Capitolo 5 - Due chiacchiere

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Newt correva tra i corridoi, le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance.
Si buttò in un'aula vuota e si sedette per terra contro il muro.
Si prese la testa tra le mani e si strinse i capelli.
Era troppo. Tutto era troppo.

-Ehi, Newt- disse una voce -sei lì dentro?-
Senza aspettare una risposta, Stilinski entrò nell'aula.
-No- mormorò Newt -non tu...-
Stilinski non sentì, o fece finta di non aver sentito.

-Senti,- disse -dimmi che hai.-
Si sedette accanto a Newt.
-So che non è facile aprirsi al primo deficiente che passa, ma a quanto pare siamo in classe insieme da anni e...-
-Tu non sai chi sono?-
-Non ti ho mai visto prima di oggi, ma tutti si ricordano di te. So che ti chiami Newt Harington, me l'ha detto poco fa Scott. Scott McCall.-
Il formidabile ex-capitano della squadra di lacrosse. Newt ricordava solo quello di Scott McCall.
-Comunque, io sono Stiles.-
Stiles.
-Ti chiami Stiles Stilinski?-
-Io... No. È solo un soprannome. Mi puoi chiamare Stiles. Solo Stiles.-
Solo Stiles.
-Okay.-
-Sai, penso che il professore voglia uccidermi in questo momento e...-
Newt lo guardò negli occhi e non poté fare a meno di ammirare quanto fosse bello, gli occhi caldi e castani e le fossette che aveva quando faceva quel sorriso sghembo ma bellissimo.

-Stai bene?- chiese Stiles.
"Bene? No.
Per niente.
Sto morendo dentro.
Sto uno schifo.
Vorrei solo piangere e mandare tutto affancaspio.
Non sto bene."
-Benissimo.- rispose Newt, mentre quel sorriso, il suo sorriso, in un solo istante cancellava ogni pensiero triste -Certo.-

-Allora, ehm, tu...dove abiti?- disse il moro.
"Cos."
-Ehm...volevo dire...- Newt vedeva Stiles impacciato che cercava di riformulare al meglio la frase -Intendevo...-
Newt si alzò prese una penna e un foglietto dalla scrivania e scarabocchiò l'indirizzo che si era magicamente ricordato pochi secondi prima.
Poi piegò il foglietto in due e lo mise in mano a Stiles.
-Tieni.-
-Io intendevo...-
-Non me ne frega un caspio di cosa intendevi. Questo è il mio indirizzo.-
Stiles decise di tacere e si mise in tasca il foglietto.

-Senti,- cominciò Newt -io...non penso tornerò a storia.-
-Neanche io.-
-Per cui...credo che rimarrò qui ancora un po'.-
-Anche io.-
-Quindi... ti va di chiacchierare ancora un po'?-
-Oh, sì, certo, va benissimo, è fantastico, ehm...- cominciò a farneticare Stiles.
-Tu... parli sempre così velocemente?- chiese Newt divertito.
-Solo a volte, quando sono agitato, o emozionato, o...-
"Stiles non è come Thomas" pensò Newt "È più... Stiles."

-Salti spesso le lezioni?- disse Stiles.
-No.- mentì spudoratamente Newt -Quasi mai. Tu invece sì, vero?-
-A volte. Quando è urgente.-

Quando Newt non seppe più cosa aggiungere, cominciò a fissarsi i piedi imbarazzato. Forse sarebbe tornato a storia.
Cosa avrebbe fatto lì se invece di Stiles ci fosse stato Thomas? Newt non ne aveva idea.
Forse avrebbero parlato semplicemente anche loro, sui professori, sui compagni, sul lacrosse. O forse sarebbero corsi in giro per i corridoi, ridendo. Oppure...

-Newt?-
-Sì?-
-Prima, quando ti ho chiesto come stavi, hai mentito, vero?-
Newt tacque.
-Io... So che è difficile aprirsi ad uno sconosciuto ma...-

"Non sei uno sconosciuto per me. Io ti amo. Sei il mio amore e il mio assassino."
-Sto bene.- ripeté Newt -Sto bene.-
-Okay, io volevo solo...- Stiles si interruppe.
-La sai una cosa?- riprese un attimo dopo -Non voglio essere uno psicologo. Per passare il tempo facciamo un gioco. Funziona così: a turno ci facciamo una domanda e l'altro deve rispondere. Ci stai?-
-Più che un gioco mi sembra un interrogatorio.-
-Ma meglio di un interrogatorio vero, no?-
Newt non poté fare a meno di annuire, e sedette accanto a Stiles.

Remember || NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora