Capitolo 23: da che parte stai?

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Quando Simeon mi raccontó la storia di Minerva, rimasi allo stesso tempo scioccata e sospettosa.
Avevo capito che mi stesse nascondendo qualcosa, ometteva qualche parte sella storia.
Come era possibile che Minerva vivesse dentro di me? Non avevo ricevuto alcuna risposta al riguardo.
Simeon l'amava e si vedeva quanto potesse essere attaccato ancora a lei.
Non potevo farci assolutamente nulla e mi dispiaceva vederlo abbattuto e rassegnato, quando mi parlava.

-Simeon...- mi avvicinai a lui, che nel frattempo si era appoggiato al tavolo con entrambe le mani, nervoso.
Feci per toccargli un braccio, ma quando si voltó e mi vide, con uno scatto si fiondó sulle mie labbra.
Rimasi pietrificata non sapendo cosa fare, cercai poi di spingerlo via da me con le braccia, ma fece aderire la mia schiena al muro bloccandomi.
Sentii dei brividi lungo tutta la schiena, credendo che quell'effetto potesse soltanto darmelo Victor.
Quel contatto così ravvicinato e passionale mi fece nuovamente paralizzare e senza rendermene conto, aprii la bocca approfondendo il bacio e chiudendo gli occhi.
Non sapevo cosa stessi facendo.
Mi bloccai quando sentii la mano del platinato sui lembi della mia camicia e con uno spintone lo allontanai da me.
Portai una mano sulle labbra e lo guardai con le guance rosse e gli occhi lucidi.
Feci per andarmene ma mi prese il polso in una stretta salda.

-Ferma.- mi disse, con voce scostante.

-Lasciami.- risposi.

-Non posso.-

-Ti prego, Simeon...-

-È stato un gesto stupido.- lasció il mio polso e mi soffermai a guardarlo. -Mi dispiace.-

-Non avrei dovuto baciarti.- spostai i miei occhi dai suoi, sentendolo nuovamente avvicinarsi a me.

-Facciamo così.- disse, prendendomi il viso con una mano e delicatamente facendo scontrare nuovamente i miei occhi nocciola coi suoi. -Questa storia non uscirà mai da questa stanza, d'accordo? Non voglio metterti in cattiva luce.-

-Forse è meglio che me ne vada...-

-No!.- alzó il tono della voce e mi fece sussultare, guardandolo con confusione. -Io ho bisogno di te, non puoi andartene. E poi, non potresti che sottostare al potere di Minerva. Ti prego...- prese la mia mano nella sua, in un gesto amorevole, forse fin troppo. -Ashley, nessuno di noi vuole che tu ti faccia del male.-
Pensai molto prima di dargli una risposta.
Mi fidavo di lui? Neanche io riuscivo a capirlo.
Sono sicura che potesse amare Minerva più di se stesso e ció lo portó a baciarmi, pochi attimi prima, convinto di avere lei di fronte a sè.
Mi morsi il labbro in confusione e cominciai a dondolarmi sui piedi.

-Ok.- risposi tutto d'un fiato. Sorrise, ma poi il nostro discorso fu smorzato da un boato, susseguito dal rumore di detriti.
Come se qualcosa fosse stato distrutto. Simeon si voltó verso le finestre e sogghignó, per poi rivolgersi a me.

-Ora dobbiamo andare.- disse.

-E dove?-

-Seguimi e basta!-
Mi ritrovai a rincorrerlo per i corridoi di quell'edificio fino a che non arrivammo all'entrata principale.
Corremmo anche per le varie strade di quella città futuristica, ma non avevo il tempo di ammirare le verie costruzioni intorno a me.
Dovevo seguire Simeon.
E così avrei fatto.
Quando ci ritrovammo davanti ad un ammasso di detriti e accumuli di pietra, capii da dove provenisse quel boato.
L'intero edificio dell'El Dorado andó distrutto e non potei provare che sollievo alla vista dell'insegna a pezzi con su scritto il nome.
Alcuni ragazzi erano poco più in là e a passo svelto Simeon si diresse verso di loro, notando che fossero alcuni ultraevoluti che avevo incrociato per i corridoi.
Nelle mani avevano delle strane armi, ma anch'esse non mi interessavano granchè.

-Ottimo lavoro, ragazzi.- disse Simeon tutto altezzoso e pieno di sè.
Era surreale quanto il carattere di quel ragazzo potesse cambiare da una situazione all'altra.
Forte e possente, ma allo stesso vulnerabile e amorevole.
Ma penso che questi ultimi lati li avesse riservati soltanto per Minerva.

-Ashley?!- quella voce...
Mi voltai e fui subito pervasa completamente dai suoi occhi ambrati.
Mi guardavano straniti e in piena confusione.

-Victor, che cosa ci fa qui?-

-Siamo tutti qui.- disse e mi resi conto che qualche maceria più in là la Raimon stesse avanzando a passo lento, ostacolati dai pezzi di cemento.
Quando mi videro, sgranarono gli occhi.
Solo in quel momento mi resi conto di avere ancora indosso la divisa degli Ultraevoluti.

-Ashley, dobbiamo andare.- la voce di Simeon sovrastó quella dei ragazzi.
Mi voltai verso di lui indecisa e poi tornai a fissare il mio fidanzato. O forse non lo era più?

-Anche tuo padre è qui.- fui scossa da un senso di colpa tale che mi fece abbassare lo sguardo.

-Ashley.- il miscuglio di voci fra quelle di Simeon e Victor mi stavano facendo scoppiare la testa.
Fissai il blu con tristezza e poi gli diedi la schiena.

-Cosa significa questo Ashley?!- non era Victor, ne alcun ragazzo della Raimon.
Mi voltai nuovamente e incontrai gli occhi di Melanie guardarmi con furore.

-Chi sei tu per parlarmi in questo modo, quando fino a un mese fa mi trattavi come uno straccio sporco?- gli dissi a denti stretti.
Sgranó gli occhi, probabilmente alla vista dei miei, color rubino.

-A-Ashley...- provó ancora dire, ma una presa salda all'avambraccio mi fece voltare.
Eccola, quella donna, incappucciata come sempre, ma potevo vedere il suo sguardo sicuro.

-Dobbiamo andare.- disse.
Mi voltai un'ultima volta e avanzai verso gli altri ragazzi, affiancandomi a Simeon, quando d'un tratto, scorsi mio padre.
Era rimasto zitto.
Deluso, probabilmente.
Mi fissava, con il dispiacere dipinto sul volto, ma con la sua postura eretta e composta come sempre.
Quando seguii il suo sguardo, peró, lo vidi costante anche sulla donna incappucciata.
Lei sembró irrigidirsi a quel continuo scambio di occhiate.
Un'improvvisa luce ci inghiottii nuovamente, ma non prima di vedere le lacrime sul volto di Melanie e l'espressione affranta dei due uomini più importanti della mia vita.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora