epilogue

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26th october
7:21 pm

Era finalmente riuscito a portare su anche l'ultimo scatolone. Per fortuna nel condominio di Luhan c'era l'ascensore, o non ce l'avrebbe mai fatta.
Chiuse la porta, riflettendo un po' sul da farsi. Ora che la prima metà del lavoro era finita, mancava solo svuotare tutti gli scatoloni e sistemarne il contenuto all'interno dell'appartamento.

— Possiamo mettere a posto domani, se preferisci — suggerì il maggiore, con tono malizioso, avvicinandosi a Sehun da dietro e sussurrandogli all'orecchio, per poi morderglielo delicatamente.

— Non pensarci nemmeno — lo rimproverò il moro, afferrando al volo ciò che aveva sottinteso Luhan — Hanno detto che non devi fare sforzi o affaticarti troppo, in questi giorni — gli ricordò.

A quel punto, il più basso, con fare scherzoso, mise il broncio e andò a sedersi sul divano in soggiorno.

Il minore scosse leggermente la testa, sospirando anche se un sorriso stava prendendo forma sulle sue labbra. Poi, tenendo ancora uno scatolone tra le braccia, seguì l'altro ragazzo e si chinò per lasciargli un bacio sulla fronte.
— Vado a mettere a posto questo — lo informò, riferendosi al carico che stava trasportando, che portò poi in camera di Luhan insieme ad alcune delle altre scatole.

Dopo che il castano era stato dimesso dall'ospedale, ovvero tre giorni dopo essersi svegliato, i due avevano deciso di andare a convivere, così che il minore potesse prendersi cura di Luhan nelle settimane successive all'incidente.
Era davvero un passo molto importante, questo, ne erano perfettamente consapevoli, ma entrambi si sentivano pronti ad iniziare una nuova vita l'uno accanto all'altro.
Sehun aveva anche portato Vivi, il suo cane, quindi ora non si poteva più tornare indietro. Ma andava bene così, non avevano rimpianti.

Tornò in soggiorno e si sedette sul divano accanto a Luhan, che si rannicchiò appoggiando la propria testa sulle gambe del moro. Quest'ultimo prese ad accarezzare il maggiore, facendo passare una mano tra i suoi capelli, poi si abbassò per lasciargli un piccolo bacio sulla guancia.

— Sono contento che tu sia qui — disse il cinese, con voce assonnata, prima di sbadigliare.

— Anch'io sono contento di essere qui — concordò l'altro, non riuscendo ancora a smettere di sorridere.

— Mi dispiace che casa mia sia piccola. —

— Dai, va bene così. Se è piccola vorrà dire che saremo costretti a stare più vicini — scherzò il corvino.

Il maggiore rise un po', sbadigliando ancora. Anche se dovevano ancora cenare, lui era già stanco. Eppure non aveva fatto praticamente niente, quel giorno, visto che Sehun aveva insistito a fare da solo gli scatoloni, per non farlo sforzare.

La quiete all'interno dell'appartamento venne poi interrotta dal citofono, che aveva iniziato a squillare rumorosamente, infastidendo entrambi i ragazzi.

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