Capitolo 2: Principessa.

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~Un anno dopo.

"Giorno 369.
Caro diario,
come ogni giorno ti scrivo dalla mia camera alla sede del Quinto Settore. D'altronde, la vita qui è monotona e quando voglio uscire per conto mio devo essere sempre scortata da qualcuno che lavora qui, ad esempio Saber. Mio padre? Ormai il nostro rapporto è cambiato, non è più come prima e seppure nello stesso luogo, lo vedo veramente poco. Vedo più Saber che lui.
Molti qui mi chiamano 'Principessa' essendo la figlia del 'Grande imperatore': quanto odio quel nome.
Da piccola ho sempre sognato di essere una Principessa, ma non mi aspettavo che per esserlo dovessi separarmi da mio padre e lasciare la mia vita abituale. Sono sicura che se mia madre fosse qui non lo avrebbe permesso e si sarebbe opposta a papà e le sue idee per salvare lo spirt che tanto amiamo entrambi.
Quanto mi mancano i tempi in cui, al ritorno dai suoi allenamenti, papà mi allenava a sua volta: devo la mia esperienza calcistica a lui, eppure adesso mi sembra di sentirlo così lontano anche se fisicamente vicino.
L'unico modo per sfogarmi è scrivere, come sto facendo ora.
Anche se, in verità, avrei soltanto bisogno qualcuno con cui parlare..."

-Ashley, posso entrare?- era la voce di Saber che mi fece sussultare e chiudere in tutta fretta il taccuino su cui stavo scrivendo.

-Un momento!- riposi le mie cose sullo scaffale sopra la scrivania in legno e nascosi bene il taccuino fra tutti gli altri libri. -Entra!-

-Principessa, suo padre mi ha detto di dirle che deve presentarsi tra mezz'ora nella Sala Grande, non lo faccia aspettare.- odiavo il tono con cui scandii l'ultima frase. Aveva uno sguardo davvero inquietante e proprio non capivo perchè mio padre si fidasse di un uomo come lui...eppure, ero in quella situazione.

-Non poteva venire mio padre stesso ad avvisarmi?- mormorai, ma feci in modo che Saber mi sentisse.

-Suo padre è molto indaffarato.- mi voltai in cagnesco non appena disse quella frase. La colpa è solo vostra se io e mio padre non riusciamo più a vivere una vita normale.

-Digli che ci saró.-

-Non avevo dubbi.- ghignó ed uscii dalla stanza accostando lievemente la porta.
Mi buttai sul letto e misi un braccio sopra al viso, avevo voglia di dormire cosicchè potesse lasciarmi in pace, ma se non mi fossi presentata nella Sala Grande dopo mi avrebbe aspettato una bella romanzina da parte di mio padre sul "quanto sia pericoloso non rispettare le regole e rischiare di essere scoperti." Ne avevo abastanza, così decisi di aspettare il tempo necessario e poi andare dove mi era stato ordinato.

Quando misi piede nella Sala, Saber mi invitó a sedermi sul piccolo trono che era posto di fianco a quello di mio padre. Dio, era imbarazzante.
Mi sedetti ed aspettai che arrivasse mio padre, appoggiando il braccio a lato del trono e poggiandoci sopra la testa. Aspettai per venti minuti, poi finalmente ecco mio padre: poi sono io quella ritardataria.

~Axel's Pov
Mi avvicinai ad Ashley e le scompigliai la sua chioma dorata, poi mi sedetti difianco. Mugoló qualcosa, prima di risistemarsi i capelli.

-Andiamo, che dovrei fare stavolta? E soprattutto, perchè mi hai fatto convocare da Saber, sai che odio quando entra in camera mia.- non mi guardó negli occhi neanche per un istante quando mi parló e sembrava avere un tono acido nei miei confronti.

-Posso convocare mia figlia anche solo per passare un po di tempo con lei, non deve esserci qualcosa che tu debba fare...- a quelle parole mi guardó stupita, poi rivolse di nuovo lo sguardo altrove.

-Se volessi passare un po di tempo con te preferirei uscire da qui.- fece un gesto con le mani ad indicare il luogo intorno a noi, attirando l'attenzione di uno degli uomini a servizio del Quinto Settore presenti.

-Devo ricordarti i tuoi doveri Ashley?- guardai severo mia figlia soltanto per far si che quell'uomo smettesse di guardarla e andasse a riferire il comportamento ai 'piani alti' dell'associazione. Se qualcuno l'avesse toccata, non sarei stato consapevole delle mie azioni.

-Scusa...- ecco il vero lato di Ashley. È sempre stata una ragazza dolce e sensibile, incapace di rimanere arrabbiata e serbare rancore nei confronti di qualcuno.
Con lo sguardo basso incominció a giocare con il braccialetto che aveva al polso, un sottile filamento d'oro con un piccolo ciondolo bianco a forma di quadrifoglio. Conoscevo fin troppo bene quel gioiello.

-Lo porti ancora?- mormorai tanto piano che anche Ashley fece fatica a sentirmi, indicando proprio il bracciale.

-Si...- rispose lei sempre a bassa voce. Teneva lo sguardo basso e le sue guance si colorarono. -Non lo toglierei per nulla al mondo.- ammise poi con un sorriso verso di me.
Con due dita le pinzai una guancia e le sorrisi e lei quasi sussultó al mio gesto.

Raccontai poi ad Ashley del suo incarico, aveva ragione, l'avevo convocata per quello. Mi rincuorava doverla mandare proprio alla Raimon, ma affiancarla a quell'imperiale, Blade...non ero tranquillo.
Dopo poco la rimandai in camera sua ed io finii il mio lavoro convocando proprio Victor Blade e mettendolo in guardia, non tanto per il lavoro del Quinto Settore, ma per tranquillizzarmi che non toccasse mia figlia neanche con un dito.
Dopo qualche ora volevo parlare con Ashley, ma la ritrovai addormentata, sul letto.
Aveva il viso contratto in un piccolo sorriso e con la mano sinistra teneva ancora stretto fra le mani il bracciale.
Anni prima, era appartenuto a sua madre Jocelyn, glielo avevo regalato io personalmente e da quando fosse morta mia figlia non se n'era mai più separata.
Assomiglia così tanto a sua madre, ma a differenza di Jocelyn è molto più aperta e solare.
Mi accovacciai e le stampai un flebile bacio sulla nuca.

-Tutto questo finirà presto tesoro, te lo prometto.- e dando un ultimo sguardo al bracciale, spensi la luce ed uscii dalla sua stanza.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora