♒(β)×♌(β)= ♥ // Ne abbiamo bisogno

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[Ho concepito questa oneshot dall'immagine che vedrete leggendo la storia. Buona lettura].

Era buio. Tutto. Ogni direzione su cui puntasse lo sguardo non aveva un minimo di bagliore, di luccichio. Tutt'intorno regnava un silenzio assordante, una calma angosciante, un oblio opprimente. Il troll proveniente dagli abissi avanzava da solo, incerto e spaventato. Inizialmente camminava, insicuro sul percorso ignoto da intraprendere, ma poi ebbe come l'impressione di essere seguito. Di non essere solo nel vuoto. Eppure sapeva anche che lì con lui non c'era nessuno, nemmeno la sua ombra. Iniziò a correre, in fuga da ciò che erano i suoi sentimenti fino a rimanere senza fiato e forze per reggersi in piedi. A brillare erano solo le lacrime nei suoi occhi che, a tratti lente, a tratti leste, gli rigavano le guance. Era solo, come sempre. Solo nel nulla più totale e questo, per lui, era il peggiore degli incubi. Il sogno che meno avrebbe voluto fare era diventato inspiegabilmente realtà. Si accorse che dietro di sè aveva lasciato una scia violetta... il suo sangue. Si guardò lo stomaco e si accorse di essere ormai tranciato a metà. Quando era successo? E come? Perché era ancora vivo nonostante il suo intestino fosse disperso tra lui e le sue gambe come una corda sgangherata? Mentre affogava nel marasma di sensazioni, in lontananza, molto molto lontano, vide qualcosa brillare nel buio. Non poteva essersi sbagliato, aveva visto una qualche scintilla, ne era certo. Nel buio più profondo anche il minimo punto di luce può essere come un faro nella tempesta. Disperato, iniziò a strisciare verso quella zona facendo forza solo sulle proprie braccia, incurante del fatto che si stesse trascinando dietro, oltre al suo stomaco, anche le gambe. Lo scintillio illusorio diventava un contorno, una figura in movimento verso di lui. Era un corpo femminile, piccolo, agile, con... una coda? Il troll diviso a metà, sia fisicamente che sentimentalmente (sentiva fosse così, ma non ne ricordava il motivo) non riuscì a tenere gli occhi aperti in quel momento, ed il buio si fece presente anche nella sua mente. Era crollato.

[ . . . ]

Buio. Era perfetto, il buio. La piccola gattina vedeva ogni cosa nell'oscurità, dal più piccolo movimento al più grande degli spostamenti. Era questione di abitudine. Anche il silenzio lo era. Sentiva un dolore lancinante al viso e alla testa ma non ci badava, semplicemente correva con la speranza di incontrare qualcosa o qualcuno sul suo cammino. Ad un certo punto il silenzio fu interrotto da un pianto disperato, straziante. Un piccolo bagliore violaceo apparve in lontananza, tutto disperso sul suolo. Che cos'era? Che fosse qualcuno? C'era odore di sangue nell'aria.

Era Eridan Ampora, il troll degli abissi senza fondo. E lei era Nepeta Leijon, il troll delle caverne silenziose. Perché fossero lì, era un mistero. Nepeta avrebbe voluto fare tante domande all'altro, ma purtroppo si era addormentato prima chr lei potesse raggiungerlo, con il corpo diviso a meta. Era uno spettacolo orribile, troppo da sopportare non per gli occhi ma per il povero cuore della gattina. Si chinò su di lui nonostante vedesse chiaramente che entrambi erano nudi, senza nemmeno un indumento addosso. Gli sfiorò il viso... e ci fu la luce.

[ . . . ]

Il buio era scomparso: aveva lasciato spazio alla luce, al paesaggio reale e tangibile. Una verde collina che affacciava su un mare azzurro e una spiaggia bianca. Accanto ai loro corpi, una serie di massi modellati dal vento immemore. Nepeta guardava con dispiacere il corpo ancora sbudellato del povero Eridan. Nonostante fosse in quelle condizioni, il torso si muoveva, respirava... era vivo. E lei non poteva restare a guardare. Fiutò l'aria. Col naso all'insù aveva trovato una pista, un odore particolare che non era né la salsedine, né l'erba, né il sangue che le sgorgava dal viso o dal corpo di Eridan. Tra quei massi trovo un piccolo scatolo verde giada, piccolo come quelli dei fiammiferi, ed al suoi interno vi erano dello spago nero e un ago. Un altro mistero irrisolvibile sul quale non furono poste molte domande. Nepeta infilò lo spago nel minuscolo buco dell'ago e lo annodò per bene. Si avvicinò di nuovo al corpo di Erdian, e si accorse che si era ormai svegliato.

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