Gionni?

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- Gionni?
Un terribile brusio mi stava facendo girare la testa.
Una massa di gente sta attorno a Gionni e mi impedisce di farlo girare verso di me.
- Gionni?!
Lui sorride agli altri e mi rendo conto che anche io ho un sorriso stampato sulla faccia.
- GIONNI!
- Che c'è Rosa?!
Mi metto a ridere e non solo: mi dimeno sulla sedia e urlo a un volume spropositato.
- Ma che stai facendo? Oh ma che vuoi? – di certo avevo attirato la sua attenzione.
Credo anche quella degli altri, ma non ne sono sicura.
- Gionni, mi stavo chiedendo... Dove hai lasciato il tuo quarto occhio?
Il brusio di prima si ristabilisce e questa volta mi sta proprio venendo il mal di testa, ma non riesco a smettere di ridere.
- Piantala di fare la cogliona, Rosa. Che cazzo stai dicendo?
Non riesco a smettere di ridere. Dopo tutta la fatica per far volgere il suo sguardo verso di me e mi risponde così male.
Alzo piano piano il busto e la testa che sento tanto leggeri verso la sua direzione ancora ridacchiando, ma ho la forza di dire: - Te lo chiedo perché io avrei bisogno del terzo – intervallo di parole strascicate – non è che me lo andresti a prendere per piacere? Dovrebbe essere sul tavolino in cucina.
Non è un tavolo poi così piccolo, sarà un tavolo 2 metri per 2, ma in quel momento volevo dire "tavolino" perché aveva un bel suono. Ad ogni modo lui sa che mi riferisco a quell'unico tavolo in cucina, non può sbagliare.
Queste mie brevi riflessioni si interrompono perché inizio a sentirmi precipitare all'indietro. Sto cadendo o sono gli altri che si allontanano da me? Non saprei, ma sento anche dell'acqua fredda che mi circonda e che mi bagna i vestiti. Che gli altri la sentano? Non posso saperlo, ma sono lontani da me, di più di prima.
Inizio a ridere perché mi guardo attorno e sono in una piscina, quasi sicuramente. Rido sì, perché qualche istante fa ero in salotto con gli altri e come ci è arrivata improvvisamente una piscina?
Ho vividi nei mie occhi i sorrisi di tutti stampati su quelle faccette prive di entusiasmo assieme ai loro occhi sbarrati solo perché ho voluto chiedere qualcosa di stupido e diverso dalle solite cose che si chiedono per fare conversazioni inconcludenti. Tanto è ovvio che nessuno stesse ascoltando Gionni, come non lo stavo facendo io.
Temo che dell'acqua sia entrata dalla parte sbagliata perché sto tossendo.
Quando mi riprendo ho solo un sorriso appena accennato, non sto più ridendo.
Sembra di essere qui in questa piscina da molto tempo. Forse è proprio così, nel silenzio e lontana dagli altri.
Ora mi sento completamente distesa e con la schiena tocco il pavimento di quella piscina azzurra. Vedo il pelo dell'acqua dal fondo. Che bell'effetto visivo. Su quella superficie ci sono suggestivi giochi di luce. Raggi luminosi provengono dall'esterno. Mi rendo conto solo poco dopo che non è così. Se non guardassi quella superficie e volgessi lo sguardo solo attorno a me, direi che è giorno, una bella giornata estiva con una luce color giallo-arancio, tipica dell'ora del tramonto.
Quel pelo d'acqua riflette solo la luce che mi rendo conto essere attorno a me e sempre quel pelo d'acqua fa intravedere solo nero e oscurità al di là di esso. Che sia proprio lì che sono rimasti gli altri, in un velo di finzione e falsa cortesia?
Mi metto a piangere, mi sento così sola... Poi chi mai guarderebbe se sul fondo di una piscina ci fosse una ragazza?
Ma forse è il mondo esterno ad essere immerso nell'acqua, perché io ora mi sento asciutta, quasi come se quel mondo tanto nero non mi toccasse più.
Probabilmente sono imprigionata tra una superficie d'acqua e il pavimento di una piscina in realtà vuota e che funziona al contrario. Credo che quel pelo d'acqua sia come un muro che non mi farà più uscire in quell'universo di solo bagnato, o così è come io lo percepisco. Magari tu lo vedresti in maniera diversa e preferiresti immergerti in lui. Mi dà inquietudine però.
Ma una via di uscita c'è! Qui a destra c'è una porticina. Sembra la stessa di "Alice nel Paese delle Meraviglie"; magari anche io troverò un po' di compagnia come è successo a lei.
Striscio sul terreno e sento una forza che mi tiene bloccata a quel pavimento, ma quel varco non è poi così distante.
Mi trascino oltre e appoggio le mani ed un fianco su qualcosa di abbastanza soffice e nero. Sono su un sedile posteriore di un'auto.
L'autista è Leo e di fianco a lei c'è Sara. Sono vestiti tutti e due molto eleganti. Del resto quando mai andavano in giro senza una gonna o una giacca elegante? Avevano preso dai genitori che sono sempre stati molto attenti a questo tipo di cose. "L'aspetto prima di tutto" o forse era più una cosa come "L'apparenza prima di tutto".
- Dove la portiamo signorina in questa notte piovosa a Barcellona? – mi chiede Leo. Sembra non si ricordi di me o fa il simpatico? Aspetta... Barcellona?
Guardo verso il finestrino e davanti a me. Vedo tutte le luci dei lampioni e dei semafori distorte dalle gocce sul parabrezza che continuano a scivolare giù. Una sensazione come il pelo d'acqua; nulla può essere percepito in maniera nitida al di là di quel vetro.
- La portiamo in un posto speciale – risponde Sara con un ghigno. Inquietante.
Lui accelera e prende il volo.
Sorvoliamo la città dall'alto, tanto distante da noi quanto io mi sento lontana da loro due in questo momento. Non si preoccupano per me. E io? Mi preoccupo per loro? Mi preoccupo per me stessa?
Le porte dell'auto si aprono e ci buttiamo giù con dei paracadute.
Caspita, ma il mio non si apre!
Gli altri due si prendono per mano e volano via, rimanendo alla stessa quota a cui viaggiava l'auto, lei con un paracadute giallo e lui con uno viola, entrambi a forma di ali di farfalla.
Forse cado perché non ho le ali?
Per fortuna mi passa vicino un corvo che mi prende al volo e mi ritrovo sulla sua groppa.
Stiamo volando ma si gira verso di me e mi guarda, apre il becco e chiede: - Rosa, tu hai le ali?
- Non lo so...
- Basta che ti guardi meglio.
Quel piumaggio nero lucente che avevo notato su di lui è effettivamente su tutte le mie braccia, o forse dovrei dire... Sulle mie ali?
La voce del corvo sussurra alle mie orecchie: - è ora di svegliarti, lo sai, no?

