DICEMBRE

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🕟Martedì 1, 16:43

«Che cosa?!» esplose nel mio orecchio la voce di mamma.
Non avevo avuto il coraggio di dirglielo prima.
Non avevo esattamente l'aria felice di chi si stava per sposare ma, visto che già dovevo fingere con me stessa e con Nick, non avevo voglia di passare sotto lo sguardo della verità di mia madre che sapeva se stavo male ad una nazione di distanza.
Perciò avevo pensato bene di dirglielo per telefono, così magari la critica mi sarebbe arrivata più attutita.
«Ci sposiamo.» ripetei piano riavvicinando il telefono all'orecchio.
«Ma cosa... Quando è successo? Come? Perché?»
Mi presi perciò un'ora buona per spiegarle tutto, senza scendere troppo tra i dettagli della decisione, e un'altra mezz'ora per spiegarle perché non glielo avevo detto subito.
Finché non riprese con le domande toste.
«Perché ti stai facendo questo?» mi chiese e immaginai la sua espressione.
«Cosa mi sto facendo?»
«Del male, non sei felice, si sente da qui.»
«Sono molto felice invece. Finalmente mi sposo, no? Ti ho rotto per tanto tempo, non ho mai chiesto altro, adesso finalmente è arrivato il momento, come posso essere triste?»
Già, come potevo essere triste...?
«Perché c'è un momento per tutto. Il suo lui l'ha perso e tu lo sai meglio di chiunque altro. Il matrimonio non è uno scherzo Miky, non fare stupidaggini, non sapresti come uscirtene.»
«Mamma!» esclamai stanca di sentirmi dire da lei ciò che già sapevo «So che tu stai pensando che non devo farlo, che sono ancora giovane e che avrò altre occasioni, ma se fossi nei miei panni ti renderesti conto di quanto in realtà non abbia altra scelta. Nick mi ama e mi sta promettendo quello che non mi prometterà mai nessun altro, nessuno pensa più al matrimonio di questi tempi, gli uomini si danno tutti alle storielle occasionali, un'avventura di quando in quando, e non è quello che voglio io. Io amo Nick, ok? È tutto quello che serve. Perciò per favore, se hai qualcosa in contrario tienitelo per te!» urlai infine con le lacrime agli occhi. Riattaccai e gettai il telefono alla parete di fronte.
Non lo avrei fatto mai più riparare. Ne avrei comprato un altro e cambiato numero.
Esattamente quello che avrei fatto con la mia vita se fosse stato possibile.
  
   
   
   
   
    

