A Dragon's Temptation

CAPITOLO SETTE

Infatti non mi sbagliavo: GD spinge con apparente noncuranza una porta di metallo, simile a quella che sigilla l'atèlier, immergendo entrambi in una luce rosata, soffusa e calda.

"Benvenuta in casa mia."

Casa... sua.

Mi stringe a sé:

"E' uno dei miei appartamenti, ma è il mio preferito. Vedi? Arredamento minimal, e poi è vicino all'atèlier. Qui mi concentro meglio quando voglio creare qualcosa."

"E cosa stai creando, in questo momento?"

Mi sorride ancora: "L'eccitazione."

L'ampio open-space è davvero minimalista, e le forme degli arredi sono asimmetriche, visionarie, affiancate da quadri dai colori vivaci che mi ricordano vagamente lo stile kawaii-punk di Natalia Fabia.

Così, mi lascio condurre oltre due colonne di marmo, in quella che è l'area relax: un'immensa vasca con le zampe di leone circondata da piastrelle bianche e nere.

Ji Yong apre i rubinetti, svuotando nella vasca una miscela speziata molto forte che produce immediatamente un sacco di schiuma.

"Quando questa vasca sarà piena" mormora adesso, mentre lascia cadere a terra il velluto che ci copre, "lasciati mangiare."

Ci baciamo con ardore, dimentichi del tempo, degli appuntamenti, dei cellulari, del mondo.

Tutto si riduce a noi e a ciò che ci piace.

L'odore speziato dell'essenza, adesso, ha invaso tutto e mi sento intontita, come se il mondo girasse e GD fosse l'unico scoglio al quale aggrapparsi per non venire travolti. Eppure, più lo guardo e più mi convinco che il cuore della tempesta sia proprio lui.

Mi palpa i seni. Sento il suo respiro farsi di nuovo irregolare, animalesco. Mi costringe a voltargli le spalle. Mi fa inginocchiare, le mani sul bordo della vasca. E poi... Ji Yong si inginocchia tra le mie cosce.

Non resiste: mi assaggia. Mugola. E riprende il suo assalto, lento e inesorabile. Precipito e poi mi arrampico sul filo della coscienza un'infinità di volte, finché non lo guido verso terra.

"Oddio..." Come se avessi espresso un comando, lui esegue. Afferro con forza il bordo della vasca piena di schiuma mentre lui ancora lecca, e infine gemo talmente forte da sovrastare il rumore dei getti d'acqua.

"Fermo... dopo..." Ma Ji Yong non vuole ascoltarmi; continua inesorabile finché non esplodo, gridando; l'acqua che oscilla nella vasca, la schiuma che si alza, si alza...

Senza che me ne renda conto, lui mi costringe in piedi rubandomi il respiro e poi conduce la mia mano sulla sua vibrante mascolinità.

"Vieni."

Implicazione interessante...

Lo osservo mentre chiude i rubinetti e siede sul fondo della grande vasca ovale, le ginocchia che sporgono dall'acqua e nuvole di soffice schiuma che colano dappertutto.

Entro anch'io. Sedendomi su di lui. Accogliendolo di nuovo.

GD si fa violento: si spinge a fondo, veloce, lasciando che l'acqua sciabordi fuori dalla vasca; io lo incito, i miei capelli ormai del tutto sfuggiti dai fermagli, il cuore a mille... ma, prima che lui raggiunga il culmine, mi sollevo.

Ji Yong mi guarda come se l'avessi schiaffeggiato, eppure mi sorride cattivo, il fiato corto:

"Cosa vuo..."

Mi abbasso sulla sua passione turgida che spunta dall'acqua.

"Lascia fare a me."

*** *** ***

Dopo otto ore del sesso più bello della mia vita, ci siamo addormentati nel grande letto soffice.

So che questa storia non può durare. Lo so. E deve saperlo anche lui, in qualche modo.

Eppure, come posso troncarla?

Ci sarebbe davvero qualcosa di male nel protrarla? Sì, lui è più giovane di me. E con questo?

Elena, hai già la tua risposta.

Me ne vergogno, ma il mio Io interiore ha ragione: sono talmente offuscata dalla passione che, in questo momento, probabilmente accetterei di mettermi insieme a lui.

Ma lui?

Inoltre, supponendo che anche il famoso G-Dragon provi davvero qualcosa per me... dove ci porterebbe tutto questo?

Ji Yong mi sta dormendo accanto. Mi volto su un fianco per guardare il suo volto immerso nel sonno: le ciglia che tremolano, le labbra schiuse, il volto disteso e luminoso alla luce fioca delle candele che ha acceso durante l'ultima tappa di Sessolandia.

La mia razionalità è volata a farsi benedire già da un pezzo, ma so una cosa: in qualche modo, per qualche ragione – anche se non dovesse durare – quello che abbiamo fatto è stato amore.