Quella maledetta acqua che avevo sentito prima era in realtà dello spumante che qualcuno mi aveva versato addosso. Ma perché, io mi chiedo, alle feste c'è sempre qualcuno che fa cose del genere?
Sono tutti lì che ridono e, come dicevo prima, nessuno ascolta nessuno. Sono in ginocchio per terra, fradicia.
Allora mi alzo e il brusio non cambia. Che mal di testa.
Vado nel corridoio illuminato parzialmente (sempre qualcuno che si dimentica la luce accesa) tenendomi la testa e arruffandomi i capelli umidi e zuccherosi.
Trovo la porta del bagno sulla sinistra ed entro.
Chiudo la porta e mi trovo completamente al buio.
Sulle tende si proiettano le luci della strada, creando un gioco di ombre in controluce.
Accendo la luce.
Mi guardo allo specchio e vedo una ragazza con un taglio corto, biondo, liscio con la frangetta e occhi verdi. Ha del trucco colato che le riga le guance.
Guardo di nuovo verso quella tenda che si muove con la brezza del vento.
C'è la sagoma di un corvo che si intravede a malapena. Lo sento che mi invita ad uscire con il suo verso gracchiante e io mi avvicino alla finestra. Non vola via come mi aspettavo, anzi, è lì sul davanzale che mi osserva e io faccio lo stesso.
Dovrei seguirlo?
Continuo a guardarlo e gli sorrido.

Non sempre tutto quello che appare surreale o razionalmente impossibile non esiste. Esistono solo diversi modi per esprimere ed interpretare la realtà.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03, 2021 ⏰

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