FALSA GENTILEZZA

101 17 20
                                    




                                       5.

La lezione passa alquanto velocemente, forse perché per tutte e cinque le ore sono stata troppo impegnata a pensare su quanto accaduto.

Allora, con calma, riflettiamo.

Prima ho pensato che avessi le allucinazioni, ma adesso non ne sono convinta più di tanto.

Forse sto impazzendo? Si, probabilmente l'unica soluzione potrebbe essere questa.

In effetti come biasimarmi, sono 48 ore che sopporto Mattia: mattina a scuola, pomeriggio a casa per studiare, e la sera per fortuna un po' di tregua.

Ecco gli effetti collaterali nell'essere praticamente in simbiosi con la persona che meno sopporti al mondo.

Indosso il mio cappotto, metto in spalla il mio zaino troppo pesate, ed esco dall'aula già vuota.

Fuori c'è Mattia che sembra mi stia aspettando.

«Ma sei davvero una strega allora!» urla avvicinandosi a me con fare sconvolto.

Lo guardo senza rispondere.

«Sul serio, sei una strega?» chiede facendomi girare di fronte a lui.

«Ma ovvio che no.» Gli do uno spintone e continuo a camminare

«E prima l'acqua, adesso la gomma...» Cerca di raggiungermi correndo «Ho paura di te adesso, sai?»

«Dovevi averlo anche prima.» lo guardo in cagnesco

«Bea ma..» non gli faccio terminare la frase.

«Per te sono Beatrice.» lo guardo.

Porta la mano nei capelli castani come imbarazzato, e i suoi occhi castani sono spalancati a causa dello strano episodio.

Sembra quasi un carlino.

«Per me sei Hitler.» Ride

Sbuffo, odio quando mi chiama in questo modo.

«Ma non sei curiosa di sapere cos'hai?»

Non rispondo; che fastidio le persone impertinenti.

Di certo se scoprissi come sta succedendo, lui sarebbe l'ultima persona a doverlo scoprire.

«Rispondimi!» mi intralcia la strada mettendosi davanti a me

Sbuffo «Mattia, non mi interessa» rispondo; in realtà ovvio che mi interessa ma non posso dargli ragione

«Non ci credo!» Ride «Conosco troppo bene la faccia da "non voglio dargli soddisfazione"» imita la mia voce scuotendo le mani vicino la sua testa.

«Tu non mi conosci affatto!» rispondo infastidita dalla sua caricatura

«Ti conosco da una vita, Beatrice.» risponde serio

«Eh vabbè sconosciuti da una vita.» Rido «Tra te e mia sorella non so chi usi peggio le frasi delle canzoni di Fedez»

Alza gli occhi e fa un grande respiro

«Sto cercando di essere gentile.» sorride a 32 denti battendo velocemente le sue ciglia folte.

«Ma con quale scopo, non capisco?» rido nervosa «Tutta questa preoccupazione nei miei confronti all'improvviso a cosa è dovuta?»

«Sono curioso! Nel senso; sono episodi insoliti.» risponde chiudendosi la zip del suo giubbotto rosso

«Grazie del pensiero, ma non ho bisogno del tuo aiuto.» gli regalo un falso sorriso e continuo per la mia strada.

Proprio non vuole capire che io e lui non abbiamo e non mangeremo mai nello stesso piatto.

Arrivo a casa stanca, esausta e turbata per tutto ciò che mi hanno riservato gli ultimi due giorni.

Entro in cucina sentendo un odore alquanto piacevole, e vedo mia madre impegnata ai fornelli.

«Che cucini?» curiosa, mi avvicino a lei senza nemmeno levarmi lo zaino.

«Pasta con il pesto, la tua preferita!» Sorride dandomi un bacio in fronte.

Mia mamma è davvero una bellissima donna, da grande spero di diventare come lei.

È bello vederla cucinare, ed è buffo vedere in che condizioni lo fa.

Innanzitutto attacca i suoi capelli biondi in una grande pinza rosa, rigorosamente ricamata e pacchiana.

Indossa il suo solito grembiule celeste sporco di farina -che sottolinea ancora di più le sue eleganti forme- permettendole sempre di non sporcarsi.

Fortunato papà che ha sposato una donna del genere; lo dice sempre anche lui.

Si sono conosciuti all'università, hanno frequentato la stessa facoltà e si sono conosciuti proprio tra quei banchi scritti che ti mettono noia.

Chissà se anche io troverò una persona che mi ami come mio padre ama mia madre.

Beh, sono consapevole che con il carattere che mi ritrovo sarà difficile.

Vedendola girare i lunghi spaghetti nella pentola, sono pervasa dal desiderio di parlare con mia mamma di ciò che è successo.

Seguo con gli occhi le circonferenze che compie con la sua mano sinistra, e rifletto sulle conseguenze che potrebbero esserci se dicessi a mia mamma dell'accaduto.

Magari si preoccuperebbe, o mi chiuderebbe in un manicomio, o nelle migliori delle ipotesi mi potrebbe consigliere di andare da uno psicologo.

Sorrido e torno nella mia camera trascinando i piedi per la disperazione.

____________
Cosa ne pensate fino a qui?
Vi sta piacendo la storia?
Tra poco Beatrice scoprirà delle coseeeee.  Ma non vi spoilero nulla.
Se trovate errori, segnalatemeli nei commenti
-Simo💙

P.S È BREVE PERCHÈ IL CONTINUO DEL CAPITOLO SUCCESSIVO

SIRENA-La leggenda del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora