Qui si mette male (o la caduta di Reichenbach)

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Caldo, il fuoco intorno a me, puzza di bruciato che si allontanava.
Aprii gli occhi e vidi quattro passaggi davanti a me e un sacco di nuvolette trasparenti che vi entravano. Sbattei piano le palpebre e quelle nuvolette presero la forma di fantasmi. Erano persone che entravano in quei passaggi, salivano in un'altra dimensione. Le anime buone da una parte e le cattive dall'altra. Le buone in paradiso e le cattive nel purgatorio. Dopo essere rimaste lì per mille anni si reincarnavano.
Seguii alcune di queste anime e feci la strada con loro. Passammo davanti alle 3 Moire che mi fecero passare subito: avevo un compito speciale, ma non ricordavo quale.
Fummo tutti radunati e mi fu dato un numero. A cosa serviva? Lo chiesi ad un'anima accanto a me. Sembrava un volto familiare, era un po' più scuro degli altri fantasmi.
Mi disse che dovevamo scegliere chi essere.
Non capivo la sua risposta.
Io sapevo chi ero.
Io ero Clint Barton.
Chiamarono il numero uno, guardai il pezzo di carta che avevo tra le mani: ero io.
Mi feci avanti e quando videro chi ero mi dissero parole che non riuscivo a sentire, parole importanti. Io annuivo, però, conscio di quelle parole. Mi fecero vedere tante vite, tante persone che potevo essere. Non riuscivo a vedere bene cosa rappresentassero quelle vite, ma sentivo su di me un peso enorme. Una responsabilità troppo grande. Una guerra imminente. Il dolore. Scelsi la vita che non avrei mai voluto, ma la scelsi perché era giusto così. Perché era l'unica soluzione. La scelta più giusta.
Mi avvicinai ad un fiume e mi bagnai le labbra con le sue acque fresche.
Qualcosa cambiò dentro di me....

Mi svegliai con un senso di urgenza addosso, paura e desiderio di azione, ma non ricordavo assolutamente nulla. Cercai di scacciare via quella sensazione.




