capitolo 3

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Pov Travor.
La strinsi a me, mentre lei piangeva disperata...
Dopo non so quanto lei perse i sensi.
Un fulmine scosse il cielo, che si era fatto nuvoloso.
Zeus era arrabbiato, ma il problema era per cosa?
La pioggia cominciò a scendere fitta, bagnando me e Daka.
La presi in braccio senza alcuno sforzo, e la portai dentro casa, piú o meno era un dormitorio dove passavamo tutto l'anno, ovviamente andavamo anche scuola.
La portai nella sua camera e la feci distendere sul suo letto.
La sua camera era molto carina sui toni del bianco, del grigio, e del nero.
La coprii con le coperte e mi misi seduto su una sedia vicino a lei.
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Pov Dakaria.

~sogno~
Ero nel van di quel'uomo, in un angolo c'era Yuri.
Sentivo la sua paura fin nelle ossa.
Sbatteva gli zoccoli contro le pareti del van cercando di sfondare la porta.
Urlai cercando di attirare la sua attenzione.
Lo chiamai, non riuscivo a fare niente oltre che guardare.
Era davvero straziante.
Tutto divenne confuso.
Mi svegliai di soprassalto, ricacciai indietro un urlo.
Avevo la fronte imperlata di sudore, e tremavo.
Due braccia mi circondarono, riconoscerei quel profumo ovunque.
Le lacrime ricominciarono a scendere.
Lui mi strinse fra le sue braccia, accarezzandomi la schiena, cercando di calmarmi.
«shh...calma» disse.
Strisi le dita attorno il tessuto della sua maglia, continuando a piangere.
Non ce la faccio, mi manca troppo Yuri.
Un po di tempo dopo finalmente riuscii a calmarmi, lui mi tenne stretta a se.
Era una cosa strana, lui si staccò un pò da me e mi asciugò con il pollice le guance ancora bagnate dal pianto.
«mi dispiace Daka, mi dispiace tanto.» disse.
Continuò a tenermi stretta a se, anche se mi ero calmata già da un pò.
La cosa si stava facendo imbarazzante.
Mi staccai da lui e mi alzai dal letto, persi per un attimo l'equilibrio, subito Travor mi sostenne.
«attenta, non ti sei ripresa del tutto» disse.
«sto bene» borbottai.
Mi lasciò andare, ma comunque si tenne vicino per precauzione.
Aprii la porta della camera, e scesi le scale, e andai in cucina, dove erano riuniti tutti, lanciai uno sguardo di puro odio alla mia "famiglia" e uscii di casa.
L'aria fresca del mattino mi colpì il volto, facendo ondeggiare i capelli alle mie spalle.
Percorsi il sentiero fino alle stalle, mi illusi di vedere il muso del mio Yuri fuori dal suo box, ma lui non c'era più.
Andai da Joy era la giumenta di una mia amica....
No non ci davi pensare.
Le accarezzai il muso, era una cavalla andalusa di sei anni grigia.
«ciao bellissima»dissi dandole un paio di pacche sul collo.
Lei abbasò il muso verso il basso.
«lo so, manca anche a me» dissi sospirando.
«ci vediamo dopo, piccola pazza» dissi ricordando il nome con cui Liz la chiamava.
Percorsi il corridoio fino alla selleria, misi a posto alcune cose che le principianti lasciavano in giro.
Sistemai la sella di Tornado, il castrone baio chiaro del quarto box.
Misi a posto la testiera di Cleo la giumenta pezzata del primo box.
«hei tutto bene» disse una voce dietro di me.
«Marco» dissi a mo di saluto.
«cosa fai?»chiese.
«non é ovvio?» risposi acida.
Si mi ero svegliata così oggi.
«oh....mi piace quando sei aggressiva» disse.
Mi girai per mandarlo via, e mi accorsi che era più vicino di quanto credessi.
Mi allontanai, ma lui si avvicinò ancora.
«sai cosa vuol dire spazio personale?!»dissi cominciando a scaldarmi.
Toccai con la schiena il muro, lui si avvicinò e posizionò le mani appoggiate al muro ai lati dalla mia testa.
Ero spacciata.
«che c'è hai perso la tua aggressività?»chiese.
Provai ad andarmene, ma lui mi prese per i polsi e mi fece di nuovo battere la schiena contro la parete.
Ok cominciavo a spaventarmi.
«ti consiglio di non farlo mai più, intesi?»ordinò.
Io non risposi.
Strinse con più forza i miei poveri polsi.
«intesi?»ripeté.
Io annuii, spaventata.
Fece un ghigno, e mi lasciò i polsi, chiuse la porta e girò la chiave nella serratura.
Ora si che ero spacciata, no anzi, ero morta.
Si mise la chiave nella tasca dei pantaloni.
Non avevo vie d'uscita, dovevo stare al gioco per il momento.
Adesso so cosa ha provato Persefone, quando é stata rapita da mio padre.
Quel ghigno non si toglieva dalla sua bocca, sembrava sadico, ma che dico era sadico.
Mi andai a sedere in un angolo lontano da lui.
Strinsi le gambe al petto, facendomi piccola piccola contro il muro.
Lui invece rimaneva li a fissarmi come se fossi la sua prossima vittima.
Era inquietante.
Si avvicinò a me, e si inginocchiò alla mia altezza.
«Ora sei mia, quando uscirai da quella porta non dovrai essere toccata da nessun maschio, va bene?»
Io annuii velocemente.
«brava»
Col cazzo che mi facevo toccare solo da te, non siamo nel medioevo, e non sei mio padre, non puoi decidere per me.
Aprì la porta della selleria e io mi ci fiondai fuori.
Corsi lontano dalle stalle, fino all'inizio del bosco.
Mi incamminai lungo il sentiero, volevo stare sola, a riflettere.
Arrivai ad un fiumicello che affiancava il sentiero che stavo percorrendo, camminai lungo la riva persa nei miei pensieri.
Adoravo quel posto, mi faceva dimenticare tutto, mi sentivo libera senza confini, tutti i pensieri sparivano, e venivano rimpiazzati dai suoni e gli odori di quel posto paradisiaco.
Raggiunsi una radura, dove venivo spesso con Yuri nelle passeggiate.
Era un pezzo di terreno enorme, con una vista mozzafiato, alcuni alberi disseminati, molti fiori colorati, e il paesaggio delle montagne in sottofondo .
Era splendido, come lo ricordavo.
Andai a sedermi ai piedi dell'albero di alloro, per la gioia di Apollo, e lasciai vagare la mente e lo sguardo.
Quel posto riusciva a rilassarmi completamente.
Il vento mi scompigliava dolcemente i capelli.
Passai il dito sulle iniziali che io e Liz avevamo inciso: D e L amiche per sempre.
Una lacrima mi solcò la guancia, mi mancava moltissimo, non aveva mai avuto un rapporto così stretto con nessun'altro.
No non ci devi pensare.
Chiusi gli occhi cercando di calmarmi, in poco tempo mi addormentai esausta dopo una mattinata piena di emozioni forti.

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Ecco a voi il terzo capitolo.

Spero che vi stia appassionando.

E spero di non aver fatto qualche errore grammaticale.

E niente.

Al prossimo capitolo......

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