MA SCHERZIAMO?

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Sono seduta fuori la presidenza; cerco di levare la vigorsol dai miei capelli, ma invano.

Tra tutti i dispetti che mi ha fatto, senza dubbio questo è il peggiore che mi potesse fare.

Ai miei capelli ci tengo tantissimo; se solo qualcuno me li sfiorasse o anche solo guardasse, mi darebbe troppo fastidio.

«Beatrice, hai bisogno d'aiuto?» Chiede Matti sedendosi accanto a me.

«Allontanati.» rispondo, attenta a non spezzare i miei capelli annodati da quella maledetta gomma masticata.

«Hitler, se ti aspetti che io ti chieda scusa, puoi anche metterti comoda.» risponde con un sorriso beffardo.

Rido a sentire questa affermazione, forse dopo tanto tempo ancora non ha capito con chi ha a che fare.

«Mattia, forse non hai capito che con le tue scuse mi ci pulisco le scarpe...per non essere volgare.» Rispondo spostando lo sguardo su di lui.

È più fastidioso del solito, solo a vederlo e a sapere che io e lui in questo momento stiamo condividendo la stessa aria, e che io sto respirando il suo profumo; mi dà fastidio.

Mattia non sa più cosa rispondere, ma sa sempre come stuzzicarmi e farmi arrabbiare.

«Devi solo tagliarli, non c'è altro modo.» Ride

«Se non la smetti ti taglio io un'altra cosa.» lo guardo in cagnesco.

«Ti piacerebbe eeeh!» Risponde toccandomi una spalla.

«In realtà mi farebbe schifo, ma se significasse procurarti dolore fisico, allora lo farei volentieri.» corruccio la fronte.

«Sei agguerrita.» ride per poi fissare lo schermo del cellulare.

Arriva il professore con passo sostenuto e sguardo serio; con un braccio ci indica, con l'altro invita i nostri genitori ad entrare in presidenza.

Il prof è vestito in un modo osceno,ha una giacca marrone abbinata ad un pantalone sul verde militare a quadretti neri.
Solo a guardarlo con quel suo baffetto misto tra bianco e nero mi vengono i brividi di disgusto, figurati oggi che se lo vedesse Coco Chanel lo chiuderebbe in una cella.

Mia mamma sta parlando con quella di Mattia, entrambe hanno uno sguardo deluso ed arrabbiato.

Entrano in presidenza e il professore, dopo aver sgridato Mattia per aver usato il cellulare, ci spinge ad entrare in quella grande sala in cui ci ho fatto quasi una seconda casa.

La presidenza la vedo quasi ogni giorno, ormai io e il preside siamo diventati amici tanto che ha quasi totalmente perso le speranze con me.

«Salve signore.» il preside accoglie le nostre madri, senza dar tanto conto al prof che ha visto poco prima.

«Prof Alvieri, racconti ai genitori cos'è successo.» il dirigente scolastico si accomoda sulla sua sedia, ed insieme alle due donne comincia ad ascoltare tutto ciò che il Prof ha da dire.

«Questo non è l'unico episodio! Tutti i giorni, almeno due volte ogni ora, battibeccano e litigano!» aggiunge prima di passare la parola alle nostre madri.

«Prof, non so proprio cosa dirvi, noi non possiamo farci nulla.» Replica la mamma di Mattia.

Si chiama Rosa, forse è giusto di un anno più grande di mia mamma ma la differenza non si nota nemmeno.
A differenza del figlio, Rosa è davvero una donna molto gentile; sa come comportarsi e come rivolgersi con le persone.
È abbastanza minuta ed è sempre vestita in modo molto elegante; lavorando in un tribunale non può permettersi mica di andare a lavoro vestita come il prof Alvieri.

«Signora, bisogna fare qualcosa! I due disturbano continuamente la lezione.» Ribatte il prof «Tra loro mica c'è stato qualcosa?»

«Ma che, scherzate? neanche morti » urliamo contemporaneamente io e Mattia.

