Capitolo VIII:La prigionia

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Per sicurezza le guardie ci legarono mani e piedi fra loro con delle catene di ferro,camminavamo in fila ordinata con questo schema:Priogioniero-soldato-prigioniero -soldato. I soldati dietro di noi ci punzecchiavano con le spade sguainate per farci accelerare il passo.Finalmente misi piede sulla banchina del porto, mentre camminavo osservavo il cielo e respiravo a pieni polmoni portando al mio organismo quell'aria pulita che gli era mancata tanto.Purtroppo questa sensazione durò poco,i soldati ci condussero in una locanda ubicata vicino al porto.Nel momento in cui entrammo essa era vuota,chi aveva acquistato una stanza già dormiva.La locanda possedeva due piani,con pavimenti in pietra, travi e mattoni a vista e gli arredi in legno.Ai lati tanti tavolini rettangolari con annesse sedie e al centro della stanza un grande camino in pietra usato per riscaldarsi oppure per cuocere carni di grandi dimensioni.Infine a dieci passi dal camino il bancone e dietro di esso le scale.

Un uomo di bassa statura e calvo accolse i soldati con grandi sorrisi e frasi da me incomprensibili.Probabilmente quella locanda apparteneva al bastardo.Le guardie ci fecero seguire l'uomo che ci fece strada lungo le scale,scendemmo pochi gradini,l'uomo aprì una porta chiusa a chiave.Davanti a noi una lunga stanza illuminata costantemente da poche lampade,ai lati di questa decine di prigionieri legati nella stessa maniera della nave ma con la catena ancor più corta per scongiurare incidenti di ogni genere.

Tutti coloro che si opponevano a Baldovino finivano qui dentro.Qualche prigioniero alzò la testa incuriosito,altri erano troppo deboli per farlo.

Le guardie,sotto la continuata minaccia di una spada puntata alla gola, ci legarono negli unici posti liberi in fondo alla stanza.

L'unico che non fu legato fu Farel,mentre le altre guardie lo tenevano un'altra entrava in una stanzetta e ne emergeva con una gabbia a forma di uomo che si poteva attaccare al soffitto tramite catena e con strumenti di vario genere che solo dopo capii a cosa servissero.

Presero Farel e con la forza lo fecero stendere a terra,intanto la stessa guardia che aveva preso gli strumenti stava posizionando,grazie all'aiuto di una scaletta,la gabbia nell'angolo della stanza.Sui ginocchi e sui gomiti posizionarono uno strumento con punte affilate attrezzate su entrambi i lati dell'impugnatura.La guardia giró la maniglia, gli artigli lentamente schiacciavano e penetravano la pelle e le ossa dei ginocchi e dei gomiti.

Farel urlava a squarciagola mentre gli artigli gli trapassavano le ossa,vedere un amico essere letteralmente distrutto ebbe un cattivo effetto sul nostro morale.Forse era quello l'obiettivo di Baldovino che probabilmente aveva revocato l'ordine di non uccidere nessuno di noi,Farel si era comportato male ed è stato punito,chi si comporta male verrà torturato, era chiaro il messaggio.

Purtroppo padre non era finita lì,Farel reso innocuo venne posizionato all'interno della gabbia che per il suo corpo possente era esageratamente piccola con la conseguenza che braccia e gambe vennero fatte passare attraverso i buchi della gabbia metallica.

Il nostro amico si ritrovava appeso a mezz'aria con le gambe e le braccia incastrate.

L'odio della guardia era sconfinato,prima di chiudere la gabbia con la sua spada tolse una strato di pelle superficiale.

Il padre dice:<Perchè questo gesto?>Quella ferita attirò durante il periodo che rimase chiuso lì tanti topi che si nutrivano della carne di Farel.

Fu una cosa devastante guardare un proprio amico morire lentamente,nonostante le tante ferite inferte lui era ancora vivo e nutrito a forza.Alla fine in paradiso lo portò un'infezione causata da qualche topo.

Ogni giorno un prigioniero non appartenente al nostro gruppo veniva torturato,crudeltà gratuite non bastava spedirli nel regno dei morti con un colpo netto?Ma no quelle merde si divertivano anche a fare certe cose!

Ricordo ancora un povero vecchio sdraiato su un tavolo freddo come l'animo dell'esecutore legato mani e piedi,sulla sua pancia venne adagiato un topolino che prontamente venne ricoperto con una copula di vetro.L'animale non trovando via d'uscita giorno dopo giorno scavava nel corpo del vecchio fino ad ucciderlo. Baldovino faceva tutto ciò per demoralizzarci ma la sua era un'arma a doppio taglio,se da una parte ci sentivamo abbattuti e scambiavamo sempre meno parole e sorrisi fra di noi dall'altra cresceva il nostro sentimento di vendetta e la voglia di essere di nuovo liberi.

Un giorno una decina di guardie invece di consegnarci la nostra razione di cibo ci diedero un sacco di botte.

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