Avevo appena finito di fare colazione quando qualcuno bussò alla porta.
Andai ad aprire con la sigaretta in bocca senza preoccuparmi di controllare chi fosse.
Quando mi ritrovai Tony davanti, spalancai gli occhi.
-s... signor Stark?- chiesi nascondendo la sigaretta.
-Clint.- sorrise ed entrò sfilandomi la sigaretta dalle dita e spegnendola nel portacenere.
-queste cose uccidono molto di più delle mie armi.-
-lo dicono in tanti.-
-dovresti smetterla allora.-
-anche l'alcool fa male.- replicai.
-touché.- sorrise.
Sorrisi anche io:-cosa l'ha portata da queste parti?-
-oh passavo di qua...- mi guardò, io alzai un sopracciglio.
-patetica, vero?-
-solo un pochino.- annuii.
-be, dovevo riportarti la tua maglia.- mi porse un sacchettino.
-oh, non era necessario...- la ripresi:-grazie.-
-era assolutamente necessario.- annuì.
Lo fissai:-Tony Stark non può essersi disturbato a venire qua solo per una maglietta.-
-e perché no?- si accigliò come offeso.
-perché avrebbe potuto mandare qualcuno, come fa sempre.-
-2 a 0 per te. Stai vincendo troppi round.-
-voleva che la lasciassi vincere Tony?-
-no, non così. Ma prometto che ti batterò, Clint.-
-aspettando quel momento, mi dica perché è qua.- sorrisi.
Si avvicinò di qualche passo:-vedi, gli uomini...-
Trattenni il fiato, non poteva dire quello che avevo in mente. Sentivo il sangue al cervello e il cuore battere forte.
-sono curiosi di natura. Io poi sono ancora più curioso e non posso resistere.-
Espirai, lo sapevo. Non poteva di certo fare qualche dichiarazione d'amore. Scemo io che ci ho sperato.
-e come disse uno scrittore: l'unico modo per resistere ad una tentazione...-
-è cedervi.- terminai io la frase. Se avessi dovuto resistere alla tentazione a quest'ora avresti la mia lingua in bocca Tony Stark, pensai.
-cosa vuole sapere?- gli chiesi.
-cosa è successo con la coppietta di ieri?- sembrava non stare nella pelle e si era avvicinato in modo pericoloso.
Inghiottii a vuoto, ancora un po' e non avrei potuto resistere dal saltargli addosso.
-non è importante sapere chi sia, cioè sarebbe fantastico saperlo, ma immagino che ci sia il segreto professionale...- mi fissò:-o qualcosa del genere, quindi vorrei solo sapere cosa volevano. Mi avevi detto che mi avresti fatto sapere.-
Era vero, glielo avevo detto:-2 a 1.-
-Ah!- alzò una mano in segno di vittoria:-allora?- chiese subito.
-Sono personaggi particolarmente in vista e in pratica lui... è sterile.- terminai grattandomi la nuca in imbarazzo, non ebbi neanche il coraggio di guardarlo.
Lui sgranò gli occhi:-ma non sanno che esistono altri metodi?-
-me lo sono chiesto anche io.- mi strinsi nelle spalle.
-e perché proprio te?-
Non potevo dirglielo, dovevo inventare una scusa immediatamente.
-non lo so, credo che qualche cliente gli abbia fatto il mio nome.- cosa avevo detto? Inventare una scusa? Sono bravo a farlo, si. Mi maledissi mentalmente.
Lui drizzò subito le orecchie:-Coulson?-
Scossi la testa:-fanno parte di due settori completamente differenti.- sperai che bastasse.
Si fece pensieroso per qualche secondo e poi non disse niente anche se immaginai che non mi avesse creduto.
Il suo telefono emise un piccolo sbuffo di suono, un suono strano. Lui lo spense e andò alla finestra a controllare qualcosa.
-che sta succedendo?- chiesi.
-sono seguito.-
Il mio cuore mancò un colpo.
-seguito?-
Lui annuì:-qualcuno di molto potente. Più potente della C.I.A. e dell'F.B.I.-
-dal presidente?- la mia paura aumentò; lo S.H.I.E.L.D. era sicuramente più potente delle altre due organizzazioni.
-no, ha altro da fare che seguire me.-
-in effetti... ma allora chi è?-
-non lo so. È un'organizzazione ben sviluppata ed è in grado di infiltrarsi ovunque.-
Mi guardò avvicinandosi piano. La cosa faceva paura, sembrava quasi che sapesse che io ne facevo parte. Cavolo, lo S.H.I.E.L.D. non mi aveva avvisato di aver messo sotto sorveglianza il miliardario.
-perché lo dici a me allora? Potrei essere uno di loro, no?-
Si fermò ad un passo da me:-nutro una fiducia cieca in sole due persone. Una è Happy, l'altra sei te.-
Rimasi sorpreso dalle sue parole:-d... davvero?- chiesi.
Lui annuì:-non so perché, ma mi fido di te. È qualcosa di strano. Hai presente quando due soldati combattono fianco a fianco? Che sanno di potersi fidare l'uno dell'altro? Ecco, io mi sento come quei soldati.- mi disse avvicinandosi a me quasi inconsapevolmente.
-ma, io e te non abbiamo mai combattuto insieme, non siamo neanche soldati.-
-già, questo è strano. Io sento che abbiamo combattuto ma non è così.- finì lui.
Annuii appena confuso.
-a meno che non ho dimenticato tutto.- ridacchiò.
-penso sia impossibile dimenticare una guerra.- dissi piano, ormai i nostri corpi si stavano sfiorando, non potei impedirmi di annientare la poca distanza e affondare le labbra nelle sue.
Quelle labbra che per tre anni mi erano state negate, ora le possedevo ed era bellissimo.
Le sue labbra erano calde, bruciavano quasi e la sua lingua saettava in una danza insieme alla mia.
Solo quando sentii la sua lingua capii che anche lui stava ricambiando il bacio. Aprii gli occhi e mi scansai appena, dolcemente ma sorpreso.
Lo fissai e lui in risposta alla mia faccia stupita disse:-esiste un detto che mi è sempre rimasto in testa. Questo dice di non baciare mai un uomo, rischi sempre di innamorarti. È una cazzata. A me è successo anche senza baciarti.-
Arrossii sentendo la testa girare. Era una dichiarazione d'amore, questa? Cosa potevo fare?
Decisi: lo baciai di nuovo, in silenzio. Non avrei mai potuto stancarmi di quelle labbra.
Sentii Tony mugolare; si era eccitato con un solo bacio? Lo guardai.
-se continui così però mi viene voglia di metterti a novanta e scoparti su ogni ripiano che possa reggere il nostro peso.- disse piano.
Sorrisi:-nessuno ha detto che potrebbe dispiacermi.-
Dalla sua bocca uscì una risata soffocata e poi mi posò una mano sulla guancia; era serio.
-come la fiducia tra due soldati...- sussurrò.
-che tipo di fiducia Stark? Perché c'è anche la fiducia del soldato nemico.-
Ci voltammo entrambi vedendo sulla porta Coulson con le chiavi del portinaio in mano.

Qui si mette male...

-la conosci? Qualunque soldato che non sia tuo amico ti vuole uccidere. Anche questo è un tipo di fiducia. Perché sai che lui, appena ne avrà l'opportunità, ti ucciderà.-
Lo guardai attentamente e vidi un piccolo fagotto sotto la giacca: una pistola.

Molto male.

Mi misi davanti a Tony e lui rise:-quanto sei patetico! Sei caduto davvero in basso.-
-questo lo dici te.- sibilai mentre lui metteva la mano sotto la giacchetta.
Agii d'istinto, mi lanciai verso di lui prendendogli la mano con la pistola e gliela alzai verso il soffitto.
Nel tragitto partì un colpo che mandò in frantumi la finestra accanto a Tony. Lui rimase immobile come sotto shock.
Buttai a terra Phil cercando di fargli perdere la presa sulla pistola ma lui mi rifilò un calcio che mi fece sbattere contro il divano. Mi alzai, ma Tony, ripresosi, si avventò su di lui tirandogli un pugno.
Per l'uomo non fu un colpo difficile da assorbire rispondendo poi con un destro micidiale nello stomaco.
-Tony!!- urlai avventandomi contro Phil e buttandolo fuori dal mio appartamento; la pistola cadde da qualche parte.
Iniziammo a lottare; non so come feci, come potevo tenergli testa così a lungo, in fondo non avevo mai fatto nessun corso di lotta. Però mi difesi e tentai di cacciarlo via, lontano da Tony.
Non ero abbastanza forte, avrebbe potuto capirlo anche un bambino. Dovevo trovare una soluzione il più in fretta possibile.


Gli agenti dello S.H.I.E.L.D. che seguivano Tony, erano sotto casa di Clint in quel momento e sentirono il colpo di pistola. Chiamarono subito la base che attivò le microspie in casa sua e capirono cosa stava succedendo. Fu così che l'organizzazione si mise in moto e in poco l'intero isolato fu circondato da agenti in nero e grosse macchine nere.
Fu avvisato anche il Dottor Banner che, capito del pericolo e del rischio nel quale era implicato Clint, decise di correre all'appartamento nel caso fosse stato necessario il suo aiuto. Il dottore però, nel frattempo che correva veloce per le strade di Manhattan, chiamò Natasha e l'avvisò pregandola di restare a casa perché avrebbe potuto rimanere ferita. Lei, ovviamente, non lo fece e corse da Clint incrociando a metà strada il dottore.
-Natasha! Dovevi restare a casa! È troppo pericoloso qua!- esclamò Bruce andandole incontro e posandole le mani sulle braccia.
-oh smettila! Lo so, ma non mi schioderai da qui, dottore dei miei stivali. Se Clint è in pericolo io voglio essere qui.- ribatté lei decisa.
Bruce sospirò:-va bene, allora resta vicino a me.-
Lei annuì, come se le dispiacesse stare accanto a lui.


Avevo il fiatone, una ferita sopra l'occhio, il sangue che usciva dal labbro ma ero ancora in piedi, anche se traballante.
-se continui così non ti rialzerai più Clint.- disse lui che non sembrava molto dispiaciuto di questa cosa.
-questo resta da vedere.- dissi a fatica e mi lanciai su di lui.
Parò il mio pugno e me ne rifilò uno nello stomaco.
Caddi carponi per terra, mi tirò un calcio sulla schiena e rimasi a terra tossendo e cercando di riprendere il respiro.
-stupido.- sussurrò e fece per entrare nella casa per finire quello che aveva iniziato ma mi aggrappai forte ai suoi pantaloni Armani e non gli permisi di fare un passo.
-ma non ti arrendi mai?- sibilò.
-no, mai.- mi alzai di nuovo in piedi, ma lui era pronto e mi diede un calcio alla testa.
Caddi e questa volta il mondo girava troppo ed era troppo scuro perché io riuscissi ad alzarmi.
-ma che diavolo...- disse Coulson sfiorandosi la guancia bagnata.
-quando mi hai ferito?- chiese. Guardando poi la mano notò che non era sangue, ma lacrime.
-tsz, mi hai leso il condotto lacrimale.-
Mi tirò un calcio nello stomaco e poi sentii dei passi, forse, entrare nella casa.
-Tony...- dalla mia bocca uscì solo aria.
Sentii un urlo disperato, ma non era la voce di Tony e questo mi fece sentire meglio.
Di nuovo dei passi, delle mani che mi presero per il colletto della maglia e mi tirarono in piedi: Coulson.
-dov'è!?- mi urlò:-dove si è nascosto Stark?!-
Un rumore gutturale, stavo ridendo:-non lo hai trovato? Che peccato.-
-dove lo trovo!?- continuò trascinandomi in casa e gettandomi sul pavimento.
-non lo so e se lo sapessi non te lo direi.- il mondo stava smettendo di girare e potei aggrapparmi al divano.
-e se ti uccidessi?- chiese.
-fallo. Non avrai mai Tony.- lo fissai dritto negli occhi, con sfida.
Dalla porta d'ingresso ci fu un rumore di metallo contro il pavimento.
Coulson si girò e potemmo vedere entrare l'ultima persona che avremmo potuto immaginare.
-tu che vuoi? Non sono affari che ti riguardano questi! Vattene!- disse sprezzante Coulson ad un'armatura in ferro di colore rosso e oro.
-Iron man?- sussurrai scioccato.
-Coulson, ti conviene andartene da questo palazzo, prima che io mi arrabbi sul serio.- disse Iron man alzando un braccio con il palmo aperto rivolto verso l'uomo.
-te lo puoi scordare.- si avvicinò verso di me con una capriola per evitare il colpo di Iron man.
Non potei fare niente quando mi fu addosso e mi spinse contro la finestra che aveva distrutto poco prima.
Mi ritrovai a cadere nel vuoto. L'aria nei polmoni era sparita, il vento forte fischiava nelle orecchie, il cielo era azzurro sopra di me.

