🕘Mercoledì 20, 21:03
La porta si richiuse e Steven entrò con l'aria stanca in cucina.
«Giusto in tempo!» dissi tirando fuori dal microonde le scatolette di cibo straniero che mi ero fatta mandare due ore prima «È pronto.»
«Ah. Che roba è?» chiese avvicinandosi a me per sbirciare.
«Non so esattamente. Non avevo voglia di cucinare e ho chiamato il primo numero nella serie di ristoranti che ho trovato, ma ho capito solo quando mi ha chiesto se il numero dieci lo volevo con o senza il porri piccante che si trattava di cucina straniera.»
«Come hai fatto ad ordinare dei numeri senza il volantino del menu?» chiese confuso aprendo la scatoletta.
«Ho sparato dei numeri a caso, tanto sono tutti uguali. Comunque niente porri piccanti.» e versai il contenuto nel piatto: una specie di spaghetti conditi con qualcosa che non mi diceva niente; l'odore però era forte e sembrava buono.
Scosse la testa nascondendo un sorriso.
«E alla fine hai scoperto che cucina è?»
Alzai la scatoletta con il nome del ristorante e il luogo di appartenenza.
«Tailandese. Mai provata?»
«No...»
«Neanch'io. È il momento di scoprire com'è.»
«Ti va di mangiare sul divano? Ho la schiena a pezzi.» disse stiracchiandosi stancamente.
«Ottima idea.»
Dopo l'ospedale le cose erano cambiate molto e notevolmente. Adesso ci comportavamo più da coinquilini, come gli studenti dell'università costretti nella stessa stanza per scelta di qualcun altro, ma in via di conoscenza.
Entrambi avevamo cambiato buona parte delle cose che infastidivano l'altro: io facevo la lavatrice ad orari più consoni e se sforavo chiedevo il permesso, quando ritornavo a casa la sera tardi cercavo di fare più silenziosamente di un fantasma e rispettavo gli orari del bagno oppure chiudevo di più gli occhi quando distruggeva la mia pulizia; lui aveva smesso di essere così cafone la sera tardi, aveva anche ridotto le ragazze ma non sapevo se per me o semplicemente perché si era stufato, lavava e risistemava più spesso ciò che sporcava o i casini che combinava lui e non avevo più trovato spiacevoli sorprese nel letto durante il cambio tra le due settimane, anche perché si sforzava di farlo lui quando era stato l'ultimo ad utilizzarlo.
Era molto meglio e in realtà avevamo anche ridotto le fatiche e le urla: se cucinava uno lo faceva per entrambi in quanto era inutile ripetere due volte le stesse azioni, anche per quanto riguardava la colazione la mattina, per esempio, avevamo preso una caffettiera più grande così una sola cottura bastava per entrambi e non c'era lotta sul chi doveva lavarla dopo; lo stesso era per la spesa, avevamo utilizzato un vaso per metterci dentro dei soldi, di quando in quando, da cui attingevamo per la spesa che faceva chiunque dei due avesse avuto prima il tempo prendendo ciò che piaceva a entrambi, che serviva a entrambi, o ricordandoci quello di cui aveva bisogno l'altro; lo stesso per la lavatrice, inutile fare il bucato per una singola persona con magari pochi indumenti e sprecare tempo, acqua e detersivo, così quando uno lavava una certa tipologia di capi per sé, chiedeva all'altro e si univano le due cose.
Era tutto molto più civile e sopportabile.
Questo però non era un sinonimo del fatto che non litigassimo più, assolutamente: alcune giornate erano troppo pesanti per uno, per l'altro o per entrambi e litigare anche per la minima sciocchezza era inevitabile, ma erano litigi brevi che venivano cancellati dopo qualche ora o dopo una dormita, e in ogni caso, non erano mai litigi gravi.
Avevo ripreso a mangiare per bene e avevo ripreso forma e colore, per fortuna, ma quando qualche volta litigavamo e mi fermavo per brevi giramenti di testa, Steven cambiava espressione e si fermava.
In ogni caso, tolta la parola di più, i nostri rapporti non andavano oltre, non gli facevo mai domande personali e lui non ne faceva a me, sotto questo punto di vista non era cambiato nulla, la maggior parte del tempo che passavamo insieme per la colazione, il pranzo, la cena o nei momenti "buco" in cui entrambi eravamo liberi e a casa, li passavamo in silenzio. Un paio di volte eravamo rimasti insieme sul divano a guardare lo stesso film, ma nessuno aveva mai osato proferir parola.
Però per me era perfetto così.
Non potevo chiedere di meglio adesso che iniziavo a vedere un po' di luce lungo l'infinito tunnel dei dodici mesi, forse perché la situazione si era appianata o forse perché mancavano già solo sette mesi.
Cos'erano, di questo passo?
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Un coinquilino in affitto
RomantizmMichaela, giovane ragazza caparbia e determinata, trova finalmente un affaccio alle porte dei suoi sogni quando legge l'annuncio di affitto sulla casa di cui si era innamorata diversi anni prima, ma qualcosa va storto, e da un semplice cambiamento s...