Mi rigiro nel letto come se non fossi in grado ti trovare una posizione che mi permetta di dormire in maniera confortevole.

Non trovo pace, ogni posizione non mi permette di togliermi dalla mente il suono della voce di Ethan qualche ora prima, sul divano.

Il fatto è che quelle regole le so a memoria, come l'ave Maria, eppure sentirle dire così, davanti ai gemelli, mi ha fatto venire una strana sensazione allo stomaco, come se fossi colpevole di qualcosa, come se avessi la colpa di aver perso più tempo del previsto a guardare Ethan.

Ma infondo guardare non è nulla di male, non dovrei sentirmi così.
Non merito di stare così per aver semplicemente guardato un ragazzo.

Rotolo dall'altra parte del letto solo per poter prendere in mano il telefono e vedere che ore fossero.
3:37am.

Decido così di alzarmi dal letto e dirigermi verso la cucina a farmi un tè.
Infondo il tè risolve tutti i problemi, ti siedi, ti bevi la tua tazza di tè caldo e prendi un problema alla volta, mia mamma mi ha insegnato di fare così, e solitamente funziona.

Ethan è seduto sul divano con gli occhi chiusi e il computer ancora aperto, mi dirigo verso i fornelli della cucina e accendo il bollitore, preparo la tazza e il filtro con dentro del tè da mettere sopra la tazza.
Verso l'acqua calda e aspetto che prenda il sapore.

Grayson russa come sempre, infondo lo sento perfino dalla mia camera tutta la notte.
Ethan invece è ancora addormentato con il computer sulle gambe, così decido di alzarmi e spostarglielo di dosso e poggiarlo sul tavolino davanti al divano.

Prendo una coperta e copro sia Grayson che Ethan cercando di creare il meno rumore possibile.

Ha le labbra schiuse e il suo respiro è così delicato, così silenzioso, come se fosse un bambino piccolo.
Una ciocca di capelli viola gli cade sul volto così con due dita gliela sposto dietro cercando, ma inevitabilmente rimango per qualche istante con la mano sotto la sua guancia a guardarlo dormire così pacifico.

I contorni del suo viso sono ancora illuminati dalla televisione che continua a funzionare nonostante nessuno la stia guardando.
Le sue ciglia così lunghe creano un'ombra sul suo zigomo, passo il pollice su di esso e dopo poco mi allontano per tornare a sedermi al tavolo in cucina per bere il mio tè.

La realtà dei fatti è che dopo due settimane ancora non riesco a spiegarmi come mai il mio sguardo cada sempre su di lui, non mi spiego neanche perché ogni volta che sono in difficoltà sentire la sua voce mi riporti alla tranquillità e mi faccia superare la difficoltà con più facilità.

«Uma» dice una voce roca e assonnata che subito dopo identifico come Ethan.
«Sono qui, scusa se ti ho svegliato ma non riesco a dormire» dico subito dopo come a volerlo rassicurare e farlo riaddormentare.
«Aspetta, arrivo» dice alzandosi lentamente camminando un po' storto data la posizione in cui si era addormentato.
La coperta che gli avevo appena messo se la sistema a modo di Superman.

«Grazie per avermi coperto, stavo iniziando ad aver freddo» continua a parlare sedendosi dopo di che vicino a me sul tavolo.
«Dovresti prenderti più tempo per stare tranquillo invece di editare a ore improponibili» gli dico con voce delicata, senza suonare come un rimprovero.
«È un mio problema, una volta che inizio a fare qualcosa non riesco mai a fermarmi, e mi porto fino all'estremo» dice puntando lo sguardo sul mio, i suoi occhi di quel verde che punta al marrone si legano ai miei così scuri da quasi non permettere ad un occhio disattento di distinguere la differenza della pupilla.

«Sei giovane, dovresti prenderti tempo per fare le stronzate che fanno i diciassettenni» dico allora io in risposta.
«Il fatto è che amo quello che faccio» mi risponde, i suoi occhi quasi brillano nel scuro della stanza.

Lo vedo che ama ciò che fa, lo vedo perché ha quella scintilla che si illumina solo quando parla di tutti gli obbiettivi che ha raggiunto nel suo lavoro.

«E tu non hai una cosa che ti faccia stare così bene?» mi chiede allora lui.
Non ci ho mai pensato, infondo non è una cosa che pensi tutti i giorni, non è una domanda he ti fai o ti viene fatta tutti i giorni.
«Non lo so» dico schiettamente.
«Allora ci impegneremo a trovarla insieme, infondo avere qualcosa che ti faccia svegliare tutti i giorni con il piede giusto serve a tutti» mi risponde per poi sorridermi con quel sorriso dolce, con quel sorriso che spesso tende a non fare, così lo imito non potendo fare a meno di sorridere a mia volta non appena lo vedo sorridere.

«Sei più bella quando sorridi, non mi piace vederti triste come oggi» dice per poi abbassare lo sguardo come se si stesse maledicendo per qualcosa che ha fatto.
Il silenzio dopo di che crolla lasciando spazio al solo russare di Grayson.

«Cioè sei sempre bella» si affretta a dire Ethan lasciando che il suo tono di voce estremamente sicuro traballi nell'insicurezza.
«Non in una maniera strana, dico solo quello che penso, non pensare male» si corregge per la terza volta e non appena lo vedo aprire bocca decido di fermarlo mettendogli una mano sulla parte alta del braccio.
«Capisco ciò che vuoi dire» gli dico cercando di tranquillizzarlo e farlo sentire più a suo agio ma fallisco miseramente perché lo sento solo più teso.
«No, nel senso che ti trovo molto bella ma non voglio che tu fraintenda» si corregge di nuovo mentre il mio viso si colora di rosso restando pur sempre meno rosso del suo in questo preciso istante.

«Dude, non ci sai fare con le ragazze» dice di punto in bianco la voce assonnata di Grayson.
«E tu sei più carino quando arrossisci» sussurro all'orecchio di Ethan per poi alzarmi e posargli un piccolo bacio a fior di pelle sulla fronte.
«Buona notte Grayson» dico prima di sparire nel corridoio lasciando Ethan seduto in cucina con sguardo confuso.

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