🕥Lunedì 7, 22:37

Non riuscivo a non pensare quanto diverse fossero le sue labbra.
In realtà avrebbe dovuto essere il contrario; i baci di Nick avevo smesso di contarli già da dopo il primo appuntamento mentre quelli di Steven, quelli veri, fuori dalle coperte, li contavo sulle dita di una mano: il primo fu quello nel letto, quando entrambi ci svegliammo dopo la lite, nel piccolo bunker, il secondo fu quando quella sera stessa ci eravamo cercati di nuovo, sempre nel piccolo bunker e il terzo fu quando capii che stare lì con lui mi piaceva, ancora una volta nel piccolo bunker.
Contavo i baci di Steven sulle dita di una mano perché erano avvenuti tutti nello stesso posto, nel giro di quarantott'ore. Non lo avevo mai cercato io, tutte e tre le volte era partito da lui.
Ma perché pensavo ai baci di Steven e non a quelli dell'uomo che avevo d'avanti?
Nick dormiva a casa mia per la prima volta e con tutte le mie forze cercai di simulare l'entusiasmo che avrei avuto un tempo. In realtà, adesso, non me ne importava nulla che fosse la prima volta, qualunque cosa facesse io non riuscivo a pensare oltre al fatto che la parte sincera di quella situazione se l'era giocata. Mi baciava ed io non ero entusiasta? Perché la mia parte innamorata se l'era giocata. Diceva di amarmi ed io rispondevo accondiscendentemente? Perché la mia sincerità se l'era giocata. Veniva a dormire da me per la prima volta ed io non ero felice? Perché la sua prima vera volta se l'era giocata.
Dentro di me gli rinfacciavo ogni cosa e a quel punto iniziavo davvero a pensare che fosse qualcosa di irreparabile. Non ci sarebbero stati né anni né matrimonio che mi avrebbero fatto innamorare di nuovo di lui.
In cosa mi stavo cacciando, davvero?
«Vado a prendere un sorso d'acqua.» sorrisi scostandomi dalle braccia di Nick.
«Ok.» mormorò lui.
Dovevo allontanarmi da lì, sentivo le sue braccia diventare via via sempre più strette, mi sentivo sempre più oppressa da lui.
Scesi perciò giù, presi un sorso dalla bottiglia nel frigo, richiusi tutto e rimasi un momento a guardarmi intorno. Ogni angolo mi ricordava Steven: in ogni angolo rivedevo una nostra litigata, nel televisore rivedevo le nostre colazioni, nel tavolo i nostri pranzi e le nostre cene, il mio mancamento persino, nei fornelli le volte che avevamo cucinato insieme, sotto al mobile dove tenevamo pasta e pane rivedevo lui che mi veniva in contro e mi tirava su portandomi fino al divano e punzecchiandomi.
Era quello che si provava, allora, a convivere con qualcuno? Non uno qualunque, ma qualcuno con cui c'era affinità, complicità...?
No. Steven non era–
Non era normale che ci pensassi tanto, non era giusto, nei confronti miei e quelli di Nick. Scossi la testa confusa e stanca e mi trascinai a forza fino alle scale.
Steven mi si parò d'avanti sul primo gradino. Non lo avevo sentito. Era appena uscito dalla doccia perché emanava ancora calore e i capelli erano bagnati alle punte.
«E tu che ci fai qui?» chiese sorpreso.
Era da un po' che non sentivo la sua voce.
Da quando aveva saputo che mi sposavo a stento mi rivolgeva la parola, aveva magicamente preso a correre la mattina e di colpo il lavoro lo tratteneva troppo tempo in ufficio, poi gli amici non facevano che chiedere di lui e la sera non era mai a casa. Praticamente vivevo da sola. Adesso che non volevo, vivevo da sola.
«Ho solo preso un po' d'acqua.» mormorai.
Ci guardammo per un po', finché la fitta nello stomaco non divenne una coltellata e il verde dei suoi occhi mi portò alla mente troppi ricordi lasciandomi preda di un sentimento misto tra senso di colpa e nostalgia.
«Devo–» mormorai distogliendo lo sguardo.
«Tornare su?» chiese al posto mio.
«Sì.»
«Perché lo stai facendo?» chiese scendendo l'ultimo gradino che ci separava e poggiandosi con le mani su entrambi i passamani così da sbarrarmi la strada.
«Che cosa?» domandai confusa.
«Tutto questo. Nick. Il matrimonio. Avevi detto che ti tiravi indietro, allora perché continui?»
Corrugai la fronte incredula.
«Tu credi davvero che io mi stia sposando solo per vincere una stupida battaglia in cui entrambi cerchiamo di farci del male solo per ottenere... chissà cosa dall'altro? Davvero credi che io abbia accettato tutto questo solo per te? Io non so neanche perché è nata, figurati se arrivo addirittura a fare una cosa del genere!»
«Dici di no ma l'effetto delle tue azioni è quello.»
Non poteva davvero credere che tutto quello fosse per lui... E di quale effetto parlava?
«Non tutto gira intorno a te, sai?»
«Allora perché lo stai facendo? Voglio crederti più intelligente di così.»
«Ma qual è il tuo problema?» sbottai infastidita.
«Il mio problema sei tu. Non puoi sposare qualcuno che non ami.»
Dovetti fare uno sforzo indicibile per non schiaffeggiarlo.
«Cosa ne sai tu? Di chi amo e chi no? Chi dovrei sposare allora secondo te?» cercai di non urlare ma che ero arrabbiata si capiva.
«Hai bisogno per forza di avere la certezza che qualcun altro sia disposto a sposarti per poter ragionare?»
«Non hai risposto.»
«Neanche tu.»
«Spostati Steven.» dissi a denti stretti cercando di scansarlo ma mi bloccò ancora più saldamente la strada.
«Certamente non lui.»
Sospirai.
«E chi allora?»
Lui non si sarebbe mai fatto avanti, e anche se fosse stato? Non voleva. Se ne sarebbe pentito nel giro di qualche giorno.
«Secondo me non dovresti sposarti proprio, perché questa fretta? Perché dev'essere o bianco o nero con te?» chiese con un certo impeto nervoso.
«Steven accidenti, che ti importa? È la mia vita, fatti da parte!» ormai trattenevo a stento le urla.
«Non è il momento per questo passo.» aggiunse appena un po' più calmo.
Scossi la testa esasperata.
«Allora non lo sarà mai. Spostati per favore, devo tornare su.» e feci per spostare un suo braccio ma era saldamente attaccato al passamano.
«Micha, te ne pentirai. Tra voi non c'è quello–» si interruppe di colpo esitante. Poi riprese «Quello che c'era prima. Se adesso tu lo sposi te ne pentirai nel giro di qualche mese, giorno persino. Non sei innamorata di lui, lo vedo da come gli parli, da come lo guardi, dalla faccia che hai stasera. È stato lui stesso a mandare all'aria tutto quello che sta fingendo di darti adesso e ne sei pienamente consapevole. Fai ancora in tempo a tirar–»
Svelta una mia mano volò dal suo braccio alla sua faccia con forza lasciando nell'aria un rumore secco e schietto.
Spostò appena la testa e abbassò lo sguardo.
Come si permetteva di dire quelle cose? Come poteva un operaio che non lavorava mai pretendere il suo stipendio? Come poteva mettermi su un discorso del genere senza sapere, senza darmi neanche qualcosa in cui scegliere? Come poteva farmi un discorso del genere se lui per primo non voleva niente? Quali fatti erano i suoi?
«Non osare metter voce su questo.» dissi secca quasi quanto lo schiaffo «Quello che decido di fare o non fare non sono fatti che ti riguardano. Sposo Nick perché lo amo, tu non sai cosa ho dentro perciò non metterti ad inventare storie. Tra di noi è esattamente come prima e seppur non fosse a te non riguarda.»
«Davvero Micha?» alzò un sopracciglio «È tutto come prima? Ad esempio, c'è la stessa sincerità.» disse in un sussurro che sembrava più un ringhio.
Scossi la fronte corrucciata.
«Ovvio.» ringhiai a mia volta.
«Perciò se ora salgo e gli dico che siamo andati a letto insieme, due volte, lui già lo sa.»
Per un istante mi sentii mancare. Non l'avevamo mai detto così esplicitamente, quello che era successo nella casetta bunker era rimasto lì dentro. Ne avevamo accennato solo una volta, dopo la chat, ma mai così esplicitamente.
Ma oltre questo mi invase la rabbia: come osava mettersi in mezzo?
Avrei voluto gridare, gridare fino a perdere la voce come se così facendo lui capisse il male che mi stava facendo, ma sarebbe stato inutile.
«Non vedo come la cosa possa interessarti.» sibilai a denti stretti.
«Certo che mi interessa, a questo punto. Ci sono anche io in mezzo.»
«Tu non sei proprio da nessuna parte. Tu devi farti gli affari tuoi e basta, Steven!»
Mi guardò un secondo con sfida.
«Credo proprio che andrò a dirglielo.» disse poi facendo per spostarsi.
