Not just dust in the wind

79 14 6
                                    

Sempre a proposito di rinascite. In genere, quando attraversavo periodi di abbattimento a livello emotivo, restavo in silenzio per settimane o mesi. Non scrivevo nulla e poi, superata quella fase, raccoglievo tutti i pensieri e li legavo insieme. A volte finivo con lo stupirmi io stessa di quei sottili rivoli di speranza che riuscivano a tenermi viva.

**************************

Si dice che ci sia una ragione se qualcosa accade. A volte oscura e tardiva arriva dopo anni, inaspettata. Insperata. E porta sollievo alle domande e ai rimpianti per cui non troviamo pace.

Avrei voluto tante volte non sentirmi sempre diversa, aliena a un mondo che non mi apparteneva o a cui non appartenevo io. Altre volte, invece, esserlo all'estremo, diventare di frontiera. E dare così un perché al mio sentirmi sempre estranea, mai a casa. Trovarla ovunque una casa, e amare ogni cielo sotto cui avessi camminato.

Avrei voluto non appannarmi, non assuefarmi al grigio della vita che mi abbracciava in una morsa. Non spegnere la passione bruciante che mi portava a desiderare, desiderare sempre, ardentemente di dare colore a ogni cosa, fosse anche un colore scuro e tormentato, anziché lasciarmi andare a quell'apatia che porta ad amare le proprie catene. Essere come un bambino e stupirmi del movimento di una mano e degli scenari irripetibili del cielo. Stupirmi dei colori e da loro lasciarsi riportare a galla.

Avrei voluto non sentirmi sempre una delusione per i miei genitori, non dover temere le persone, che chi mi amava non mi stracciasse il cuore. Non dovermi chiedere in lacrime se si potesse amare ancora con un'anima piena di cicatrici. Davvero si può amare con un cuore pieno di cicatrici? Né dover piangere per le aspettative di qualcun altro su di me. Non dover cercare la fede nelle motivazioni della ragione. Trovare a ripetermi che in qualche modo tutto questo ha un senso. Tutto questo deve avere un senso.

Avrei voluto a volte sentirmi dire "Resta". Disperatamente l'avrei voluto. Ogni volta che era il tempo di partire, per forza o desiderio, avrei voluto sapere che c'era un motivo, uno soltanto, per non farlo. Magari non forte come il richiamo che mi trascinava via, magari non irrevocabile come le responsabilità a cui non potevo sottrarmi, ma sarebbe bastato. Davvero sarebbe bastato. Saperlo, e non soltanto immaginarlo.

Avrei voluto non trovarmi mai sul ciglio di un precipizio a chiedermi sconfitta se valesse la pena non buttarsi di sotto. Non odiare e combattere me stessa fino a quel punto, fino a farmi male. Non sentirmi ossessionata, braccata, detestare l'aria che impassibile continuava a entrarmi nei polmoni. Inesorabile come un metronomo a ricordarmi "non adesso".

Forse questo sole potrebbe salvarmi. Forse questo sole potrebbe guarirmi.

Quella sensazione martellante che mancasse sempre qualcosa mi toglieva il fiato. Quotidianamente. E poi, proprio nel deserto, nel vuoto, senza rendermene conto non l'ho avvertita più. Si era forse consumata per il suo bruciare. Oppure annichilita davanti a quello che c'era. Non avevo strada, non avevo bagaglio eppure in qualche modo mi sono stupita nel sentirmi felice. Qualcosa c'era. E questo bastava. In silenzio, mentre dormivi, ti ho sfiorato. E ho avvertito nei polpastrelli il dolore immenso della solitudine che ti aveva lacerato. E ho pianto nel sentire quanto facesse male. Ma ho sentito anche come quel sonno potesse meravigliosamente lenirlo.

E, anche se nel nulla, questo era abbastanza.

(settembre 2009)

(settembre 2009)

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
DicotomieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora