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18th october
7:18 am

Sehun si svegliò circa alle sette del mattino. La sera prima si era addormentato abbastanza presto ed era riuscito a recuperare qualche ora di sonno.
Quando uscì da camera sua, trovò suo padre, già sveglio, seduto al tavolo, intento a bere una tazza di caffè, accompagnata da qualche biscotto.

— Vuoi qualcosa da mangiare? — chiese l'uomo, vedendo il ragazzo entrare in salotto.

— No, grazie. Mi basta prendere qualcosa dalla dispensa da portarmi dietro all'ospedale — rispose, avanzando verso la cucina e prendendo un pacchetto di Kinder Bueno.

— Vai ora? — domandò di nuovo, una volta che suo figlio era tornato in soggiorno.

— Sì — rispose, mentre si infilava le scarpe.
Prese il suo giubbotto, controllando di avere in tasca le chiavi della moto. Salutò suo padre prima di uscire di casa, facendo attenzione a non far sbattere la porta di casa.
Decise di passare dalle scale, questa volta, scendendo lentamente i gradini. Stranamente, quella mattina non aveva la solita fretta di andare in ospedale. Non che non volesse vedere Luhan, anzi, tutto il contrario. Era solo stanco di entrare in quella stanza e vedere che non era ancora cambiato nulla. Che Luhan era ancora incosciente, attaccato alle macchine.

Eppure non aveva idea di quanto si stesse sbagliando in quel momento.

Quando arrivò in ospedale, prima di tutto si prese un caffè dalle macchinette, che finì mentre era in ascensore.
Già mentre stava camminando nel corridoio al secondo piano, che ormai conosceva fin troppo bene in ogni suo minimo particolare, poteva notare qualcosa di diverso. Infatti, la porta della camera di Luhan, che riconosceva anche da lontano, era aperta, praticamente spalancata, e lo notava grazie alla luce, proveniente dalla finestra al suo interno, che si infrangeva sulle piastrelle a scacchiera bianche e nere del corridoio.

Accelerò il passo, pensando che fosse una cosa insolita e che fosse meglio controllare.
Quando sbirciò dentro la stanza, rimase pietrificato nel vedere che Luhan non fosse più al suo posto. Il letto, infatti, era vuoto. Non c'erano nemmeno più le lenzuola, che erano già state tolte e parzialmente piegate dalla solita infermiera, per sostituirle con delle nuove.

In poche frazioni di secondo, un'infinità di domande senza risposta iniziarono a vorticare nella mente di Sehun, facendogli girare per un attimo la testa.
Magari gli hanno semplicemente cambiato stanza, si diceva. Magari lo hanno portato a fare dei controlli o che ne so. Non voleva neanche pensare al peggio, ovvero all'eventualità che lo avessero portato in obitorio, nel piano sotterraneo dell'ospedale. Non poteva essere così: lo avevano già rassicurato dicendogli che si sarebbe ripreso, e lui ci aveva creduto ciecamente.

— S-scusi, può dirmi dove si trova il ragazzo che stava in questa stanza? — domandò, fiducioso ma allo stesso tempo temeva la risposta.

La donna, che non si era accorta della presenza del moro fino a quel momento, si girò verso di lui, rivolgendogli un sorriso gentile per rassicurarlo, dato che il ragazzo era visibilmente teso.
— È andato sul terrazzo al settimo piano per prendere una boccata d'aria. —

— Come? V-vuol dire che si è svegliato? — chiese conferma, cercando di trattenere l'entusiasmo ma non potendo evitare che le sue labbra si aprissero in un sorriso.

Lei annuì, continuando poi a piegare la federa del cuscino.

— Grazie — le disse, infinitamente riconoscente, precipitandosi subito a chiamare l'ascensore.

Schiacciò il pulsante svariate volte, perché l'apparecchio sembrava non volersi sbrigare e pensando, in quel modo, di poterlo fare accelerare.
Si stufò, però, dopo neanche venti secondi e corse, contro ogni regola dell'ospedale, alle scale dall'altra parte del corridoio. Arrivò poi al settimo piano che era completamente stremato, dopo aver salito cinque piani di scale di corsa.

Il corridoio in cui si ritrovò era perfettamente uguale agli altri, con una schiera interminabile di porte su entrambi i lati che si aprivano al suo interno. L'unica differenza che aveva notato era che, nel punto in cui avrebbero dovuto incrociarsi le quattro sezioni del piano, mancava l'ultima. Di solito i piani erano organizzati come due rette, una orizzontale e una verticale, che si incontravano perpendicolarmente e si dividevano in quattro corridoi. Ma qui, invece, mancava la seconda parte di quella che, dal suo punto di vista, era orizzontale. Al suo posto poteva vedere una luce che si posava sul pavimento, dando una maggiore illuminazione a tutta la corsia, così dedusse che la terrazza dovesse trovarsi lì.

Aveva il fiato affannato e non riusciva più a correre, ma si sforzò comunque di camminare velocemente.
Arrivato fuori sul tetto, un brivido causato da una leggera folata di vento lo scosse da capo a piedi e dovette anche riparasi per un attimo gli occhi con una mano perché, stranamente, era una giornata particolarmente soleggiata, ma fredda.

Ed eccolo lì, Luhan, appoggiato al muretto della terrazza, intento ad ammirare il paesaggio. Da lì, così in alto, si poteva scorgere persino il mare.
Vederlo di nuovo in piedi era così bello che Sehun quasi non ci credeva. Era talmente surreale, dopo tutto ciò che era successo.
Gli si avvicinò lentamente, come se temesse che facendo un movimento improvviso potesse spaventarlo e farlo andare via. Era davvero troppo bello perché potesse essere vero.

Il castano non si era ancora accorto della presenza del minore, nemmeno quando quest'ultimo fu praticamente dietro di lui. Allora, il coreano lo abbracciò dolcemente, respingendo l'impulso di stringerlo forte a sé per non lasciarlo andare più. Appoggiò la propria testa sulla spalla di Luhan e gli lasciò un piccolo bacio sul collo. Sentiva che stava quasi per piangere dalla gioia.

Il più grande sussultò nel sentire le braccia, così familiari, del moro attorno a lui e si girò verso l'altro ragazzo.
— Seh- —

Stava per chiedergli cosa ci facesse lì, ma il minore lo bloccò subito, prendendo lui stesso la parola: — Non dire niente, ti prego. Prima lascia parlare me, che se non lo faccio adesso credo che impazzirò — lo guardò dritto negli occhi, in quei bellissimi occhi che gli erano mancati così tanto.

— L'ultima volta non mi hai voluto ascoltare, quindi te lo dico ora: Jongin è solo un amico per me. Non credere a ciò che hai visto; io non provo nulla per lui. Di certo non in quel senso. L'unico ragazzo per cui ho mai provato davvero qualcosa, è qui davanti a me. —

Ora che erano l'uno difronte all'altro, Sehun accarezzò una guancia di Luhan, leggermente imporporata e tiepida.
Prese un respiro, prima di pronunciare finalmente quella frase che era da giorni che si teneva dentro: — Ti amo, Luhan — disse, senza rimpianti, facendole sembrare le tre parole più dolci al mondo.
— Ti amo — ripeté, perché fosse chiaro alle orecchie del castano e gli si fissasse in testa, in modo che non se lo dimenticasse mai.

— Anch'io ti amo — riuscì a rispondere il maggiore, con delle piccole lacrime di gioia ai lati degli occhi.

Sehun, dopo aver sentito quelle parole, mise entrambi le mani vicino alle orecchie del cinese e si avvicinò a lui, posando le proprie labbra sulle sue in un bacio casto, almeno all'inizio. Poi presero ad assaporarsi a vicenda, entrambi bisognosi l'uno dell'altro dopo essere stati costretti a rimanere lontani per tutto questo tempo.
Sciolsero quel contatto passionale solo quando erano ormai tutti e due senza fiato.

Dopodiché, il minore appoggiò la sua fronte contro quella di Luhan, lasciando le sue mani ancora vicino alle orecchie di quest'ultimo.
— Mi sei mancato davvero tantissimo — e gli rubò un'altro bacio veloce.

Luhan si avvicinò al petto del corvino, invitandolo a stringerlo con le sue braccia, tra le quali poteva farsi piccolo e sentirsi al sicuro.

— Ti amo — ripeté ancora una volta — Perché non te l'ho detto prima? Suona così bene — rise, tra sé e sé, non aspettandosi una vera e propria risposta. Iniziò a strofinare la sua mano contro la schiena di Luhan e mise il proprio naso tra i capelli del più basso, inebriandosi del suo profumo.

the end

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(ma non davvero perché c'è l'epilogo)

heaven; hunhan ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora