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🕞Martedì 3, 15:32
«Mamma!» spalancai il portone ed irruppi in casa come un ciclone «Mamma, mamma, mamma non ci crederai mai!» corsi dritta in cucina senza neanche lasciare borsa o cappotto. Sulla porta mi scontrai con la sua figura e per poco non la buttai a terra.
«Accidenti Miky, smettila di fare tanto baccano, tuo padre dorme!» mi rimproverò corrucciata sventolandomi davanti alla faccia lo straccio che aveva in mano.
«Scusami.» il rimprovero non mi fece perdere il sorriso.
«Cosa succede? Entra e chiudi la porta.»
Feci come mi disse. C'era odore di sgrassatore, il forno era appannato e i fornelli erano lucidi.
Vero, era in programma il soufflé di patate per pranzo.
Mi sedetti sulla sedia alta della penisola e iniziai a raccontare mentre lei si affaccendava a strofinare le piastrelle.
«Ti ricordi quella casa che vedemmo tantissimo tempo fa? Quella vicino le poste centrali, grande, luminosa con le volte a stella e il doppio piano?»
«Mmh...»
«Ma sì, quella di quand'ero piccola. Te ne parlai per mesi di quanto mi piacesse e di come saremmo stati bene lì.»
«Mmh... forse ho capito, quindi?»
«Per farmi stare zitta mi dicesti che un giorno forse sarei potuta andare a viverci, da più grande, ricordi? Beh, non sapevi quanto avessi ragione! È in affitto e ho preso il numero, alle cinque chiamo. Non ci credo, quasi l'avevo dimenticata, è incredibile che dopo tanto tempo abbia questo tipo di fortuna!»
Mamma mi lanciò uno sguardo perplesso.
«Ti rendi conto che sono passati più di dieci anni e ci avranno vissuto più di venti persone differenti in quella casa, vero? Potrebbero averci fatto cose strane, potrebbe essere malridotta, mezza distrutta, o potrebbe essere diversa, pensa se qualcuno ci ha fatto delle ristrutturazioni, potrebbero esserci muri dove prima non ce n'erano e viceversa. Oppure potresti renderti conto che i tuoi gusti sono cambiati e a distanza di tanti anni non è più così bella. Presumo costi un bel po', non ti ci gettare a capo fitto come fai sempre e poi te ne penti.»
«Io non mi getto mai a capo fitto nelle cose per poi pentirmene.» ribattei vagamente punta nel vivo.
Si voltò e mi guardò con un sopracciglio alzato.
Feci un cenno con la mano per sorvolare e continuai.
«Ad ogni modo andrò a vederla prima, è chiaro. Ed è normale che non sarà in perfette condizioni, non mi aspetto una casa nuova d'ultima generazione, però non ti sembra curioso che sia tornata sulla mia strada, a distanza di anni? A me sembra incredibile!» esclamai balzando giù dalla sedia. Mi diressi alla mensola dove tenevamo i piatti e ne presi uno.
«È vero, è molto insolito. Quanto pensi di poterci spendere?»
«Beh,» dissi passandole dietro per aprire il forno «ho i miei risparmi, potrei pagare anche l'affitto per tutto l'anno se mi convenisse.»
Tagliai una fetta del soufflé che iniziò a cadere da tutti i lati e la spostai in fretta sul piatto.
«Non fare stupidaggini, Miky. Ragionaci bene su prima.»
Conservai il tegame e richiusi il forno.
«Dico, se ne vale la pena, ovvio.»
«Mmh...» mormorò perplessa. Tornai a sedermi, presi una forchetta dal cassetto della penisola e iniziai a mangiare.
Dopo la terza volta mi accorsi di aver preso a controllare freneticamente l'orario sul telefono ogni manciata di secondi: si ostinava a segnare le tre e quarantotto mentre io non vedevo l'ora di chiamare.
«Mmh, e se...» riprese dopo una decina di minuti buoni sciacquando lo strofinaccio per poi rimetterlo a posto.
Alzai gli occhi su di lei, in attesa che completasse la frase.
«E se andassi a vivere con Nick? Potresti chiederglielo.»
“Ah.”
«No, non vorrebbe.» risposi abbassando lo sguardo sul piatto vagamente mogia. Percepii i suoi occhi scrutatori addosso ma cercai di ignorarli. Allora si avvicinò e si posò a peso morto con i gomiti sul ripiano difronte a me.
«Perché? Ci sono problemi?»
«No... Ma ne abbiamo già parlato, una volta, e lui ha detto di essere contrario alla convivenza prima del matrimonio.»
«Oh.»
«Sì, lo so cosa stai pensando.»
«Cioè?» chiese alzando un sopracciglio ma io roteai gli occhi.
«“E allora perché non vi sposate? L'età c'è, il momento anche”... Però io non ho il coraggio di chiederglielo. E poi è lui l'uomo!» sbottai.
«Non pensavo questo.»
«Io sì...» mormorai.
«Mmh.» fece con la sua solita aria psicanalizzatoria.
Ma io la guardai e incrociai le braccia spostando il piatto vuoto.
«Che c'è?»
«Hai ventitré anni, non ti insegue nessuno, no?»
«Tu ti sei sposata quando ne avevi ventuno. Volendo, sono in ritardo di due anni.»
«Cosa c'entra, erano altri tempi all'epoca.»
«Anche Johana si è sposata alla tua stessa età.»
«Ah,» sbottò «tua sorella è una pazza, la conosci anche tu!»
«Già, il suo vestito da sposa era blu e rosso.» sospirai.
Alzò gli occhi al cielo.
«Non me lo ricordare. Davvero, talvolta mi chiedo da chi abbia preso quella ragazza. Probabilmente dalla famiglia di papà.»
«O dalla tua. Al matrimonio la nonna si presentò vestita da sciatrice e la zia Anna dovette uscire in piena cerimonia ricordandosi di aver dimenticato Pete a casa.»
«Una volta o l'altra capiterà anche a te di dimenticare tuo figlio da qualche parte.» trattenne un sorriso.
«E come, se non mi sposerò mai?» sospirai guardandomi le braccia.
«Miky, dai, non è vero che non ti sposerai mai. Solo perché io e Johana ci siamo sposate a ventun'anni non vuol dire che c'è un tempo limite, ognuno ha la sua storia. I miei erano tempi diversi, a vent'anni io avevo già vissuto una buona parte della mia vita, e Johana e Phil si conoscevano dai tempi delle elementari, tutti e due pazzi hanno fatto tantissime cose insieme sin da subito e arrivati all'età adulta si sono chiesti perché aspettare. Ma la tua è un'altra storia. Tu e Nick siete un mondo a parte, seguite strade diverse che ogni tanto si incontrano, ma è una bella storia comunque. Tre anni non sono pochi.»
Mi strinsi nelle spalle demoralizzata.
«Ma a quanto pare non sono neanche abbastanza. Secondo me non ne ha l'intenzione. È così preso dal suo lavoro che–» mi interruppi nervosa. Non poteva rovinarmi quel momento, ero così felice fino a poco prima e adesso quasi mi dimenticavo.
“Roba da pazzi.”
«Sai una cosa? Non mi importa. Quando sarà, sarà. E se non sarà, pazienza. Ora ho la mia adorata casetta a cui pensare. Quindi, Nick è fuori discussione, punto.»
«D'accordo. Lo dicevo solo per stare un po' più tranquilla.»
«Tranquilla per cosa?» chiesi alzandomi dalla sedia e portando il piatto al lavello.
«Beh, è tanto lontano da qui, e l'idea che tu vada a vivere da sola... come farai a dormire tranquilla la sera?»
«Mamma...» cantilenai strofinando il piatto «Non è così lontano, sono sì e no una decina di chilometri, è facilmente raggiungibile. E poi, voglio o no devo farlo per forza, da qui sono troppo lontana dal lavoro e non posso spendere in benzina quello che risparmio per l'affitto.»
«Lo so.» disse avvicinandosi e abbracciandomi alle spalle «La mia bambina coraggiosa che va a vivere da sola. Pian piano mi state lasciando tutte da sola con papà.» piagnucolò.
«Non sei contenta? Finalmente avrete tutta l'intimità che volete.» trattenni un sorriso.
«Mh.»
Misi ad asciugare il piatto e la forchetta e mi voltai ad abbracciarla.
«Evitate però di farmi trovare una nuova sorella quando tornerò per le vacanze di natale.»
«Spiritosa. Piuttosto, datevi i turni con Johana e venite a controllare che papà sia ancora vivo di tanto in tanto.»
«Te lo sei scelto tu.»
«Prima di avere voi e prima che invecchiasse. Non hai idea di quanto sia cambiato in peggio.»
Risi e mi districai dall'abbraccio.
«Potrebbe dire lo stesso di te.»
«Lo so, ma io gli ho dato due figlie.» alzò gli occhi al cielo ed io sorrisi.
Sarebbe stato curioso vederli da soli a battibeccarsi, come le vecchie coppiette comiche.
«Vuol dire che andrete a cenare fuori più spesso e magari a ballare. Sarete la classica coppia di vecchietti. Caffè?»
🕔16:56

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Un coinquilino in affitto
RomantikMichaela, giovane ragazza caparbia e determinata, trova finalmente un affaccio alle porte dei suoi sogni quando legge l'annuncio di affitto sulla casa di cui si era innamorata diversi anni prima, ma qualcosa va storto, e da un semplice cambiamento s...