Capitolo 3🤡

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Urlai, non piansi non mi disperai ma urlai.
Guardai in silenzio il treno merci passare davanti al numero 29 di Neibolt Street, poi urlai di nuovo, sentivo qualcosa crescere dentro di me, qualcosa di terribilmente forte e oscuro.
Rimasi in quella posizione forse per ore, guardavo quella strada e l'enorme girasole che si protendeva verso il cielo nel giardino.
Quando mi alzai il sangue sulle mie ginocchia si era raggrumato, presi la mia bici e quando raggiunsi la fine di Neibolt Street mi girai a guardare verso il numero 29, la casa sembrava deserta, l'interno era buio e terribilmente pauroso.
Decisi di andare da Eddie, avevo bisogno di contatto umano, pedalai con tutta la forza che avevo in corpo fino a casa sua, ma quando suonai il campanello fu sua madre a rispondermi.

"Eddie è andato da Bill con gli altri" Disse la donna davanti a me, io la ringraziai e tornai alla mia bici e pedalai verso la casa di Bill.

La madre di Eddie non mi piaceva era sempre stata troppo protettiva nei suoi confronti, era come se avesse paura che le si rompesse il figlio.

Mentre pedalavo verso casa Denbrough pensai ai due giorni appena passati e a tutte le cose che mi erano successe, il pensiero di lui mi tormentava, era un punto fisso nel mio cervello per quanto mi sforzassi di pensare ad altro il pensiero di lui poi prendeva sempre il sopravvento.

"Bill, sono Maggie" Dissi bussando alla porta.

Quando Bill mi venne ad aprire aveva una strana espressione sul viso.

"Gl-gli altri s-s-sono in garage" Io annuii e lo seguii in silenzio c'era decisamente qualcosa che lo turbava, quando raggiungemmo il garage gli altri erano seduti in cerchio, guardai Eddie e sorrisi, era di fianco a Richie, dentro di me pensavo che tra quei due ci fosse qualcosa ma non avevo mai approfondito sull'argomento.

"R-ragazzi io devo dirvi una cosa" Bill guardò ognuno di noi in viso poi chiuse gli occhi e sospirò "Ho visto Georgie, e-era in cantina e in-indossava il suo impermeabile g-g-giallo, sembrava vivo" la faccia divenne rossa per lo sforzo "m-ma non lo era e con lui c-c-c" le parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca.

"C'era un clown, si, l'ho visto anche io" Disse Eddie. A quelle parole mi si gelò il sangue nelle vene, un clown aveva detto Eddie, sapevo benissimo di che clown si trattasse ma feci finta di nulla.

"Ero davanti alla casa di Neibolt Street sta mattina quando ad un certo punto mi è venuto addosso un lebbroso, non aveva più la carne sul volto e puzzava da morire, così per scappare sono entrato nel giardino della casa e li l'ho visto: un clown che stringeva un grappolo di palloncini rossi, mi ha guardato e poi mi ha detto"

"Se verrai con me galleggerai anche tu" Disse Ben, tutti lo guardammo "Sì, anche io l'ho visto"

"Anche io ho visto qualcosa" Disse Stan, il suo viso era imperlato di sudore "ho visto una donna, quella del quadro di Modigliani che tiene mio padre in ufficio, solo che lei non era più dentro al quadro era nella stanza"

"Dovete stare lontano da quella casa" L'attenzione si spostò tutta su di me "Dovete stare lontano da quella casa se non volete essere uccisi, se non volete sparire come gli altri ragazzi qui a Derry"

"Che cosa stai dicendo Maggie" Chiese Mike visibilmente preoccupato.

"Vi devo raccontare una cosa, quando sono entrata nella casa di Neibolt Street non ero da sola, c'era un clown con me nella casa: alto, con un costume argento grandi pon-pon rossi e il viso dipinto di bianco, lui ha tentato di uccidermi, ma non appena mi ha toccata la sua mano si è come.. bruciata, poi mi ha lasciata andare, ma io sono tornata"

"Che idea del cazzo" Disse Richie interrompendo il mio discorso.

"Bhe, io sono tornata e gli ho curato la bruciatura alla mano, avendo capito che non si trattava di una persona qualsiasi gli chiesi chi fosse e lui mi rispose assumendo le sembianze di una donna" indicai Stan "Di un lebbroso" indicai Eddie "Ed infine, di Georgie" Dissi indicando Bill "Mi cacciò da casa sua dopo avermi detto che quella è la sua natura, ammazzare la gente e nutrirsi delle loro paura e mi ha anche detto che nessuno può cambiarlo e che se fossi tornata lì mi avrebbe ucciso ed infine mi ha detto che se avesse visto qualcuno di voi in quella casa avrebbe ucciso anche voi, perciò vi prego state lontano dalla casa di Neibolt Street"

Rimasero tutti in silenzio per alcuni istanti, come se volessero registrare tutto quello che avevo appena detto.

"Q-quel mostro ha ucciso Georgie, perciò io ucciderò lui"

"Bill ma non hai sentito quello che ha detto Maggie? Quello ci vuole uccidere se andiamo la quello ci ucciderà come mosche"

"Io sto con Bill" Disse Beverly mettendosi al suo fianco.

"Allora ragazzi ragioniamo, non sappiamo nulla di questo mostro, sappiamo solo che si nasconde in Neibolt Street, quindi non possiamo andare la senza sapere nulla, prima dobbiamo documentarci, trovare qualcosa che ci faccia capire qualcosa di lui, non possiamo andare la senza sapere nemmeno quali possono essere i suoi punti deboli"

"Ben ha ragione" Disse Mike alzandosi in piedi "Dobbiamo prima capirci qualcosa in più e poi ammazzarlo"

Avrei voluto dire tante cose, ma le parole erano morte nella mia gola, sapevo benissimo che quella di mettersi contro Pennywise non era una buona idea, ma non riuscivo a parlare era come se una forza maggiore me lo impedisse.

"Domani andiamo in biblioteca e cerchiamo di capirci qualcosa"

Gli altri annuirono alle parole di Mike e piano piano sparimmo tutti dalla porta del garage di Bill e poi nelle nostre case.

Non mangiai quella sera, avevo lo stomaco chiuso così come la gola e la testa, avevo come il presentimento che da lì a breve sarebbe accaduto qualcosa di veramente brutto, avevo come la sensazione che se fossimo andati fino in fondo a questa storia qualcuno sarebbe morto.

Quando entrai nella mia stanza le luci sfarfallarono appena, ma non ci feci caso, quelle case erano vecchie ed era normale avere dei cali di elettricità.

Un pacchettino rosso che non avevo mai visto attirò la mia attenzione, era riposto con cura sopra "il racconto dell'ancella", lo presi tra le mani e il pacchettino tintinnò appena, un brivido mi scosse la schiena, chiusi gli occhi lo aprii lentamente e ne versai il contenuto nel palmo della mano destra.

Qualcosa di freddo mi sfiorava la pelle, quando decisi di aprire gli occhi mi girò la testa, tra le dita stringevo la collana di velluto che mi ero strappata poche ore prima e assieme alla collana stringevo anche un biglietto.

"Grosso errore" Le lettere erano disconnesse come se fosse stato scritto da qualcuno che ha appena imparato a scrivere, una freccia mi indicava che dovevo girare il biglietto.

"Oggi è il primo giorno del resto della tua vita"

Le lettere erano rosse, ed erano scritte col sangue.

IT'S ME || Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora