<<Hai mai provato a fuggire?>>
Fu una delle domande che Mira pose a Valdr, nella speranza di una risposta sincera.
<<Ancora non lo capisci? Da qui non si può fuggire. Questa è un isola.>>
<<Si ma si può navigare.>>.
Avendo vissuto a stretto contatto con il mare, ella imparò qualcosa riguardo la navigazione guardando i pescatori che, di tanto in tanto, uscivano a pescare, o i navigatori che approdavano sulle sponde del lago Balaan, in cerca di lavoro o buone offerte per la compravendita delle merci.
Ma la risposta che ricevette da Valdr la spiazzò di nuovo: << Non ti conviene uscire in mare. Se non lo farà il drago, provvederà lui stesso al tuo destino. Anche il mare uccide.>>.Mira dopo l'avvertimento dategli, non si diede per vinta e, spostando lo sguardo intorno a lei, iniziò a cercare intorno a se una roccia, abbastanza grande e pesante, che gli avrebbe permesso di uscire.
<<Cosa stai facendo ?>>chiese il ragazzo con aria perplessa guardando la ragazza dallo spioncino.
<<Sto cercando un masso abbastanza grande. Ecco il piano : tu attirerai il drago e io lo colpirò, quando sarà svenuto ce ne andremo >>
<<NO, TU NON TE NE PUOI LASCIARE IL COVO. Abbiamo bisogno che sia il tuo principe, solo lui può uccidere il drago, devi solo aspettare. >>
Stanca di cercare voracemente la pietra predestinata allo scopo, si avvicinò di nuovo alla spaccatura della parete dove si trovava Valdr.
<<Andiamo aiutami. Ho bisogno di andarmene lo capisci >>
<<No sei tu che non capisci, tu riuscirai ad andartene. Lui vede tutto e sente tutto!. Tu non hai idea delle mostruosità di cui è capace >>
Guardandolo per qualche minuto, un velo di pietà calò sul suo volto.
<<Vuoi sapere cosa sei? Un codardo. Un misero codardo che piuttosto di provare a tornare ad essere libero si è arreso al suo destino. Sei un codardo come tanti altri. NON OSARE mai più guardarmi e ora ADDIO.>> Prendendo un sasso, più o meno grande da terra, richiuse lo spiraglio.
Ormai sola, sotto la luce che traspirava dall'unica uscita, Mira si fece venire un'altra idea per fuggire, ma essa prevedeva un sacrificio: i suoi adorati, lunghi capelli bruni, come quelli di sua madre. Prese una roccia appuntita e li tagliò, con un colpo netto, all'altezza del collo; iniziò a intrecciarli tra di loro sino a farli diventare una corda abbastanza resistente; prese un masso, non tanto grande, e vi legò stretti i capelli, in modo da creare rampino.
Intanto al di la della spessa parete il giovane rifletteva sulle parole dette dalla ragazza.
<<Mira? Mira? Che cosa stai facendo?>>
<<Non sono affari tuoi>> gli rispose la ragazza in tono freddo e distaccato.
<<Io non sono un codardo. Anche io odio il drago quanto te, ma non ho la forza per combatterlo>>
<<È questo che pensano i codardi.>>
<<Perdonami Mira..>>.
Tirando un sospiro e sollevando gli angoli della bocca, Mira si diresse verso la voragine ormai chiusa. Esitò prima di riaprirla perché aveva timore di quello che gli stava accadendo; lei non chiedeva mai scusa a nessuno per le sue parole, eppure questa volta sentiva dentro di se di doverlo fare.
<<Scusa Valdr per quello che ho detto prima. Tu non sei un codardo, i codardi non ammettono i loro punti deboli, si limitano a fuggire e basta>>
Valdr sorrise per le parole della ragazza e a Mira sembrò anche di vederlo arrossire un po', ma forse fu un illusione. Di una cosa ne fu certa però, nessuno le sorrise mai come fece Valdr in quel momento; nemmeno suo padre il re.
<<Dammi la mano>>
<<La mano?>>
<<Quando due persone si incontrano, per presentarsi adeguatamente, si stringono la mano, quindi..piacere Valdr, io sono Mira>>
<<Piacere Mira, io sono Valdr>>
Le loro mano esitarono prima di toccarsi, ma quando lo fecero entrambi sentirono un non so che di strano, quasi come se ci fosse una magia potente nell'aria. Si guardarono per pochi secondi negli occhi ma qualcosa di strano accadde subito dopo; Valdr che sino a poco prima era sereno, tirò a se la mano di Mira, facendola sbattere violentemente sulla roccia calcarea, fino a farla urlare dal dolore.
<<STAI ATTENTA MIRA. IL DRAGO. QUALUNQUE COSA ACCADA, NON USCIRE DAL COVO>>
Lasciatala andare dalla poderosa stretta un verso disumano riecheggiò in tutta la caverna, un verso già udito prima da Mira che gli fece gelare il sangue nelle vene. Sopra di lei ora si trovava il mostro che l'aveva rapita, arrabbiato e terrificante, di un manto nero come l'oscurità e occhi rossi come il sangue fresco. Non potendo entrare dalla piccola apertura, iniziò a sputare fuoco verso di lei, ma Mira fu più veloce e si riparò in una rientranza del covo in cui si trovava e impaurita iniziò a pregare che tutto ciò finisse; non so se qualcuno ascoltò le sue preghiere ma, da li a qualche minuto tutto cessò, e il drago scomparve chissà dove.
Finito il momento di terrore, corse il più velocemente possibile dall'altra parte della prigione e iniziò a chiamare il nome del suo nuovo amico, ma nulla, nessuna risposta. Ormai sola riprese a cercare la sua arma di fuga ma le fiamme del drago incendiarono tutto quello che si parò loro davanti, compreso il suo unico modo per uscire dal covo. Tutto quello che aveva ora era cenere tra le mani.
Ormai senza prospettive e con l'animo quasi a pezzi, Mira si inginocchiò a terra, prese una pietra tra le mani, la guardò per qualche millisecondo, si alzò con essa tra le mani e si diresse verso lo spiraglio in cui un'ora prima vi era Valdr. In un impeto di rabbia, frustrazione e tristezza iniziò a colpire ripetutamente quel punto fino a quando la parete composta di massi non crollo, aprendogli un'apertura.
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Let me touch your fire
FantasyVi ricordate quando da bambini i nostri genitori, dopo averci messo nei nostri lettini, ci raccontavano quelle favole che parlavano di principi, principesse e mostri spaventosi da cui stare lontani? Io me lo ricordo; ricordo una storia in particolar...