Un mattino precoce (Pt. 2)

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Una volta, partendo a mezzanotte, avevamo preso un treno per Venezia (meno di un'ora da qui); un'altra Anna aveva guidato con la macchina di suo padre ( non so bene come, non aveva ancora l'età per farsi la patente ) ed eravamo andati in riva al mare; la settimana che venne eravamo entrati in un edificio abbandonato e avevamo trovato gente che dormiva e lei aveva stretto amicizia con questo gruppo di persone dopo quel suo urlo che aveva fatto sobbalzare tutti; il mese seguente eravamo andati semplicemente in centro Padova; un'altra volta ancora eravamo entrati in una casetta sull'albero di un bambino che le stava antipatico e gli aveva rubato qualcosa...Non ricordo cosa e nemmeno ci tengo.
Tutto questo, sempre durante la notte, momento della giornata in cui ci si può celare dagli altri e ascoltare il silenzio, interrotto da qualche suono o verso di animale notturno.
<< Siamo arrivati >> mi riportò alla realtà.
Era una delle case abbandonate che vedevo passando per quella strada, solo che non ci avevo mai fatto troppo caso.
<< Ho chiesto ai tipi che abbiamo conosciuto nell'altra casa di tenerci libera questa... >>. Io mi sentii piuttosto confuso, mentre lei mi appariva imbarazzata.
Entrammo ma Anna, che mi faceva strada, non si fermò mai a osservare quelle pareti, pavimenti e finestre malmesse, anzi, continuò per quelle stanze buie senza prestarvi alcuna attenzione.
Strano.
Salimmo fino all'ultimo piano e lì vedemmo una finestra (spero non un buco) sul tetto da cui filtrava una lieve luce mattutina.
Cosa voleva fare?
Poi prese una scala di legno da terra e l'appoggió all'estremità della finestra.
Iniziò a salire e mi fece cenno di seguirla.
Dire che quella scala e che quel tetto fossero stabili è un'esagerazione.
Ci sedemmo lì, sulle tegole, a osservare il panorama.
Si vedevano tutti i camini delle case circostanti e all'orizzonte la basilica di Sant'Antonio.
Era tutto stupendo: il Sole stava uscendo allo scoperto.
Rimasi qualche istante con la bocca aperta.
Poi lei mi guardò ridendo e mi abbracciò.
<< Grazie Francesco per tutte queste avventure notturne passate insieme e per la nostra amicizia. Sei un ottimo compagno di viaggio, anche se un po' dormiglione, però sei bravo perché mi sopporti>> . Sorridendomi aggiunse: <<Spero che ti rimanga impresso quest'istante per tutta la vita e che quando ci penserai, ti verrò in mente >>.
Rimasi senza parole, non me lo sarei mai aspettato da lei; ero un po' commosso, anche se non lo davo a vedere.
Io le ricambiai il sorriso e ci scambiammo un altro abbraccio.


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