Lettera #2 --->Aimone, ombra di Spartaco

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Scrivo a te,

Figlio della prole libera che verrà dopo di me, perché grazie al nostro comandante Spartaco la schiavitù non esisterà più, e la libertà diritto per tutti gli uomini . Secondo il nostro capo-condottiero, ci troviamo a Mamertium, in questo accampamento ricavato dalla lotta con gli abitanti di questa terra. Io, Aimone arruolato nella Lucania, precedentemente servo sotto la Corte del re Demetrio, ho aderito fin da subito al progetto di Spartaco, mostrando la mia voglia di ribellione di fronte a questa sorte maledetta ereditata dalla mia famiglia. Sicuramente il destino ha già scritto la nostra Sorte, ma pur sapendo ciò, noi tutti ci ritroviamo qui a combattere per la "vostra" libertà, sì, dico vostra perché molto probabilmente moriremo consapevoli di donare la libertà a tutti voi, figli della prole successiva. In questi giorni sappiano che Roma formerà uno schieramento di legioni lungo l'arco Aspromontano per impedirci di risalire, e continuare le nostre eccezionali imprese. So che combatteremo con la forza del corpo e dell'anima per sconfiggere i nemici. Forse queste saranno le mie ultime parole, ma almeno so che le ho dette per un buon motivo; ho deciso di lasciare un messaggio a tutta l'umanità per ricordare che la "storia siamo noi" anche se i nostri nomi non compariranno nei libri e nei poemi futuri, con queste poche righe tutti capiranno che per la libertà sono morti moltissimi uomini come me. Sappiamo chi dovremo affrontare e con quanta violenza dovremo annientare tutti gli ostacoli umani e non, in questa società che ci rende servi e adulatori. Tutti noi stiamo soffrendo molto, sia per la lontananza dalla patria, sia per la perdita di tutti i nostri cari. Anch'io sono rimasto da solo, tutta la mia famiglia è rimasta uccisa in uno dei combattimenti, ho perso mia moglie incinta e i miei due figli; adesso sono solo, e l'unico scopo che ho è sconfiggere tutte le legioni e ottenere la "Libertà". Nel nostro cuore regna la paura, anche se sembriamo invincibili; siamo anche noi degli uomini. Abbiamo paura perché sappiamo che prima o poi moriremo tutti dopo aver sofferto e versato sangue nel campo di combattimento. Ma adesso basta parlare di me, spero con tutto me stesso che chi stia leggendo questa lettera, sia libero e possa godersi tutta la vita, libero da tutte le sofferenze. Spero che voi possiate godere della vostra libertà e possiate capire cosa abbiamo fatto per voi, ma soprattutto quanto abbiamo sofferto. Adesso, però non posso più scrivere poiché il nostro comandante ha annunciato la nostra imminente partenza, quindi dobbiamo raccogliere le nostre cose. Concludo sperando che il nostro sangue versato sul campo di battaglia sia prova della nostra voglia di libertà e di una società in cui tutti i cittadini abbiano paro diritti.

Aimone

MARTINO PIO CELEA - MARIELLA ALBANESE

MAI PIÙ SCHIAVI - Gli anni della rivolta di SpartacoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora