Il rumore della sveglia fece sobbalzare le due ragazze, Amber spalancò gli occhi e si protese ad afferrare il cellulare.
"Cenerella, tra un'ora devi essere a pranzo dai tuoi" bofonchiò con voce rauca.
Dall'altra parte della stanza, sotto un ammasso di coperte, Clarisse mugugnò, sforzandosi di rimanere sveglia. L'ultimo sorso di tequila l'aveva stesa, non si ricordava nemmeno come avessero fatto a tornare nel loro appartamento. Mentre cercava di evocare la serata, un'assordante tonfo la fece alzare di scatto.
"Amber?"
La sua coinquilina si trovava con il sedere per terra, arrotolata nel plaid con una smorfia da immortalare. Clary balzò giù dal letto, scoppiando in una fragorosa risata e si diresse verso Amber.
"Clarisse Mitchell, se non smetti di ridere, giuro che..." non riuscì a finire di dire la frase, la risata dell'amica l'aveva contagiata.
La ragazza le porse la mano e cercò di aiutarla ad alzarsi, ma Amber la strattonò, facendola cadere per terra.
"Questa me la paghi, Blake!" esclamò Clary, afferrando il cuscino e buttandolo addosso all'amica.
Il rumore del campanello mise fine alle loro risate, si scambiarono un'occhiataccia e Amber si alzò per andare ad aprire.
La ragazza spalancò la porta, pronta per spiegare alla proprietaria della casa quale fosse il motivo di quel baccano, ma davanti a lei non c'era nessuno. Sbatté le palpebre perplessa e guardò il mazzo di fiori appoggiati vicino alla porta."Abbiamo un regalino, Clary. Secondo te per chi è delle due?" domandò, entrando con un mazzo di rose rosse.
"Non c'è un biglietto?"
Clary si alzò e si avvicinò all'amica, incuriosita da quel regalo inaspettato. Rovistarono in mezzo al mazzo finché non trovarono una busta bianca, Amber gliela sfilò dalle mani e la aprì.
"Ma che? E' una chiavetta!"
Prima che Clary avesse il tempo di ribattere o di fare ipotesi, Amber aveva già acceso il portatile.
"I tuoi amanti si sono fatti sfrontati, Amber".
Clarisse era abituata ai regali costosi degli uomini che frequentava Amber, ma tutti si firmavano in modo vistoso invece il nuovo spasimante ci teneva alla sua identità. Annusò le rose e le mise nel vaso sul tavolino. Si diresse in bagno per riempilo d'acqua, aprì il rubinetto lasciando scorrere l'acqua.
"Oh cazzo! Clary devi sederti".
Amber era entrata in bagno con il pc in mano e un'espressione sconvolta. La ragazza spense il rubinetto e lasciò tutto nel lavandino. Aggrottò la fronte e guardò l'amica.
"Siediti!" ordinò Amber.
Clarisse alzò gli occhi al cielo, appoggiò la tavoletta del water e si sedette comoda, incrociando le gambe. La ragazza le si avvicinò e le appoggiò il pc in grembo, fece un lungo sospiro e aprì il contenuto della chiavetta.
Clary osservò la prima foto che ritraeva Mark Price mentre cenava con i suoi genitori, la successiva lo immortalava mentre assisteva a una partita di polo. C'erano decine e decine di fotografie, una più intima dell'altra. Le aveva donato la sua vita e non solo una semplice foto. Espirò, rendendosi conto di avere trattenuto il fiato.
"E non è tutto" mormorò Amber, aprendo una foto che aveva isolato.
La ragazza fissò a lungo la foto, cercando di mettere a fuoco quell'immagine che il suo cervello cercava di annebbiare. Ritraeva una donna che indossava un bellissimo abito verde bottiglia con le spalle scoperte. I suoi capelli castani erano raccolti una morbida crocchia, lei era leggermente inclinata verso Mark e il suo volto era in penombra.
"Questa sono io" sussurrò con il filo di voce che le rimaneva.
Clary alzò lo sguardo e fissò Amber, il volto dell'amica rifletteva il suo stato, erano entrambe sorprese e confuse.
"Cosa significa tutto questo?" domandò Clarisse.
Amber esitò un attimo, non voleva che si preoccupasse inutilmente, così fece un sorriso radioso, nascondendo il suo sesto senso.
"Ha mantenuto la sua parola, ora puoi inviare le foto a quella vipera e ottenere il tuo lavoro. E ora muoviti che i tuoi ti aspettano per il pranzo".
Il volto di Clary si illuminò, balzò giù dal water e abbracciò l'amica.
"Ce l'ho fatta! Non ci posso credere, ho le foto di Mark Price!"
Chiuse il portatile e, mentre Amber sistemava i fiori, lei preparò la mail per la direttrice. Avrebbe ottenuto quel posto, era il suo sogno fin da quando aveva sei anni e avrebbe fatto di tutto per realizzarlo.
* * *
Mark appoggiò la cartella dentro il cassetto della scrivania, firmò l'ultimo foglio e guardò il suo migliore amico.
"Quindi la tua fidanzata è la ragazza del treno? Ne sei certo, Mark?" esordì Alexander.
Mark chiuse gli occhi, poteva ancora vedere quel volto affilato e sofferente, lo sguardo freddo e i lunghi capelli che scendevano lisci sul suo cappotto. Quando aveva visto Clarisse con suo padre era stato come rivedere la ragazza della stazione, erano identiche. C'erano delle lievi differenze, Clarisse sembrava stare bene e il suo volto era radioso, i capelli erano più corti, ma gli occhi erano gli stessi. Non aveva mai visto un colore così limpido e intenso.
"Sì, è lei, ne sono più che certo".
"Ti sei messo con lei perché ti ricorda la ragazza di quella notte?"
Nella voce di Alexander c'era sarcasmo e scetticismo, Mark non aveva osato dirgli che in verità Clarisse non era la sua fidanzata e che prima della sera precedente non l'aveva mai vista. Era certo che c'era un motivo per cui le loro strade si fossero incrociate una seconda volta, in una circostanza così particolare.
"No, Alex. E' diverso dalle altre volte, lei mi piace".
Era sincero, Clarisse Mitchell gli piaceva. Il suo caratterino lo aveva colpito più della sua bellezza, c'era qualcosa di speciale in lei.
"Lo hai detto anche con Emme e anche con quella, come si chiamava? Ah sì, Loraine!"
Mark scoppiò a ridere, era vero lo diceva sempre, ogni volta si convinceva che era diverso, ma questa volta ne era certo. Clarisse non era come le altre, prima di tutto non era la sua ragazza e tanto meno lo voleva essere. A lei lui non interessava, questa volta era lui che doveva cercare di conquistarla.
"Amico quando ti stancherai non chiedermi di lenire il cuore a quella poveretta. Lei non è come Kath, non puoi fotterla e basta".
Mark fece un sorriso enigmatico, chiuse il cassetto e si alzò.
"E ora dove vai?" domandò Alexander.
"A controllare che l'articolo venga pubblicato non prima di domani sera".
"Che articolo?"
Mark si fermò sulla soglia della porta, certe cose non erano per niente cambiate.
"Oh vedrai Alex, vi stupirò tutti quanti".
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L'inferno degli innamorati
Roman d'amourMark è l'affascinante figlio di un banchiere. Noto per essere un donnaiolo, passa le sue serata nei migliori locali di Londra finché una notte, dopo l'ennesima sbronza, non si ritrova a dormire in una stazione di treni. Una ragazza, scambiandolo pe...