Qui si mette male...


-NOOOOO!!! CLIIIIIIIIIIINT!!!!!- urlò Natasha correndo disperata verso il punto in cui stava per cadere la spia, Banner gli corse dietro per fermarla. Ormai nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
Una fiamma rosso e oro venne sparata fuori dalla finestra.


Molto male...

Era la fine, lo sapevo. Sentii l'urlo di Natasha, si era la fine.
Chiusi gli occhi, ma poi due braccia fredde e dure mi cinsero bloccando la mia caduta a mezz'aria.
Aprii gli occhi e vidi Iron man che atterrava dolcemente sul marciapiede.
-tutto ok?- mi chiese.
Io annuii, c'era qualcosa di familiare in quella voce metallica.
-grazie.- sussurrai.
Quando mi lasciò, le gambe non mi ressero.
-attento! Non vorrai mica farti male da solo...- disse evitando che cadessi.
Capii perché mi era familiare. Lo fissai con occhi sgranati; ma allora...
Banner e Natasha arrivarono in fretta; li sentivo dietro di me.
Posai una mano sulla guancia di metallo di Iron man e lo baciai sulla fessura della bocca:-grazie.-
Mi allontanai appena venendo afferrato da Nat preoccupatissima:-Clint, oh mio Dio!- esclamò lei stringendomi.
-ti ha ridotto davvero male Coulson, questa volta.- disse il dottore.
-in un modo o nell'altro sopravvivo sempre.- sorrisi.
Nat fece un passo in avanti verso Iron man e lo fissò seria.
-Nat?- chiesi sorreggendomi a Bruce.
-grazie.- disse lei guardando quella maschera indecifrabile.
Lui chinò appena il capo.
Sorrisi e vidi avvicinarsi parecchi agenti dello S.H.I.E.L.D.
-Iron man.- lo chiamai e lui si voltò subito verso di me.
-è meglio che te ne vai.- dissi senza farmi sentire da loro.
Si stavano avvicinando con le armi in mano.
-subito.- guardai iron man.
-vattene!- non volevo che lo prendessero, non ora che...
Lui accese i propulsori e partì volando via sotto le imprecazioni degli agenti.
Guardai Banner e lui sorrise:-preoccupiamoci delle ferite, vieni.- mi prese sottobraccio e mi portò all'ambulanza che era stata chiamata.


Coulson fu preso in consegna dallo S.H.I.E.L.D. poiché avevano le prove per arrestarlo per tentato omicidio.
Lo interrogarono a lungo. Non seppi cosa disse e cosa no. In quel momento poco mi interessava, avevo altri problemi in testa come trovare Tony.
Da quando mi aveva baciato, non lo avevo più rivisto. Non mi aveva chiamato per sapere come stavo.
Nat lo insultò a lungo dicendo che avrebbe dovuto chiamare dato che eravamo insieme quando Coulson ci ha attaccato. Io non me la presi così tanto, lui sapeva che avevo capito che era Iron man.
Per questo non chiamava: sapeva che stavo bene.

Il mattino seguente mi risvegliai a casa di Bruce; sia io che Nat avevamo dormito da lui.
Lo S.H.I.E.L.D. aveva deciso così. Mi stirai piano cercando di non farmi ancora più male alle costole di quanto aveva fatto il divano di Doc e poi mi alzai andando in bagno.
Passai davanti alla camera da letto e riuscii a vedere quei due dormire tranquilli. Purtroppo non riuscivo a capire se era successo qualcosa, io lo speravo. Entrambi se lo meritavano.
Il mio telefono squillò; risposi:-pronto?-
-Barton? Sono Loki, stai bene vero?-
Come diavolo faceva a saperlo?
-ehm si.- risposi.
-quindi possiamo vederci oggi? È una questione della massima importanza. Non possiamo rimandare.-
-ma certo.-
-allora vediamoci a casa mia.-
-ok. A dopo.-
Qui si mette male...









Molto male.

Gigolò - amore in venditaWhere stories live. Discover now