La prigione

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Dolore. È l'unica cosa che sentiva Mira ora. Ogni parte del suo corpo era bloccata a terra, su quello strato di ciottoli misto a fanghiglia che sembrava afferrarla e tirarla a se, sempre più giù, tra le profondità di quella terra sconosciuta. Aprendo gli occhi e alzandosi di scatto, la principessa non riuscì a capire dove si trovasse; non distinse nulla tranne l'odore pungente che gli fece storcere il naso fino a farle mettere una mano davanti per attenuare l'odore.

Si stropicciò gli occhi con l'altro arto libero e ,dopo questa azione, i suoi occhi iniziarono a scrutare meglio ciò che la circondasse : rocce. Dovunque ella si girasse vedeva solo roccia. Cercò di arrampicarsi sulla parete dinanzi a se, per raggiungere l'unica uscita che si apriva proprio sopra la sua testa ma, come si poteva presumere, nessuno gli insegnò mai ad arrampicarsi adeguatamente, quindi cadde in quella poltiglia in cui si svegliò poco prima. Fu proprio in quel momento che distinse, lì in mezzo al fango, a qualche centimetro da lei, una collana di perle ormai rotta; quel piccolo gioiello luccicante che adornava il suo collo fino a qualche ora o giorno prima, ora non era altro che spazzatura, prigioniero per sempre in quella terra mista a cenere.
Mira si rese conto che, proprio come quel gioiello, anche lei si ritrovò ad essere prigioniera di quella terra straniera e maledetta.
Un peso al cuore iniziò a farsi vivo dentro Mira; un peso che portava con se la tristezza, la rabbia, l'odio verso il mostro , la solitudine, la preoccupazione per i suoi cari e la paura di non poterli più rivedere.

<<QUALCUNO RIESCE A SENTIRMI? SONO QUI !AIUTO!...qualcuno mi aiuti..Belisario..ti prego aiutami>> . Dopo qualche ora in cui urlò queste parole, in quella che poteva definirsi una voragine simile a un pozzo, Mira iniziò a perdere piano piano la voce sino a farla diventare un sussurro flebile. <<Se c'è qualcuno t..i..pre..go..a..iuta..mi>>.

La stanchezza si presentò a Mira più presto di quanto lei avesse immaginato, ma la principessa non ne volle sapere di addormentarsi ora e continuò perpetuamente il suo grido d'aiuto. Forse fu la stanchezza, forse fu il primo segno di pazzia o forse ci fu davvero qualcuno che le rispose <<Nessuno ti può aiutare. Non si può fuggire da qui.>>.
La voce che ella sentì fu reale quanto il pizzicotto che si diede sulla mano destra, per assicurasi di non essere caduta in inganno. Immediatamente la ragazza raggiunse, in pochi passi, quello spiraglio tra la parete, da cui provenne tale voce d'intonazione maschile.

<<Chi siete voi ? Siete venuto per aiutarmi, siete stato mandato da Belisario ?.>>

<<No. Non so chi egli sia.>>

<<Per favore aiutami a uscire di qui. Sono la figlia di un re, mio padre saprà ricompensarti>> disse lei con aria speranzosa.

<<Come ho già ripetuto, nessuno può fuggire, ed io non so come aiutarti.>>
Quel briciolo di speranza dentro Mira stava lentamente svanendo, come neve al sole, dopo ciò che la voce gli disse; ma almeno ora la ragazza non si poteva definire più tanto sola, il che fu un bene per la sua salute mentale.
<<Sei prigioniero anche tu?. >>

<<Se nessuno può fuggire dal drago, direi che la risposta potrebbe essere una soltanto, non credi.>>

<<Dov'è ora il drago ?>>

<<Sta dormendo, e noi faremo meglio a non parlare; potrebbe risvegliarsi e io non vorrei stare in prima fila ad ammirarlo, quando lo farà>>
Ignorando le parole dette, Mira continuò a porre domande, nella speranza di ricevere una risposta che potesse aiutarla a capire.
<Io perché sono qui? Che cosa mi succederà ? >>
Esitante come un uccellino al primo volo, la voce gli rispose quasi agitata, come se non volesse stare lì a quest'ultima domanda
<< Ho parlato fin troppo, ora ti lascio da sola. >>

Picchiando sulla fredda pietra, Mira cercò di richiamare a se quello strano uomo, che sembrava saperne molto di più di quanto non facesse trasparire.

<<NO! NO TI PREGO, NON LASCIARMI QUI ! PARLA CON ME. Non andartene ti prego.>>

Non ricevendo risposta, Mira si adagiò ai piedi della fredda roccia, esausta e pronta a lasciare scorrere sul suo volto fiumi di tristezza.
Sentendo quello che stava accadendo l'uomo non poté più ignorare la ragazza, quindi le pose una domanda
<<Perché avete intonato il canto del Drago?>>

tra le lacrime ella rispose singhizzando << Noi credevamo che..i draghi fossero estinti.>>

<<L'avete chiamato voi stessi.>>

<<É stata un idea di Belisario.>>

<<Belisario? >>

<<Il mio fidanzato. Giuro io non ne sapevo nulla, io dovevo solo sposarmi. >>

Tra la gelida pietra mista a limo, rannicchiata a terra, ella continuò a dolersi per un tempo che sembrò infinito, finché Morfeo non la trasportò finalmente nel regno dei sogni.

Dopo qualche ora si risvegliò, ed oltre a un dolore che la pervadeva in tutto il corpo, anche la fame arrivò a farle compagnia, ma ovviamente non poté placarla; come non poté placare la sua agonia.
Sentì un rumore provenire dalla voragine della parete, in cui antecedentemente, parlò con l'altro prigioniero. Spuntò una mano che teneva sul suo palmo un sasso, su cui appoggiato una specie di muschio maleodorante. <<Prendilo. È per le tue ferite. Applicala su di esse e scompariranno in poco tempo, ti farà bene vedrai. >>. Mira si alzò a fatica ; le sembrò che il respiro le fosse mancato per un momento. Appena riacquistò l'equilibrio si incamminò, trascinandosi, verso la mano. Prese il sasso tra le mani e guardò in quella minuscola voragine che la separava dal prigioniero, il quale condivideva la sua stessa sorte. Vide un ragazzo giovane, dall'aria curiosa e timida che la fissava con occhi scuri come la cenere. La sua pelle era bianca come i gigli del suo giardino al castello e priva di imperfezioni, come la neve di prima mattina. I suoi capelli lunghi ,che portava con aria sbarazzina, erano lisci e scuri come la notte; tutto di lui era contrastante, sembrava quasi che la luna e il sole si fondessero in lui.

<<Tu..non sembri un prigioniero >>

<<Non lo sembro?>>

La sua voce era come una calamita per le orecchie di lei; un tono basso, rassicurante, avvolgente e misteriosa.

<<No. Tu sei pulito, non sei come ti avevo immaginato : sporco e ricoperto di insetti. >>

Lui fece un sorriso imbarazzato e distolse per poco lo sguardo da lei. Mira ringraziò per la medicina datagli e si accomodò poco più in la dalla voragine, per iniziare a mettersi quella specie di muschio sulle ferite.

<<Sai a cosa pensavo? Pensavo che noi due non ci siamo ancora presentati. Io mi chiamo Mira e tu?>>

<<io mi chiamo Valdr. >>

<<Che nome particolare. Sai il suo significato? Il mio ad esempio sta per " degna di ammirazione e meravigliosa">>

<<No. È solo un nome, non ha importanza>>

<<Si che ce l'ha, è ciò che ti rappresenta e è il nome donatoti dai tuoi genitori>>

D'un tratto la voce di Valdr si fece triste.

<<Non ricordo nemmeno più i miei genitori, sono ricordi inutili qui.>>

La principessa rimase senza parole per la sconvolgente verità confidatagli e facendo finta di nulla continuò a spalmare sulle sue ferite il muschio , che sembrò fare un effetto immediato.

Let me touch your fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora