Capitolo nono

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Chloé sfogliò svogliatamente la rivista di moda che aveva fra le mani, guardando le foto delle modelle senza vederle davvero. Era proprio un periodo tremendo, quello. Non solo Jean-Claude era ancora ammalato, per di più lei aveva dovuto arrendersi a tornare da quella incapace della sua assistente che, non appena l'aveva vista, aveva fatto una smorfia eloquente e aveva preso un grosso respiro prima di regalarle un sorriso falso come la Tour Eiffel di Berlino. Ciò nonostante, quel pomeriggio si stava mostrando assai professionale, smentendo così l'opinione che quella ragazzina viziata aveva sulle sue capacità.

    «Cosa la porta a sospirare così di continuo, mademoiselle?» le domandò gentilmente Charline, decisa a dimenticare gli screzi del giorno addietro e a voler instaurare con la sua cliente un rapporto amichevole.

   Il musino imbronciato di Chloé tremolò. «Oggi abbiamo fatto una stupida riunione di classe sulla fiducia», prese a raccontare con voce affranta, «ed è venuto fuori che il ragazzo migliore del mondo preferisce una stupida, insignificante pasticcera alla figlia del sindaco. A me. Capisce?!»

   Continuando a sistemarle la messa in piega, Charline faticò a mantenere un'espressione impassibile e mostrò nei suoi confronti tutta la propria comprensione. «Dev'essere stato un duro colpo.»

   «Oh, non immagina quanto!» esclamò l'altra, portandosi il dorso di una mano alla fronte con fare teatrale. «Quella dannata mocciosa!» imprecò subito dopo. «Mi chiedo come abbia fatto a raggirarlo al punto da farlo cadere ai suoi piedi!»

   «Magari ha aggiunto un filtro d'amore ai suoi dolci», la prese in giro la donna, mantenendo tuttavia un tono di voce neutro e dandole l'impressione di essere convinta di ciò che diceva.

   Chloé ci pensò su e decise di darle credito. Recuperò il cellulare dalla borsa e subito avviò la chiamata che avrebbe potuto aiutarla a risolvere quella spiacevole situazione. «Sabrina? Vai immediatamente in biblioteca o su internet o dove ti pare e piace, e cerca gli ingredienti necessari per fare un filtro d'amore», dispose con fare autoritario, osservando con occhio critico l'operato di Charline attraverso lo specchio. «No, non mi importa se sei al funerale del tuo vicino di casa!» sbottò poi, esasperata dalla consapevolezza di avere un'amica inutile. «Fallo subito!»

   La donna alle sue spalle alzò gli occhi al soffitto, pregando con tutte le sue forze affinché la sua bambina di tre anni non crescesse come la ragazzina che aveva sotto mano.


«Eccomi, scusa se ti ho fatto aspettare», disse Marinette, scendendo fino al negozio dei suoi genitori, dove Adrien si era offerto di dare una mano in attesa che lei finisse di prepararsi. Non era proprio un appuntamento, il loro, poiché avevano soltanto accettato l'invito di Alya e Nino ad andare al cinema quel pomeriggio. Questo li avrebbe però aiutati ad accantonare ogni imbarazzo iniziale, procedendo gradatamente in quella che ormai avrebbero davvero potuto cominciare a definire relazione amorosa. A dirla tutta, in effetti, non erano ancora riusciti a chiarirsi del tutto, perché subito dopo lo scontro del giorno prima i loro miraculous avevano iniziato ad avvertirli dell'imminente trasformazione e i due, per non destare sospetti di sorta, avevano dovuto darsela a gambe in direzioni opposte anche e soprattutto a causa della presenza molesta del cellulare di Alya. Durante le lezioni scolastiche, inoltre, avevano avuto poche occasioni per parlare a tu per tu, ma nel corso della riunione di classe che avevano tenuto a fine giornata, Adrien non si era lasciato sfuggire l'occasione di correggere la dichiarazione fatta la volta precedente e di affermare con orgoglio che la ragazza di cui era innamorato era Marinette – causando un vociare più o meno entusiasta quando lei aveva timidamente annuito a chi le aveva chiesto se ricambiava o meno i suoi sentimenti.

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