Capitolo 15.

618 40 2
                                    

Freya
Non credevo che lasciarmi tutto alle spalle sarebbe stato così faticoso, non credevo che ne sarei mai stata capace. Passai tutta l'ora seguente a piangere e riflettere. Non avevo nessun posto dove andare, nessuno che avesse voglia di ospitarmi e sopratutto non capivo perchè fossi così triste all'idea di non aver salutato tutti..o forse solo lui..

Imboccai la statale e andai verso Dallas, era una grande città ed era esattamente ciò di cui avevo bisogno, un posto in cui non sentirmi soffocare dai pettegolezzi e dagli sguardi della gente, un posto in cui sentirmi libera. I miei mi avevano portata lì varie volte da bambina e ricordo ancora la sensazione di quiete che avevo provato stando tra le strade trafficate e gli immensi spazi aperti.

Accostai per cercare sul telefono un motel a metà strada per recuperare le forze e riposarmi, erano 319 i km che mi separavano da Dallas, potevano sembrare pochi, ma a febbraio col freddo a ghiacciarmi le chiappe, il fatto che fosse notte e il mio stato d'animo; avevo decisamente bisogno di chiudere gli occhi per un po' prima di proseguire..

Trovato ciò che cercavo, inserii l'indirizzo sul navigatore, misi in moto e ripartii.

Sapevo perfettamente di star facendo una delle mie solite stronzate prive di senso e ricche d'impulsività, ma non ero più una bambina e prendermi una pausa da quella monotonia, era esattamente ciò di cui avevo bisogno. Avevo sempre avuto l'intenzione di andare via, di abbandonare il nido, fino a quel momento mi era semplicemente mancato il coraggio di farlo. Consapevole di star deludendo tutti coloro che credevano in me, mi asciugai le ultime lacrime e proseguii a "testa alta" verso la mia nuova meta.

Dylan
Trent stava seduto sul pavimento del garage da quando lei era andata via, esattamente come avevo fatto io fino a quel momento, nell'angolo in cui mi ero nascosto. Preso dall'impeto del momento mi alzai e andai verso mio fratello.

<<Dylan, fratello, che cazzo ti salta in mente?>> sussultò quando gli apparsi improvvisamente davanti.

<<Che cazzo ti è saltato in mente a te?>> dissi ricordando il momento in cui si limitò a salutarla e a porgerle le chiavi della macchina.

<<Di che diavolo parli?>>

<<Come hai potuto permettere che andasse via così? Dovevi fermarla, invece che darle quelle cazzo di chiavi e il ben servito.>>

<<Eri qui?>>

<<No coglione, ero al parco a farmi i cazzi miei.>> ironizzai senza una reale voglia di farlo. Lui distolse lo sguardo.

<<Avresti dovuto fare qualcosa, stamattina le hai piazzato davanti quella stupida lettera in cui le dicevi di amarla e adesso la lasci andare via così? E sopratutto perchè cazzo se ne andata?>> più ne parlavo e più mi infuriavo.

<<Occhio Dylan, in questo momento sembri tu quello che la ama a tal punto da non riuscire a farsene un ragione.>>

<<Touchè.>> dissi più a me stesso che a lui distogliendo lo sguardo.

<<Non ti capisco, perchè diavolo non l'hai fermata tu, invece di restare chissà dove nascosto a guardare?>>

<<Sei tu quello che la ama a tal punto.>>

<<A tal punto da preferire la sua felicità alla mia? A tal punto da non vederla più pur di sapere che ovunque andrà starà bene?>>

<<Se ti riferisci a questo, allora si, la amo a tal punto. Ma non credere che per me non sia stata dura dirle addio.>> proseguì con voce spezzata senza guardarmi.

Un amore perfetto. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora