Jin (Pt. 2)

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Dopo una lunga ricerca, rimasi qualche istante fuori con la testa dall'acqua e la visiera alzata.
Muovevo freneticamente le braccia e le gambe per stare a galla.
La riva era estremamente lontana, eppure Jin doveva essere lí, ma dov'era...
Mi rimisi la mascherina la quale era in grado di individuare forme di vita di ogni genere, sia animali che piante.
Di lei, però, ancora nessuna traccia.
No, aspetta, incominciai a vederla: stava per toccare il fondo sabbioso con la schiena.
Presi un profondo respiro e feci uno scatto sott'acqua.
Mi sentii morire. Stavo quasi per afferrarle la mano, ma fui costretto a ritornare in superficie.
Attivai una minima dose di ossigeno, inspirai profondamente, ancora più di prima, e riuscii ad afferrarla.
La fatica di riportarla su fu terribile, anche con l'aiuto dell'ossigeno.
A quel punto mancava il ritorno sulla terra ferma.
Ero divorato dall'ansia e dalla paura: non sapevo come tenere bene Jin. Alla fine me la misi sulla schiena, mettendo le sue braccia attorno al mio collo; dopodiché gliene presi uno e iniziai a nuotare.
Riattivai l'ossigeno che avevo momentaneamente disattivato.
Non mancava molto alla riva, o almeno così mi pareva.
Non ce la facevo più: i muscoli delle gambe e del braccio libero erano estremamente affaticati; inoltre avevo il continuo terrore che il corpo di Jin potesse scivolarmi via da un momento all'altro.
Almeno l'ossigeno durò più di quanto pensassi e fu molto utile per farmi riprendere un po' di fiato.
Il mare cominciò ad agitarsi: già da quando ero arrivato sull'isola vi erano nuvole tenebrose e in quel momento si era alzato il vento e con esso le onde.
Non riuscivo a rimanere in superficie, le correnti mi stavano sballottando in tutte le direzioni, e questo non mi aiutava affatto.
Non ce l'avrei mai fatta senza di lui, sí, il mio amico rimasto a riva mezzo svenuto.
Mi sentivo annegare quando percepii Jin più leggera: fu allora che lo vidi.
Erik era senza la visiera, ma aveva ancora nella tuta l'ossigeno con una dose aggiuntiva per gli eventuali "casi speciali", come li definiva lui, simili a questo del resto.
Arrivai distrutto sulla sabbia soffice.
Da poco il vento si era calmato e udivo solamente il fruscio delle onde.
Mi distesi.
Chiusi gli occhi.
L'ultima immagine che ricordo è Erik che compie una respirazione bocca a bocca.
Poi degli occhi verdi aprirsi di scatto.


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