Giochi di luce

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Come al solito i ragazzi andarono a cercare le case abbandonate da un centinaio d'anni della zona, quasi tutta campagna.
Spesso andavano nella cartiera, una meta fissa.
Era un edificio al di fuori costituito da mattoni rossi che non furono mai ricoperti da intonaco. All'interno non c'era nulla, solo qualche stormo di piccioni, come se i costruttori sapessero già dall'inizio che non sarebbe mai stato utilizzato quel posto.
In realtà ce n'erano molti altri.
Infatti vennero a sapere di una casa, non molto grande, anzi. 
Era molto isolata rispetto agli altri luoghi visitati.
Era su due piani e non aveva nemmeno una finestra, solo la porta per entrare.
Tutto ciò che vi sto per dire è frutto di un racconto da loro stessi narrato.
Quando i ragazzi entrarono si fecero luce con le torce dei telefoni.
Guardarono per terra e videro enormi pezzi di intonaco staccati dal soffitto.
Passarono in un'altra stanza, piena di ragnatele.
Continuarono il giro accompagnati dai topi.
Quelle stanze così grandi non mostravano la piccola casetta che si vedeva da fuori, ma più una villa arroccata.
Videro un'ombra. Un ragazzo era più avanti degli altri e puntava la torcia contro il muro. Proprio dove la parete era illuminata, vi era la sagoma di un uomo incappucciato.
Iniziarono ad urlare e a correre. 
La stanza che avevano attraversato prima era diventata ora un lungo corridoio.
Mentre scappavano dalla creatura, la vedevano continuamente proiettata nelle luci dei telefoni. Sembrava quasi che avesse degli artigli al posto delle unghie e che li stesse per affondare nella loro carne.
Non riuscivano a trovare la porta da cui erano entrati.
Trovarono delle scale e le salirono.
I ragazzi, però, si fermarono. L'ombra era scomparsa.
Ritornarono di sotto in cerca della fottuta uscita.
Si immobilizzarono nel vedere un'altra figura. Essa emetteva una strana luce azzurro chiaro. Appena essi puntarono la luce, quella si girò verso di loro. Aveva gli occhi ignettati di sangue. Delle lacrime di colore nero le rigavano il viso. Era una donna.
Fu lei  ad urlare questa volta, mostrando i suoi segni scavati della vecchiaia e l'assenza di denti.
I ragazzi corsero, senz'aria nei polmoni e videro la porta. 
La attraversarono, finendo nei campi illuminati dalla luce lunare.
Uno di loro inciampò fuori dall'entrata e cadde.
Disse qualcosa, poi, come se qualcuno gli avesse afferrato i piedi, fu trascinato dentro la casa. Non fecero nemmeno a tempo di iniziare a buttarsi su di lui per prenderlo che la porta si chiuse.
Dei catenacci scattarono.


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