«Ce l'ho fatta, Plagg! Sono riuscito a dirglielo!» esultò Adrien, non appena rientrò dalla finestra della sua camera e sciolse la trasformazione. Si sentiva fiero e forte come un leone, pieno di energia e di buona volontà, come se dopo quella sera avesse potuto spaccare il mondo. E se Marinette un giorno avesse ricambiato i suoi sentimenti? Cielo, sarebbe stato ancora meglio!
Ci pensò Plagg a farlo sgonfiare come un palloncino. «È stato Chat Noir a dirglielo, non tu», gli fece presente, svolazzando con aria stravolta verso il divano, sul quale si abbandonò stancamente.
«E che differenza fa?»
«Marinette non sa che tu sei Chat Noir.»
Rimasero in mortale silenzio per qualche terribile attimo. Poi Adrien si portò le mani nei capelli con fare disperato ed esplose: «Sono un emerito idiota!»
«Almeno ne sei consapevole», sbadigliò il kwami, grattandosi il fondoschiena.
L'altro lo ignorò, concentrato com'era sulla propria tragedia personale. «Ero talmente preso dai miei sentimenti che mi sono completamente dimenticato di dirle la cosa più importante!»
«Ormai la frittata è fatta. C'è del camembert?»
«Torno da lei.»
«Non ti azzardare! Sono stanco morto!»
«Ma ho bisogno di dirle la verità!»
«Avresti potuto pensarci prima di metterti a fare il galante, mostrandole la città dall'alto e facendo il poeta!» lo rimbrottò Plagg, che davvero non concepiva come potesse avere a che fare con un ragazzo tanto melenso. «Inoltre ritengo che oggi tu abbia giocato fin troppo con il cuore di quella povera ragazza, perciò lasciala in pace!»
«Io non ho giocato con il suo cuore!» ribatté Adrien, seriamente offeso. Lo faceva davvero così superficiale? Non era colpa sua se, quando era troppo coinvolto in qualcosa, agiva d'istinto anziché soffermarsi a riflettere sulla faccenda come faceva di solito. Mise mano al cellulare. «La chiamo.»
«Pessima mossa.»
«Perché? Marinette aspettava una mia telefonata, nel pomeriggio.»
«E che le dirai? Scusa, mia cara, ma siccome sono stupido, tra una romanticheria e l'altra mi è sfuggito di dirti che ero io, il tizio vestito di nero che stasera ti ha praticamente assalita senza neanche lasciarti il tempo di respirare.»
Pur corrucciando la fronte per il verso in falsetto che il kwami gli aveva fatto, Adrien contestò solo il succo del discorso: «Detta così, sembra inquietante.»
«Appunto», rimarcò Plagg. «Mettiti nei panni di quella ragazza.» L'altro abbassò lo sguardo, dovendo rassegnarsi a dargli ragione. «Di una cosa, però, bisogna darti atto», riprese il suo piccolo amico dopo qualche istante. «Grazie alle tue doti da gran seduttore, potresti benissimo essere appena diventato il rivale di te stesso.»
Sentendosi preso in giro, il ragazzo marciò verso l'uscita della camera senza cogliere la sua provocazione. Aveva ben poco da recriminare, a dirla tutta, poiché Plagg non era andato poi troppo lontano dalla realtà.
Non appena Chat Noir aveva spiccato un balzo dal terrazzino di casa Dupain-Cheng, Tikki si era precipitata all'interno della camera di Marinette dopo aver assistito all'intera scena da una delle finestre. Aveva trovato l'amica immobile davanti alla scrivania, con il viso paonazzo e stravolto dalle forti emozioni che il giovane era riuscito a riversare su di lei con quell'appassionata dichiarazione del tutto inattesa. Quando poi il piccolo kwami aveva provato a chiamarla per chiederle come stesse, Marinette aveva sentito le gambe tremare ed era scivolata giù, seduta sul pavimento con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. «N-Non scherzava, allora...» aveva annaspato, ancora incredula. «Quando... Quando diceva tutte quelle cose... lui le pensava sul serio...»
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Fiducia
FanfictionLe voci spaventate degli altri arrivavano ovattate alle sue orecchie, come se al momento lei stessa si trovasse in un'altra dimensione. Il fatto era che, presa com'era dal reprimere le proprie emozioni, Marinette non si era resa conto di essere sull...