Capitolo 4

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Justin's Pov
Non avrei mai pensato di incontrare un membro della tanto nota famiglia Henderson, sapere che quella ragazza ne fa parte mi ha turbato molto, da quando l'ho incontrata non faccio altro che pensare a come cambieranno le cose ora che una di loro frequenta il mio stesso istituto, la stampa riaprirà l'argomento una volta scoperto che sono tornati a Seattle e non in molti ne saranno felici.
Mille domande tormentano la mia mente. Perché sono tornati? Da quando sono tornati? Hanno intenzione di ricominciare? E Aleksander non era in prigione?
Vorrei tanto non pensarci ma purtroppo mi è impossibile soprattutto dopo aver visto quella ragazza. Non avrei mai pensato che fosse ne degli Henderson ne dei Clifford, è diversa in tutto ma rimane una di loro.
"Amico aspettami un attimo!" Una voce fin troppo famigliare interrompe le mie riflessioni facendomi voltare verso di essa.
"Certo che ultimamente sei veramente sordo." Aggiunge Tyler una volta avermi raggiunto.

Conosco Tyler ormai da molto tempo, siamo cresciuti insieme, inizialmente non potevamo sopportarci e nessuno avrebbe mai pensato che i due bambini che non facevano altro che litigare potessero diventare grandi amici, non ci avrei creduto nemmeno io e invece eccoci qui, come fratelli.
Tyler sa tutto di me, forse più ti quanto non sappia io, mi conosce come nessun altro, mi è stato accanto in qualsiasi momento nonostante io lo trattassi male, c'è stato senza mai chiedermi qualcosa in cambio, mi ha capito quando nessuno ci riusciva, mi ha salvato dal buio, gli devo molto.
"Dove sei con quella testa?" Domanda lui facendomi focalizzare l'attenzione su di lui.
Non so se devo dirglielo, non credo possa crederci, nessuno ci crederebbe eppure è la verità.
"Si tratta degli Henderson." Rispondo un po' insicuro. Alzo il capo per vedere la sua reazione, sembra non capire o forse non vuole capire.
"Amico ma che stai dicendo? Gli Henderson ormai sono spariti." Risponde sicuro di se.
Quanto vorrei che fosse così, quanto vorrei che non succedesse nuovamente ciò che è accaduto in passato, quanto vorrei dormire,svegliarmi e rendermi conto che è solo uno stupido incubo ma purtroppo è la realtà. Sono tornati.
"Non sono spariti Tyler, la loro figlia frequenta questa scuola." Replico.
"Justin che hai fatto questa notte?" Mi chiede e io non capisco dove voglia andare a parare.
"Che intendi?" Domando.
"Chi ti ha messo in testa quest'idea? Perché ne parli proprio ora quando sai benissimo pure tu che non avevano figli e che l'unico Henderson ancora vivo è dietro le sbarre ormai da anni?"
Sapevo benissimo che non avrebbe mai creduto alle mie parole e che mi avrebbe preso per un malato di testa ma non è così, sono a Seattle e presto ricominceranno continuando ciò che non hanno concluso in passato, ne sono certo.
"L'ho vista, era al piano di sopra qualche ora fa." Il mio sguardo e fisso su un punto ben preciso. Il vuoto.
"Amico che ne dici se vai a casa e ti riposi un po'?" Propone lui.
Forse ha ragione, credo sia la cosa migliore.
Annuisco e così ci incamminiamo per uscire dal grande edificio che passo dopo passo ci lasciamo alle spalle.

Jade's Pov
Sono giunta al termine di questa giornata scolastica e devo dire che non è andata per niente bene. Le mille domande riguardanti mio padre e la mia famiglia mi hanno fatto venire il mal di testa, gli sguardi della gente nei corridoi perché ormai sono a conoscenza di chi sono,mi hanno fatto venire la nausea e in fine i professori che ogni volta che scoprivano chi sono cercavano di far finta di niente ma senza ottenere ottimi risultati.
La notizia del ritorno degli Henderson in città è girata alla velocità della luce e sembra non piacere a nessuno.
Sono tutti convinti che sia ritornata tutta la famiglia quando nessuno sa che sono l'unica rimasta tra di loro, l'unica ad essere ritornata. Mio padre ormai è dietro le sbarre da anni a scontare la pena che gli hanno posto di pagare, è stato condannato a trent'anni di carcere, io lo avrei condannato all'ergastolo, non merita la libertà dopo aver combinato tutto quel casino irrimediabile. La persona che è stata la causa della mia separazione con mia madre non merita la libertà.
Mia madre invece se n'è andata dopo essersi assicurata che mio padre sia finito dietro le sbarre. Mi ha lasciata sola senza mai guardarsi dietro, senza mai venirmi a cercare, senza mai chiedersi se fossi viva o morta.
Spesso vorrei tanto giustificare questo suo comportamento insensibile e inadeguato ma non trovo una giustificazione plausibile, eppure co deve essere ma non riesco a trovarla.
Non comprendo il suo abbandono, non comprendo come abbia fatto a lasciare una figlia senza mai chiamarla o ritornare indietro per rivederla almeno una volta.
Se fossi stata in lei non me ne sarei mai andata, non avrei lasciato mia figlia, soprattutto in un età sensibile, non l'avrei lasciata sola proprio come mi sento io da quando lei è sparita.
Non nego che nutro un po' di rancore nei suoi confronti ma vorrei tanto rivederla, vorrei passare le serate con lei, sdraiarmi e appoggiare la mia testa sulle sue gambe mentre lei mi accarezza delicatamente i capelli.
Nonostante io voglia rivederla non so bene come reagirei se me la ritrovassi davanti, molto probabilmente la abbraccerei per poi urlarle davanti, piangerei di felicità e di rabbia ma alla fine la rivedrei ed è ciò che desidero da quando se n'è andata.

Tutti sti pensieri mi hanno fatto venire fame, ho bisogno di mangiare qualcosa.
Lo zaino è ben fissato sulle mie spalle e mentre cammino diretta verso l'uscita dell'istituto mi chiedo se potrò mai abituarmi a tutto questo, a questa nuova vita non così tanto nuova, forse non ho bisogno di abituarmi a nulla perché Kate da un momento all'altro potrebbe decidere di farmi ritornare in Australia.
Sembro un giocattolo tra le mani di mia zia. Il tipico giocattolo che va bene per un po',poi incominci a stufarti e lo butti via fin quando un giorno non decidi di tirarlo fuori per giocarci nuovamente, per Kate io sono solo questo.
"Jade Henderson, fermati per favore." Una voce femminile troppo familiare mi fa gelare il sangue, sembrerebbe la dolce voce rassicurante di mia madre, la stessa che era in grado di tranquillizzarmi.
Inizialmente non sono molto convinta di girarmi poi però emetto un respiro profondo e mi volto verso la ragazza che mia ha chiamata.
La figura che mi ritrovo davanti mi provoca un privi di che sembra percorrere tutto il mio corpo, gli stessi ricci dal colore scuro, le stesse lentiggini che io stessa ho ereditato da mia madre, stessi occhi color verde smeraldo, stesso naso piccolo e pieno di lentiggini e stessa bocca, non troppo carnose e non troppo rosse.
La voce sembra essermi sparita e gli occhi non riescono a muoversi dalla ragazza con tanta somiglianza alla donna che mi ha dato la vita.
"Jade tutto bene?" Domanda lei appoggiando una mano sulla mia spalla. Intimorita faccio un passo indietro e la ragazza subito sussurra un "mi dispiace."
Non posso comportarmi in tale modo solo perché assomiglia a mia madre, devo farmi coraggio.
"Chi sei?" È l'unica cosa che riesco a sussurrare senza nemmeno guardarla nel viso.
Da quando sono ritornata in questa città è come se il carattere acido e menefreghista sia sparito, non mi piace, è la mia arma, è il mio scudo.
"Piacere sono Amber Dolan, frequentiamo alcuni corsi insieme ma a quanto pare non te ne sei resa conto." La sua voce pare un sussurro e io mi sento in colpa, allo stesso tempo non comprendo cosa voglia da me questa ragazza.

Ancora una volta non so che dire e il silenzio ritorna a regnare su di noi.
"Scusami tanto, non volevo disturbarti." Afferma lei spezzando il silenzio creatosi, si volta per andarsene e io rimango pietrificata senza fare nulla, sono sbalordita della sua somiglianza, dalla sua voce e dal suo gesticolare mentre parla. Assomiglia troppo a mia madre, pare così innocente e solare proprio come lo era lei, forse sono solo intimorita di conoscere una persona con questi aspetti e se non affronto lei mie paure non riuscirò mai a concludere nulla, ormai mamma non c'è più al mio fianco e ciò non significa che io debba trattare in tale modo una ragazza che le assomiglia.
"Fermati un secondo." Dico correndo dietro la ragazza che pian piano raggiungo e afferro da un polso in modo tale da fermarla.
"Mi dispiace di essermi comportata in quel modo prima, è che stavo riflettendo." Dico cercando di regolarizzare il respiro ormai irregolare.
"Non ti preoccupare, non sei obbligata a giustificarti." Ribatte lei.
"Okay, in ogni caso io sono." Non mi da il tempo di presentarmi che incomincia a parlare.
" So già chi sei, la tanto nota Jade Henderson di cui si è parlato per l'intera giornata." Dice schiarendosi la voce, non riesco proprio a capire che cosa voglia.
"È il mio primo giorno qui e già sono famosa, che onore." Ribatto un po' scocciata dalla situazione.
"È normale qui." Risponde lei.
Le chiedo nuovamente scusa per poi voltarmi, prima di allontanarmi però lei mi ferma chiedendomi se mi va di fare colazione con lei domani.
Devo dire che continuo a non capire nulla ma non ho motivo per rifiutarmi quindi decido di accettare.
Una volta avermi detto dove e a che ora ci dovremo incontrare le nostre strade si dividono, sembra una ragazza per bene ma non posso fidarmi e ne affezionarmici, non posso trascinare nessuno nel buio che mi circonda. Come ha detto Kate non posso permetterlo, sarebbe ingiusto per questo cercherò di non legare con nessuno.

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