Gli occhi di tutti i presenti si rivolgono verso di noi, ci guardano come se tutti stessero pensando ad un qualcosa; una soluzione che riuscisse a placare i nostri animi.

«Signore, dato che penso sia inutile proporvi di dividerli in classi diverse...» Dice il preside prima di essere interrotto da Mattia

«Io non cambio classe per una mocciosa come lei, sia ben chiaro.» Ribatte velocemente.

«Ma moccioso sarai te.» Rispondo.
Si, io non reggo niente, vado subito sulla difensiva. I piedi in testa da nessuno.

«Ma zitta, che se litighiamo sempre è solo per colpa tua.» Alza la voce rivolgendosi con modo sgarbato.

«Innanzitutto, prima di parlare di me sei pregato di sciacquarti la bocca con la candeggina.» mi alzo per andargli in contro.

Il professore si mette tra di noi, ed esasperato da questa storia se ne esce con una frase abbastanza scontata.

«Ragazzi, sono solo gli ultimi due anni di sacrificio...poi non dovrete vedervi più.» Dice il prof mettendosi le mani nei capelli

Questa frase è quella che ogni giorno i prof ci ripetono, sembra che tutti sappiano dire solo questo.

«Ma grazie a Dio!» Rispondo sfacciata

Il professore apre le labbra come se volesse dire altro, ma poi le chiude subito dopo. Probabilmente sa che ogni cosa che dice potrebbe compromettere quell'equilibrio che si è creato poiché Mattia stranamente non ha replicato.

«Io direi di farli passare tutte le giornate insieme.» Aggiunge il preside.

Io e Mattia spalanchiamo gli occhi, guardandoci prima con attenzione e poi spostando i nostri sguardi su quell'uomo alto seduto dietro la scrivania.

Ho sentito bene? Ma il preside è fuso, quale rotella gli è mai partita da far uscire dalla sua bocca un'eresia del genere?
Io già devo sopportarlo a scuola, non sono pronta psicologicamente a vederlo anche fuori l'orario scolastico.

«Preside, come siete simpatico!» rido sperando che quella fosse solo una battuta.

«Cara, io non sto scherzando.» si alza, poggiando i palmi delle mani sulla sua scrivania «Da domani i due dovranno sedersi vicini, ed il pomeriggio studiare insieme. Magari così facendo impareranno a rispettarsi a vicenda, ma anche ad aiutarsi.»

«Preside, ma io e lei non riusciamo nemmeno a guardarci in faccia.» Replica Mattia.

«Questa è l'unica volta che sono d'accordo con una cosa che dice Mattia.» Rispondo

Il preside sorride e incrocia le braccia al petto
«visto, stiamo già facendo progressi.» il dirigente scolastico saluta tutti, ed in poco tempo ci troviamo nell'esatto punto in cui siamo stati circa mezz'ora fa prima di entrare in presidenza.

«Non possono comandarmi, e non possono decidere ciò che devo o non devo fare.» Dico a mia mamma prima che possa andare via

«Bea, mi dispiace.» mi accarezza «Io e la mamma di Mattia ci siamo già messe d'accordo per oggi  pomeriggio; lo stiamo facendo per voi e per non farvi perdere un anno a causa del vostro comportanti da bambini!» Ribatte voltandosi verso Mattia e la madre che, come noi, stanno discutendo più animatamente sulla questione.

Da questo giorno io e Mattia condivideremo tutto: spazi, studio, libri, penne, quaderni.

La cosa mi procura davvero tanto fastidio, misto anche ad una sorta di rabbia nei confronti di Mattia.

L'odio che provo verso Birillo deve mutarsi in affetto; sarà veramente una missione impossibile, ma cerco di farlo solo per rendere contenta mia madre che ci tiene tanto alla mia carriera scolastica.

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Ecco il secondo capitolo! Cosa ne pensate? Lasciate stelline e commenti se il capitolo vi è piaciuto. Curiosi di sapere come continuerà?

-Simo💙

SIRENA-La leggenda del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora