Love At First Sight || [One Direction - Harry Styles]

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“Credi nei colpi di fulmine?” Domandai a Louis, il mio migliore amico e coinquilino, un pomeriggio. Il ragazzo alzò gli occhi dalla chitarra acustica che stava suonando e mi guardò.
“Non mi è mai capitato, ma penso che potrebbe succedere.” Rispose. “Perché?” Mi domandò poi.
Mi sedetti di fianco a lui, sul suo letto, e sorrisi. Non ero stata in grado di fare altro dal momento in cui avevo incrociato lo sguardo di quello sconosciuto sulla metro per tornare a casa dal lavoro.
“Mi sono innamorata.” Dichiarai.
“Ah sì? E chi è il fortunato? Quando uscite?” Mi domandò Louis con aria interessata.
“Veramente non so nemmeno il suo nome.” Sospirai. “Però non è la prima volta che lo vedo sulla metro a quell’ora.” Aggiunsi.
“Oh, no.” Mormorò Louis, intuendo le mie intenzioni.
“Ti prego!” Lo supplicai, assumendo l’espressione più tenera che conoscessi.
“Va bene, Cat. Ma solo perché sei tu.” Acconsentì alla fine con un sospiro.
“Grazie!” Esclamai, buttandogli le braccia al collo. “Domani pomeriggio. Sono sicura che sarà il giorno giusto.” Dissi dopo.
Louis era davvero un santo. Mi conosceva da quando ero nata, quindi voleva dire che erano ventidue anni che mi sopportava. Finita la scuola a Doncaster, nel South Yorkshire, mi ero trasferita a Londra insieme a lui. Avevamo trovato un appartamento che non costasse uno sproposito e lavoravamo entrambi per poterci permettere di pagare l’affitto. Lui faceva il commesso in una gelateria vicino a casa e dava lezioni private di canto e chitarra ai bambini del quartiere, mentre io lavoravo da Starbucks e facevo la sarta per le mamme dei bambini a cui insegnava Louis. Ovviamente si trattava solo di lavori temporanei: il sogno di Louis era quello di diventare un cantante famoso, mentre il mio era quello di diventare una stilista. Avevo imparato le basi da autodidatta, ma speravo di riuscire a risparmiare abbastanza per poter pagare la scuola.
“Ma come fai ad essere sicura che lo incontrerai?” Mi chiese il ragazzo, alzandosi dal letto ed andando a recuperare una delle borse che avevo abbandonato sul tappeto all’ingresso della sua camera.
“Me lo sento.” Risposi. Louis cominciò a frugare nella borsa e assunse un’espressione delusa quando trovò solo stoffe, fili, cerniere e bottoni. “Le Pringles sono nell’altro sacchetto. Ho fatto un po' di spesa.” Aggiunsi.
“Ah, ecco.” Disse, lanciandosi sull’altra borsa. Vidi spuntare un sorriso trionfante sul suo viso quando trovò finalmente il tubo di patatine che stava cercando. Tolse subito il tappo e la carta argentata protettiva e ne mangiò un paio. “Vuoi?” Offrì poi, risedendosi di fianco a me.
“Dobbiamo anche inventarci qualcosa da mangiare per stasera.” Dissi dopo aver preso un paio di patatine.
“Non ricordarmi che dobbiamo cucinare. Ho avuto una giornata pesantissima.” Si lamentò il ragazzo.
“Cosa ti è successo?” Domandai.
“Ho fatto un casino al lavoro.” Mormorò, abbassando lo sguardo. Conoscevo quell’espressione e non prometteva nulla di buono. Come potevo essere stata così assorta nei miei pensieri da non rendermene conto prima?
“Vuoi parlarne?” Domandai.
“Non c’è molto da dire, in realtà.” Disse il ragazzo. “Sono arrivato in ritardo e il capo mi ha licenziato.” Spiegò.
“Louis!” Esclamai, scuotendo la testa. “Non eri già arrivato in ritardo tre volte questa settimana?” Chiesi poi.
“Sì. Non riesco ad alzarmi prestissimo, lo sai.”
“Allo Starbucks in cui lavoro cercano una persona. Potrei mettere una buona parola con Paul.” Proposi dopo aver riflettuto sulla situazione per qualche minuto.
“Lo faresti?” Mi chiese, alzando lo sguardo su di me con aria speranzosa. Sembrava il gatto con gli stivali di Shrek.
“Louis Tomlinson, c’è ben poco che non farei per te.” Risposi con aria solenne. Scoppiammo a ridere entrambi, poi mi alzai dal suo letto. “Stasera cucino io e penso che potremmo permetterci una birra al pub, più tardi.” Aggiunsi dopo aver controllato quanti contanti mi erano rimasti.
“Davvero? Allora chiamo Niall e Liam e gli chiedo di raggiungerci.” Rispose Louis.
“Beh, Niall è Irlandese e sai che non dirà mai di no ad una pinta. Ma non chiamare nemmeno Liam perché sarà fuori con Danielle. È il loro anniversario.” Dissi sistemandomi dietro ai fornelli.
Il nostro appartamento non era grande, ma io lo amavo. Avevamo un salotto con angolo cucina e sala da pranzo insieme, le nostre due camere da letto e un bagno. Eravamo riusciti a renderlo accogliente con tappeti, cuscini colorati e quadri e stavamo benissimo. Spesso pensavo che non mi sarei mai trasferita in nessun altro posto, anche se avessi avuto un milione di sterline in banca e avessi potuto permettermi un attico con vista su Hyde Park.
“Ah già, l’anniversario!” Esclamò il ragazzo, seguendomi e sedendosi al tavolo. “Ma quindi che giorno festeggiano? Quello in cui si sono messi insieme la prima o la seconda volta?”
“Mi cogli impreparata.” Risposi. Aprii il frigo e trovai alcuni avanzi della sera prima da scaldare. “Penso la prima, però. Se non sbaglio sono tornati insieme a novembre, quindi non può essere.”
“No, direi di no, siamo a febbraio.” Disse Louis distrattamente. Stava digitando qualcosa sul cellulare. “Niall ha detto che ci raggiunge dopo cena.” Aggiunse dopo qualche minuto.
“Ottimo. Una birra, quattro chiacchiere, ma niente di più. Domani ho il turno di mattina.” Dissi.
“Ouch.” Commentò Louis.
“Preparati, perché toccherà anche a te.”

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