davvero tanto per farmi stare bene, sopratutto in questo momento"

Il resto della nottata, lo passai tra le braccia di Justin. Cercai di stare meglio, di dormire per affrontare al meglio la giornata successiva, ma non riuscii a chiudere occhio. Vedevo mia madre ovunque, sentivo la sua voce, immaginavo attimi di vita passati insieme. Doverle dire addio per sempre non sarebbe stato facile, ma dovevo farlo, in un modo o nell'altro. Scegliere con mio padre la sua bara e affrontare un funerale non fu affatto semplice. La casa di mia madre era sempre piena di gente nonostante volessi stare da sola, con i miei familiari più stretti, ma di certo non potevo mandare tutti via.
Dato che mia madre era divorziata ed io ero maggiorenne, tutto ciò che era suo era diventato mio e questo rendeva le cose ancora più difficili. Per quanto volessi tenere qualcosa di suo con me, ricevere tutto ciò che era suo, compresa la casa, era un grosso peso. Per quanto amassi quella casa, ormai la mia vita era a Stratford, con Justin. Lui aveva la sua attività, io avevo trovato un mio posto e stavo bene. Non volevo rivoluzionare ancora una volta la mia vita. Ero così indecisa sul da farsi, ma decisi di posticipare ogni tipo di decisione a quando me la sarei sentita di affrontare l'argomento. Non valeva la pena stressarsi troppo, la vita era troppo breve per viverla solo a metà.

Pochi giorni dopo il funerale, ognuno di noi tornò alle nostre vite. Mio padre tornò in California con la promessa di farsi vivo spesso, mia zia tornò ad occuparsi di mio zio, i miei nonni alla loro vita agiata, ed io e Justin al negozio assieme ad Andrew che, poverino, in quei giorni aveva svolto tutti i turni da solo nonostante Justin gli avesse detto che poteva fare solo le ore che gli spettavano.
Rivedere Pattie fu un vero sollievo per me. Abbracciarla ed essere cullata dalle sue braccia mi fece provare il calore che solo una madre può dare. E Ryan, poi. Ryan era più elettrizzato all'idea che sarebbe diventato zio per ben due volte, che di vedermi.
Quando finalmente tornai nella mia stanza, un senso di pace appagò il mio essere. Mi stesi sul letto, mi girai di lato e cominciai a fissare il vuoto pensando. Era passata una settimana dall'incidente, era venerdì ventidue e, tra soli due giorni, ci sarebbe stata la vigilia di Natale. Ed io non avevo ancora fatto alcun regalo. Non che fossi in vena di festeggiare. Quello sarebbe stato il mio primo Natale senza la mamma e il solo pensiero mi faceva male. Però mi sentivo in dovere di regalare qualcosa, anche se un qualcosa di piccolo, alle persone che mi erano state vicine in quel periodo, per cui avevo approfittato dell'assenza di Justin per uscire con Mitchell quello stesso pomeriggio e cominciare a fare un po' di regali.
"Cosa pensi possa piacere a tuo fratello?" gli chiesi guardandomi intorno.
"Un abbonamento in uno strip club, oppure una ragazza?"
"Io avevo pensato al nuovo gioco della NHL, mi sta assillando da settimane dato che non lo trova da nessuna parte" mormorai entrando in un negozio in cui vendevano giochi e console. "E a Kieran posso comprare i FunkoPop dei personaggi principali di Harry Potter"
"E a me?" il biondo mi sorrise sbattendo più volte le palpebre.
"E a te lo vedrò domani. Non posso rovinarti la sorpresa" dopo avergli fatto l'occhiolino, mi allontanai sotto il suo sguardo finto deluso e comprai i regali per il mio migliore amico e suo fratello.
"A Justin cosa avevi pensato di prendere?" mi chiese d'un tratto Mitchell porgendomi il braccio affinché potessi poggiarmi a lui.
"Sinceramente non lo so. Voglio prima comprare qualcosa per tutti, poi penserò a lui. Non voglio regalargli qualcosa di scontato, mi è stato molto vicino in questi giorni.."
"E poi siete fidanzati. I fidanzati si fanno bei regali. Justin te ne ha fatto uno bellissimo" bloccai i miei passi, mi girai verso Mitchell e gli puntai il dito contro il petto. "Mi dispiace, baby, ho la bocca cucita. Justin mi ha fatto giurare di non dirti nulla"
"Ma potresti fare un'eccezione per me? Che sono la tua baby di 'dirty dancing'?" lo supplicai sbattendo più volte le palpebre.
"Una sorpresa è una sorpresa, tu stessa non hai voluto dirmi cosa vorresti regalarmi!" disse facendomi l'occhiolino.
Alzai gli occhi e scossi la testa mascherando un sorriso. Mi avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Il resto del pomeriggio lo passammo girovagando tra i negozi e le varie vie di Stratford in cerca dei regali perfetti per i nostri cari. Avevo cercato di fare regali a tutti, senza tralasciare nessuno. Avevo pensato addirittura ai miei nonni e ai miei zii sia da parte materna che da parte paterna. E anche ad Andrew. A fine serata, mi mancava solo il regalo di Justin dato che ero riuscita a fare il regalo anche a Mitchell. Non sapevo davvero cosa regalargli, volevo che fosse un qualcosa che lo facesse sorridere. Scartai l'idea di regalargli una chitarra o uno strumento musicale, aveva già tutto sia a casa sua che in negozio. Non optai per ciondoli o collane, profumi o portafogli, volevo regalargli qualcosa di originale, per cui sarebbe andato pazzo.
"Hei, guarda questo" Mitchell indicò uno skateboard all'interno di un negozio. Ma non era uno skateboard normale, era della Supreme e Justin amava quella marca. "Penso che sia perfetto per Justin"
"Lo penso anch'io" constatai ed entrai in negozio per ultimare i miei acquisti. Non appena il commesso mi passò anche l'ultima borsa tra le mani, mi sentii più sollevata. "Tu devi comprare altro?" Mitchell scosse la testa.
"No, la mamma ci ha portato in giro a fare spese in questi giorni quindi questi erano gli ultimi regali. Ti riporto a casa?"
"Sì, non vedo l'ora di farmi una bella dormita che non dormo da giorni" mormorai sentendo la testa scoppiare.
Era da esattamente una settimana che non riposavo come dovevo, casa mia a London era sempre gremita di gente anche durante la notte e sarebbe diventata insostenibile la situazione se non me ne fossi andata. Dopo il pomeriggio passato a fare compere, tornai a casa ancora più distrutta e la prima cosa che feci fu portare tutti i regali in camera mia e chiuderli nella cabina armadio in modo tale che nessuno avesse potuto vederli. Dopodiché mi feci una doccia veloce, indossai il pigiama e scesi in salotto, dove Pattie era già intenta a preparare la cena.
"Justin?" le chiesi una volta entrata in stanza.
"Sta per arrivare" mi rispose con un sorriso. "Come sono andate le compere?"
"Oh, benissimo! In un solo pomeriggio ho comprato regali a tutti, penso che dovrebbero santificare quel centro commerciale" risposi cominciando ad apparecchiare la tavola.
"Hai preso qualcosa anche a me?" chiese la voce di un ragazzo, ma non di un ragazzo qualsiasi: era la voce di Justin. Piuttosto che rispondergli, corsi tra le sue braccia e gli baciai più volte le labbra sotto lo sguardo confuso ma felice di Pattie. "Sì, anche tu mi sei mancata" disse Justin ridendo, dopodiché mi diede un ultimo bacio a stampo e andò a salutare sua mamma.
"Mi sono persa qualcosa?" chiese posando il suo sguardo prima su di me, poi su suo figlio. "Che stupida, mi sono persa sicuramente qualcosa!" Pattie scosse la testa e prese dei piatti dalla credenza. "Allora? Mi dite cosa mi sono persa?"
"Prima ti conviene posare quei piatti sul tavolo" le suggerii prendendole i piatti. "Non si sa mai"
"Perché? Siete due ragazzi, è normale innamorarsi e non dovete temere di una mia reazione negativa solo perché tu sei la figlia del mio ex. Vi amo entrambi"
"Questo lo sappiamo e non è di questo che ci preoccupiamo" Justin prese le mani di sua mamma, la fece accomodare e, dopo aver preso un sospiro, la guardò negli occhi "Ti ricordi della ragazza che cercavo? Quella che aveva perso la sua cintura?" Pattie annuì. "Sì, vedi, non cercavo solo quella ragazza perché era carina e aveva perso una cintura, la cercavo perché quella sera ero stato a letto con lei e volevo rivederla"
"Lo immaginavo" mormorò Pattie alzando gli occhi al cielo.
"A questa ragazza avevo dato la mia targhetta così avrei potuto riconoscerla. E la settimana scorsa, ho trovato questa ragazza perché.." Justin si bloccò prendendo tempo. "Perché aveva ritrovato la sua cinta mettendo apposto il mio armadio." disse velocemente.
"Che cosa?" mormorò Pattie confusa. "Una sconosciuta è entrata in casa nostra? Ti ha trovato prima che tu potessi farlo?" smorzai un sorriso e abbassai lo sguardo alle allusioni di Pattie.
"No, mamma, nessuna sconosciuta è entrata in camera mia alla ricerca della cinta perduta. Le uniche persone che hanno accesso alla mia camera senza essere fucilate siete tu e Afrodite." spiegò Justin più lentamente.
"Quindi mi stai dicendo che quella ragazza.. era Afrodite?" annuimmo entrambi. "E che quindi tu sei incinta di mio figlio?" continuai ad annuire. "Quindi diventerò nonna a tutti gli effetti!"
"Di due gemelli" mormorò poi Justin facendo fuoriuscire, ancora di più, gli occhi dalle orbite a sua madre.
"Penso di svenire" sussurrò Pattie portandosi una mano tra i capelli. "Oh mio Dio, diventerò nonna!" sbottò poi alzandosi di colpo. "Afrodite, vieni qui tesoro mio" aprì le braccia, mi feci stringere da esse. "Dovrei essere arrabbiata ma non ci riesco, non posso esserlo. Mi farete diventare nonna, avrò due gemellini da coccolare e da amare con tutto il mio cuore e non potevate farmi regalo più bello. Pensavo di diventare una sottospecie di nonna per il tuo bambino solo perché saresti stata con noi per i suoi primi anni di vita, ma sapere che lo diventerò perché era Justin quel ragazzo mi rende solo più felice" sbottò contenta stringendomi sempre di più. Dopo quelle parole, mi prese il viso tra le mani e mi guardò negli occhi baciandomi la fronte e le gote.
"Pensavo la prendessi peggio" mormorò Justin ridendosela sotto i baffi. Sapevo quanto si sentisse frustrato nel dover dire tutto a sua madre e vederla reagire in quel modo lo avrà reso solo più felice.
"Peggio? Conosco Afrodite da otto anni, è una delle ragazze migliori che io conosca e sono contenta che creerà una famiglia proprio con te, amore mio" Pattie accarezzò il viso di suo figlio quasi con le lacrime agli occhi. "Sei un uomo ormai. Tra quattro mesi diventerai papà e sono sicura che sarai il padre migliore del mondo"

Sta per nascere un..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora