Stavo piangendo a dirotto da ormai due ore, sotto al Salice Piangente sula riva del Lago Nero. Com'era possibile che una persona sparisse da un momento all'altro, senza aver salutato i propri cari prima? Non era possibile, ecco cosa.
Mi misi sdraiata a pancia in su, con le lacrime che mi offuscavano la vista e cercando di gurdare l'albero sopra di me. Era un bel pomeriggio primaverile, ma piano piano le nuvole si stavano posizionando davanti al sole, rendendo grigio il cielo che pochi attimi prima era di un azzurro limpido. Il tempo sembrava proprio rappresentasse il mio stato d'animo a quella notizia che mi aveva rovinato la giornata. Stamattina Alice non mi aveva urlato contro perchè l'avevo svegliata presto anzi, mi aveva anche sorriso. Non era mai successo. Poi a pranzo i Malandrini (tranne Remus, lui è sottinteso) non mi avevano dato fastidio e soprattutto quell'idiota di Potter non mi aveva chiesto di uscire. Sembrava che tutto mi fosse andato bene in modo da levarmi la felicità con delle poche e semplici parole che, dette sparse non hanno nemmeno un senso si filo logico, ma se dette vicine possono provocarti una voragine nell'animo che ti potrebbe uccidere dall'interno.
"I suoi genitori sono morti".
La voce di Silente mi stava ancora ronzando in testa da quando l'avevo sentita, e si tratta di ore fa. Non riuscivo a levarmi l'immagine dei miei, stesi a terra, il volto pallido e l'espressione di chi non sta capendo nulla, ma che sa solo che sta per arrivare la sua morte, sul viso. E mi immagino le urla di Petunia appena li avrà trovati in quelle condizioni. E mi immagino la rabbia che lei stessa, probabilmente, in questo momento stava provando nei miei confronti, dato che sapeva benissimo che la maggior parte delle cose strane che succedevano erano a causa dell'avere una strega in famiglia.
Questo pensiero mi fece annebbiare la mente ancora di più, e lo fece talmente tanto che non riuscii a trattenere un urlo spropositato. Ancora non riuscivo a credere che tutto ció fosse reale.
Poi, ad un certo punto, così dal nulla, comparve un grosso cane nero, con un pelo pulitissimo, che venne verso di me a passo felpato.
«Eih b-bello.»dissi io singhiozzando e chiamandolo a me. Lui, obbediente, venì subito verso di me. Io allungai una mano, non sapendo se fosse pericoloso o no, e aspettai che facesse qualcosa. Lui si avvicinó ancora di più a me e si lasció accarezzare, stando buono e tranquillo mentre gli passavo la mano tra le orecchie, gesto che forse gli piaceva molto. Poco dopo dietro di me sentii un rumore, come un rametto rompersi, e io mi girai subito a guardare.
«Cosa ci fa un cane come te accanto ad una foresta piena di creature magiche?»gli chiesi retoricamente, sapendo perfettamente che non mi potesse rispondere.
Poi ci fu una luce abbagliante e un click provenire da davanti a me. Una polaroid, di nuovo. E dietro la polaroid c'era...
«Remus?»domandai sorpresa mentre aspettava che la foto si caricasse.
«Eih Lily, hai trovato Felpato!»esclamó venendomi incontro e io sperai che non mi si vedesse il trucco colato.
«Ehm si, si chiama Felpato?»gli domandai e lui annuì.
Poi mi passó la foto e io la guardai per abbastanza tempo da far comparire un cervo dietro di me.
«Chissà perchè nella Foresta Proibita ci sono tutti questi animali non-magichi...»domandai io a me stessa per poi prendere un pennarello dalla mia borsa e scrivere la data sulla foto:
.27 marzo, 1977.
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•Memory pictur•Lily Evans
FanfictionTutti sappiamo che Lily Evans, ragazza intelligente e bella, popolare e gentile(solo con chi lei vuole) ha sempre avuto dei "problemini" nel farsi fare le foto. Lei e le sue amiche, ogni anno, si scattavano foto a vicenda per vedere come crescevano...