Gli afferrai il braccio affondandoci le unghie dentro e lui si fermò.
«Non si tratterrà dal prenderti a pugni.»
«Neanch'io.»
Lo guardai con la presa ancora stretta sul suo braccio.
«Perché vuoi farmi questo?» chiesi infine disperata.
«Perché vuoi fartelo tu? Non ti renderà mai felice.»
Ammorbidii la presa sul suo braccio e il tono di voce.
«È una mia scelta, Steven. È un mio problema. Non infilarti in cose che non conosci.»
«Forse non conosco la situazione, come dici tu, ma conosco te.» disse stringendomi a sé come in una morsa «E so che non lo ami, non più.» sussurrò a un millimetro dalle mie labbra.
Ma cosa gli prendeva?
Tutto il tempo che avevo passato da allora ad evitare ogni suo contatto se ne andò perso chissà dove.
«Per favore...» mormora cercando di scansarmi di lì.
Mi afferrò per il mento e mi costrinse a guardarlo.
«Micha–»
«Gli dirò di noi, e lui capirà» lo interruppi determinata «perché mi ama, perché vuole sposarmi, perché mi ha scelto. Sarà comprensivo, perché già sa quanto male mi ha fatto andandosene. Ti dimostrerò cosa c'è tra noi, anche se non ti riguarda.»
«So anch'io quanto male ti ha fatto andandosene, è per questo che non mi spiego perché tu abbia accettato di sposarlo.»
«Oh Steven! Non cercare di capire cose più complicate di te. Rassegnati e basta!»
Scosse la testa.
«Lo sai che è una parola che non conosco.»
«Allora comprati un dizionario perché io non posso passare la vita a darti spiegazioni.»
«Certo, perché per tutta la vita dovrai darne a te stessa. Ti ritroverai a casa da sola mentre lui è in giro per lavoro, ti ritroverai a dirgli che lo ami senza la minima enfasi, ti ritroverai ad andare a letto con lui senza provare nulla. E ti annoierai a morte, ti chiederai come ci sei finita in mezzo a quella situazione, ti chiederai se in fondo non sarebbe stato meglio aspettare, ti chiederai perché l'hai sposato.»
Gli avrei tirato un altro schiaffo se avessi avuto le mani libere, ma erano strette fra noi due, così mi dimenai con forza finché non mi lasciò andare e a quel punto gli tirai uno schiaffo che fece due volte il rumore dell'altro.
Prima che potessi andarmene mi afferrò di nuovo come nulla fosse e mi baciò con impeto.
“Quattro.”
Adesso lo odiavo.
Come poteva farmi questo?
Rimproverava Nick del male che mi aveva fatto, ma il male che mi stava facendo lui adesso? Come poteva non rendersi minimamente conto?
Era Nick la scelta giusta.
Steven non mi avrebbe mai potuto rendere felice. Si sarebbe scocciato di me dopo il primo anno –volendo essere positiva–, il suo era il carattere del cacciatore, non del ricercatore. Presto o tardi si sarebbe accorto di quanto fosse noioso il matrimonio sempre con la stessa persona e si sarebbe tirato indietro, o peggio mi avrebbe tradito.
Ma infatti lui non aveva neanche accennato al matrimonio, voleva solo che non mi sposassi.
Ma perché? Cosa ci guadagnava lui? Così potevamo fare la vita che facevamo prima? Io e lui insieme senza una vera definizione del tipo di rapporto?
No, si era sbagliato di grosso allora.
Forse era vero, amavo lui e non Nick, ma non fino al punto di gettarmi nel vuoto in una vita simile. Mi sarebbe passata.
Aspettai rassegnata che finisse.
«Questo con lui non lo fai.» sussurò ancora attaccato alle mie labbra.
Cominciai a sentire gli occhi inumidirsi, mossi dal continuo ribollire nervoso all'interno delle viscere.
«Vattene.» quasi stridii con la voce debole, ma così dicendo me ne andai io e la nuvola di calore che si era creata intorno a noi si distrusse.
Scegliere per scegliere, non volevo più nessuno.
«Ehi, iniziavo a pensare fossi andata sulle montagne a prendere dell'acqua.» sorrise Nick.
«Già, scusa.» forzai un sorriso stendendomi accanto a lui.
Non ne avevo voglia ma era la mia volta.
Mi voltai verso Nick ed iniziai ad assalirlo di baci. Tirai via ogni traccia di Steven.
Poi via via lo spogliai e lui non ci mise molto a lasciarsi coinvolgere.
  
  
    
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Un coinquilino in affittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora