Capitolo primo

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«Sarebbe divertente giocarci tutti insieme», propose Rose, entusiasta all'idea di seguire il consiglio della professoressa Bustier dopo che quest'ultima era uscita dall'aula.

    In seguito all'ennesima diatriba aperta durante l'ultima ora di lezione, e che aveva coinvolto quasi tutti i ragazzi della classe, l'insegnante li aveva bruscamente riportati all'ordine con la minaccia di annullare la festa scolastica che si sarebbe tenuta di lì a due settimane in occasione di Halloween. Inoltre, essendo ormai seriamente affezionata ai suoi studenti, la donna aveva cercato di farli ragionare e di dare loro qualche dritta per migliorare i rapporti all'interno del loro gruppo; e quale modo migliore del provare a darsi fiducia a vicenda?

    «Non so... non è che mi vada molto di raccontare i fatti miei a tutti», disse Alix con aria annoiata. «Kim e Chloé potrebbero benissimo spiattellarli in giro.»

    «Ehi!» protestò lui, sentendosi accusato ingiustamente. «Credi davvero che io sia così pettegolo?» L'altra scosse le spalle, lasciandogli in risposta solo un sorrisetto enigmatico che gli fece mettere il broncio.

    «Non darle retta», intervenne distrattamente Chloé, molto più interessata a rimirarsi la manicure nuova di zecca che a cogliere le provocazioni dei suoi compagni di classe che, invero, erano d'accordo con Alix riguardo al suo essere tutt'altro che discreta. Tutti quanti ricordavano ancora con quanta cattiveria aveva condiviso il momento più imbarazzante della vita di Kim, quando questi aveva provato a dichiarare il proprio interesse per lei. E se ormai tutti erano ben disposti a credere che il ragazzo avesse imparato la lezione sulla propria pelle, non lo erano affatto riguardo a Chloé. «La verità è che ognuno di voi ha uno scheletro nell'armadio grosso quanto il mio conto in banca», stava continuando lei, tanto per dare aria alla bocca, «ecco perché vi vergognate. Ma poi... di cosa, dico io?» domandò retoricamente, alzandosi in piedi e rivolgendosi a tutta la classe, le mani sulle anche come se fosse stata il loro leader. «Insomma, lo sappiamo tutti che Ivan riesce ad esprimersi soltanto con suoni gutturali, che a Max deve ancora venire la voce da uomo o che Marinette ha un orribile gusto in fatto di moda.»

    «Sei davvero pessima, Chloé», non si trattenne a quel punto Alya, balzando in piedi e battendo le mani sul banco per il nervosismo.

    L'altra le regalò un sorriso spavaldo. «Oh, quasi mi dimenticavo di te: la quattrocchi che ha un debole per i fenomeni da baraccone», disse, facendo cenno con il capo in direzione di Marinette e poi di Nino.

    «Ma brutta...!»

    Alya fu trattenuta a stento dalla sua compagna di banco. «Calmati, è Chloé, non ne vale la pena!»

    «Visto che non sei d'accordo con questa cosa del gioco», la voce di Adrien si levò più in alto di quella degli altri ragazzi, che si erano giustamente risentiti per le solite cattiverie della figlia del sindaco, «nessuno ti trattiene qui oltre l'orario scolastico.»

    Chloé batté le lunghe ciglia, fissandolo stupita. «Adrien, caro... sul serio hai intenzione di partecipare a questa pagliacciata?»

    Lui scosse le spalle con noncuranza. «Se serve per rafforzare il mio rapporto con i nostri compagni di classe, più che volentieri.»

    «Ben detto, amico!» approvò Nino, offrendogli il pugno – che Adrien batté subito dopo con fare complice.

    «Anche se, in realtà, l'unico rapporto che non si regge in piedi è quello che tu hai con noialtri», affermò Marinette, decisa sì a non ricorrere alla violenza – fisica o verbale che fosse – ma non a rimanere in silenzio a farsi insultare da quell'oca prepotente.

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