Quando richiuse il portone di casa alle sue spalle, trovò suo padre ad aspettarlo in cima alla scalinata centrale dell'atrio. «Dov'eri finito?» fu la prima cosa che lui gli disse, guardandolo dall'alto con quel suo solito, scuro sguardo spento. Non un saluto, non un abbraccio. Tutto il contrario dei genitori di Marinette. «Nathalie mi ha chiamato per dirmi che non sei mai uscito da scuola. Era molto preoccupata.»
Adrien non faticò a crederlo. Quanto a suo padre, invece, sembrava più che altro infastidito. «L'ho già avvisata che stavo tornando a casa da solo. C'è stata un'emergenza.»
«Lo so.» Padre e figlio si scambiarono un lungo, silenzioso sguardo. Poi Gabriel aggiunse: «Cerca di stare attento, o sarò costretto a rivalutare la decisione di mandarti a scuola.»
Il ragazzo strinse le mascelle ma non rispose, limitandosi ad osservare l'uomo sparire dalla sua vista. Quindi, sentendo sempre più prepotente il bisogno di rimanere da solo a riflettere, salì velocemente le scale a due a due e cercò riparo nella propria camera, dove si chiuse a chiave. Lasciò cadere la sacca sportiva all'ingresso della stanza e afferrò con foga la borsa dei libri che portava a tracolla, gettandola con rabbia contro il divano.
«Ehi!» protestò Plagg, venendo fuori da lì con aria stordita.
«Scusa», si affrettò a dire l'altro, mostrando sincero pentimento nonostante il penoso stato d'animo in cui si trovava. Il kwami lo osservò preoccupato: Adrien se ne stava ritto in piedi al centro della stanza, senza sapere bene cosa fare o anche solo cosa dover provare. Infine, lo vide sollevare una gamba e sfilarsi una scarpa, poi l'altra, lanciandole alla rinfusa sul pavimento. Il giovane si fece scivolare la camicia giù dalle spalle, si diresse verso il bagno, dove tolse anche il resto dei vestiti che indossava, e aprì il rubinetto della doccia, tuffandosi sotto il getto dell'acqua senza neanche attendere che si riscaldasse.
Aveva finalmente scoperto chi era Ladybug. Ne era valsa la pena? Sì, benché sperasse in qualcosa di meno drammatico. Era deluso? No, affatto. Anzi, più realizzava la verità, più si dava dell'idiota: come aveva fatto a non capirlo prima? Forse senza i superpoteri Marinette era piuttosto maldestra, questo non lo si poteva negare; ma al di là della palese somiglianza fisica con l'eroina di Parigi, anche lei aveva grinta, era determinata e sfoderava gli artigli quando era il momento di farlo. Ed era in gamba, piena di talento e di idee brillanti, proprio come dimostrava ogni giorno nel suo ruolo di capoclasse e nelle sue grandi passioni.
Però...
Adrien batté piano la fronte contro le maioliche della doccia, i capelli biondi che gli ricadevano davanti agli occhi, l'acqua ormai calda che scorreva copiosamente sulla pelle nuda, lavando via la cecità di cui era stato vittima fino a quel momento.
Così i paladini di Parigi hanno salvato ancora una volta la situazione, almeno stando alla ricostruzione ottenuta dai racconti dei residenti della zona, che hanno assistito allo scontro al riparo delle loro abitazioni. Era ciò che stava dicendo Nadja Chamack in una registrazione dell'edizione straordinaria del telegiornale andata in onda nel tardo pomeriggio. Purtroppo gli unici video amatoriali che ci sono pervenuti non sono in grado di documentare nel dettaglio gli avvenimenti, e neanche i nostri mezzi sono riusciti ad ingrandire sufficientemente le immagini.
«E meno male...» commentò Tikki, osservando con occhioni spalancati lo schermo al plasma mentre sgranocchiava un biscotto sulla scrivania di Marinette. «Almeno così possiamo essere sicure che nessuno abbia scoperto la vera identità di Ladybug.»
«Qualcuno lo ha fatto, invece», la corresse la ragazza, fissando gli esercizi di matematica senza vederli realmente. Dopo l'enorme spavento preso, i suoi genitori l'avevano coccolata e riempita di attenzioni per tutto il resto della giornata, facendola sentire inevitabilmente in colpa senza volerlo. Le avevano persino assicurato che non era necessario che tornasse a studiare, se non se la fosse sentita; se avesse preso un'insufficienza al compito del giorno successivo, erano più che certi che lei sarebbe stata in grado di recuperare alla prossima occasione. Ciò nonostante, Marinette aveva ripreso i libri in mano: come poteva sperare di preservare la propria doppia identità se non era in grado di far fronte alle responsabilità di Ladybug e Marinette contemporaneamente?
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Fiducia
FanfictionLe voci spaventate degli altri arrivavano ovattate alle sue orecchie, come se al momento lei stessa si trovasse in un'altra dimensione. Il fatto era che, presa com'era dal reprimere le proprie emozioni, Marinette non si era resa conto di essere sull...