capitolo 8

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Peter pov.

È stata davvero dura togliere tutta quella colla e colore dalla tuta, nonostante Echo sia una criminale abbastanza innocua a cui piace fare scherzetti è davvero un genio, mi ha dato spunto per un altro tipo di ragnatela.

«Quindi Echo è una femmina» dice Ned tra una patatina all'altra, mentre sono intento a scrivere vari processi chimici su dei post-it di diverso colore.

«Già, ma era abbastanza intuibile dal suo aspetto minuto e magro, e nella sua elasticità e delicatezza» mi giro verso di lui, mi stupisco veramente di come non lo abbia capito.

«Certo che ultimamente hai molti problemi con le donne, amico non sai quanto ti invidio».

«Devo farmi forza a parlare con Alex, come ho fatto con Liz» sospiro, credo di provare ancora qualcosa per quella ragazza ma con Alex è diverso, sento come un legame che ci accomuna.

«E cosa vorresti dirle? Che ti piace?» si alza da letto e mi raggiunge, porgendomi il sacco di patatine, dove subito ne afferro una.

«Credo che le proporrò di uscire, ma non tipo un appuntamento, solo per parlare e via così».

«Sempre se una certa Echo non ti rovini la serata con lei».

Mi giro verso Ned, alzando un sopracciglio e lo guardo mentre ridacchia: «Sì, molto divertente, il tuo improvviso pessimismo non aiuta».

«Eddai Peter, non si può ormai più scherzare con te! Vedrai che andrà tutto bene».

Alexander pov.

«Cazzo Alex, stai imparando troppo in fretta», il suo braccio lentamente si stava riadrizzando, e quasi mi faceva disgusto guardarlo.

«Beh, con la forza e l'agilità che ho non mi è complesso imparare le arti marziali».

Quella bagascia del figlio di Deadpool mi aveva proposto di insegnarmi un po' di autodifesa, trovando uno spreco la mia forza.

«Mi chiedevo».

«Cosa?» presi la mia bottiglietta d'acqua e mi andai a sedere contro il muro.

«Perché continui a farti questa tinta di merda? Lo sai bene che il biondo fragola ora va di moda e che sei più figa al naturale».

Per poco non mi va a traverso l'acqua, ma è scemo?

Tossisco: «Gira un vecchio video in internet di quando avevo dodici anni, quando ho rapinato la mia prima banca senza oscurare la telecamera».

«E quindi?» dice mentre continua a guardarsi il braccio rotto.

«In quel video si vede bene la mia tinta, i miei occhi e la mia faccia in generale, è già tanto se qualcuno non sospetti di me nonostante mi sia fatta crescere i capelli, me li faccio piastrare, me li tingo e mi metta le lenti a contatto, calcolando il fatto che mi metta tre chili di fondotinta per nascondere il più possibili le lentiggini».

«Quanto siete problematiche voi donne».

«Se fosse per me non me ne andrei a scuola, ma quelle merde di genitori adottivi mi obbligano» guardo la bottiglietta d'acqua tra le mani, con una grande voglia di tirarla in testa a qualcuno.

«Uccidili».

«Non è ancora l'ora, me li devo far durare finché ne avrò bisogno».

Mi rialzo e mi giro verso il sacco da box appeso contro la parete, tiro un gran destro e questo subito si stacca dal soffitto, creando una grande crepa instabile sopra alle nostre teste. Lo afferro prima che cade a terra, risollevandolo e lanciandolo dall'altra parte della stanza, facendo cedere il muro.

Per fortuna che ci alleniamo in diversi edifici abbandonati, se no sarebbe un grande problema.

«Ho sentito in giro, da qualche ragazzina, che presto ci sarà una festa scolastica nella tua scuola, hai già trovato il principe azzurro?» disse il moro, dopo interminabili secondi di silenzio passati a guardarmi, probabilmente, il culo.

«Perché mai ti dovrebbe fregare la mia seconda vita? Già ti ho parlato abbastanza» incrocio le braccia sotto il seno, alzando un sopracciglio.

«Siamo amici Alex, e poi non mi hai presentato ancora Michelle, Ned e il famoso Peter» chiuse per un paio di volte la mano a pugno, per assicurarsi che il braccio sia tornato normale.

Mi porto una mano alla fronte, dopo tutti i favori che gli devo questo è niente: «Ok, va bene, domani davanti a scuola te li presento, ma prova solo a nominare Echo e ti spezzo in due».

«Brava la mia puttanella».

Peter pov.

«Ottimo lavoro Alexander, saremo ben felice se decidessi di entrare nella squadra di atletica della scuola» non riuscivo a staccare gli occhi da lei, soprattutto con quella maledetissima divisa di educazione fisica.

«Peter, ci sei?».

Mi sentivo bloccato, non riuscivo ne a parlare e ne a muovermi.

«Sì, è proprio innamorato» commentò Michelle, mentre sentivo una mano appoggiarsi sulla spalla.

La vidi avvicinarsi e subito mi riscossi, non voglio fare la figura del casca morto, no di certo.

«Michelle, vieni, - disse semplicemente lei, non degnandomi di uno sguardo e andando dritta verso Michelle - è suonata».

Le guardai allontanarsi nei spogliatoi femminili.

«PETER!» Ned.

«OK OK ARRIVO!».

Una decina di minuti dopo, usciamo da scuola e cerco con lo sguardo Alex, ma nulla.

«Sarà già andata?» mi giro verso Ned, che mi risponde alzando semplicemente le spalle e scuotendo la testa.

Ritornai a guardare i diversi studenti camminare e parlare, finalmente trovo l'inconfondibile passo di Alex, unico in tutti i sensi. Ovviamente camminava al fianco di Michelle, sembra che vanno dritto verso qualcosa ma gli studenti mi coprivano la visuale.

Faccio segno a Ned di seguirmi, anche se l'ansia mi distrugge il petto per paura di essere rifiutato. Mi blocco.

«E chi è lui?».






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