Capitolo 18

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Jade's Pov
"Vuoi veramente mangiare la pizza all'ananas con sopra la liquirizia?"

"Vuoi veramente passare la notte qui con me e in più fare domande inutili come la tua presenza qui?" Replico.

Nessuno può dirmi cosa mangiare.
Se ho voglia di salato, frutta e dolce perché non posso mischiare il tutto in un unico piatto? Perché ogni volta che lo faccio la gente mi guarda male?
La liquirizia e l'ananas sono da mettere ovunque. Pasta alla liquirizia e ananas, insalata all'ananas e liquirizia, riso, torte e chi più ne ha più ne metta ma l'importante è che ci siano questi due ingredienti. Non sono dipende è solo che ogni tanto mi piace essere strana, ma a modo mio.

"Ragazza, sei strana forte." Aggiunge lui mentre ci dirigiamo al piano di sotto per mangiare.

"E tu ragazzo, sei una palla al piede." Il mio tono di voce è scocciato e non so se, se n'è reso conto ma la sua presenza qui non è di mio gradimento. Avrei preferito rimanere sola a rimuginare sull'accaduto in sta giornata.
Mia madre che sbuca dalla porta, mia zia che tutta d'un tratto sembra affettuosa e comprensiva, sto qua che prima mi tende la sua mano poi mi tira frecciatine che Dio santissimo non lo sopporto più e ora, questa situazione.
Allo stesso tempo però la sua presenza qui mi aiuta a non pensare a mia madre, un argomento che ho paura di affrontare ma che dovrò fare prima o poi.

Mi contraddico da sola, forse sto impazzendo.

"Venite di qui, e per favore fate piano che ormai dormono tutti." La receptionist ci indica la sala in cui dobbiamo dirigerci per mangiare la mia buonissima pizza all'ananas e liquirizia.

"Grazie." Le dico mentre mi dirigo entusiasta verso la sala, come una bambina che corre verso l'alberello di Natale per scartare i suoi regali, la mattina di Natale.

La sala è qualcosa di favoloso, non so come mi sia venuto in mente di entrare qua dentro ma è stato un bene.
È tutto cosi accogliente, più delle tante case in cui ho vissuto fin adesso, più di come mi sentivo in ognuna di esse, questo posto emana tranquillità e io ora ne ho bisogno. Le molte candele sparse di qua e di la, la luce minima e persino il caminetto acceso ti fanno sentire a casa, come se stessi aspettando il giorno del ringraziamento o qualsiasi altra festività. Credo di voler vivere qui, in fondo non darei fastidio a nessuno anzi.
Io, la mia macchina fotografica e la receptionist che non sembra affatto antipatica, aiuterei nelle loro varie faccende, andrei a scuola per poi tornare qui tra la quiete a scattare foto nei boschi, che sono i posti più belli che ci siano al mondo.

"Jade" mi richiama Justin sfiorandomi la mano che subito ritraggo.

"Che vuoi?"

"Non vuoi mangiare la pizza?"
Non gli rispondo perché è una domanda stupida, se non la volevo mangiare perché scomodare il cuoco per farmela fare?

Incomincio a gustarmela mentre lui si mangia un semplice toast e mi osserva con faccia sconvolta, come se stessi mangiando gli spinaci, i fagioli, le mele verdi o qualsiasi cibo verde.

Si per la cronaca qualsiasi cibo di quel colore mi fa salire la nausea fin da quando ero bambina, l'unica cosa verde che riesco a mangiare sono le zucchine ma del resto non riesco proprio, è più forte di me.
"Me la fai assaggiare?"

"Non divido il mio cibo con te"

Il cibo non si condivide assolutamente con nessuno.

"È più grande della tua faccia, hai intenzione di mangiarla tutta?"

"Hai intenzione di farmi mangiare in pace?" Dico guardandolo negli occhi, forse sono un po' troppo cattiva, ma quando mangio io devo concentrarmi per gustarmi fino in fondo ciò che mangio, in più questa pizza è deliziosa.

"Ci vediamo in camera." Dice con tono offeso e alzandosi.

Justin' pov
In camera steso sul letto, senza Jade penso a lei. Penso ai suoi occhi, alla sua voce, ai suoi modi di fare e ai suoi scudi.

So benissimo che dentro sta male per qualcosa che le è capitato ma non riesco a capire perché, non riesco ne a buttar giù queste barriere per rivendicarmi ne per aiutarla, perché forse la voglio aiutare, forse lei non c'entra veramente nulla e forse tutta l'Australia ha preso l'intera famiglia di mira sbagliando.

Sento bussare alla porta. È lei.

"Senti, mi dispiace non volevo usare quel tono con te, è solo che quando mangio io, io ho bisogno di pace, devo comunicare con ciò che finirà nel mio stomaco..." è così impacciata quando parla che a volte se non fosse lei mi verrebbe voglia di baciarla.

"Non fa niente, io dormirò sul divano tu puoi stare sul letto." Le rispondo interrompendo il suo discorso senza senso.

"Per prima cosa: non dovrai mai e dico mai interrompermi nel mentre sto cercando di dire qualcosa, MAI.

Seconda cosa: non sono così crudele come pensi, qui c'è il pezzo di pizza se ti va e puoi bere anche un goccio di vodka, il resto però è mio perché ne ho estremamente bisogno.

Terza cosa e ultima, ma non per questo meno importante, tu starai sul letto e io sul divano e non voglio sentire parole."

A sentirla dare ordini mi scappa da ridere perché sa anche lei che è poco seria e impacciata, ma non lo ammetterà mai è troppo orgogliosa.

*****
Sono passate due ore da quando Jade è qui e non ha fatto altro che bere a collo quella vodka e ora mi ritrovo a fargli da babysitter per non farle combinare casini.

"Voglio giocare ad obbligo o verità." Dice ubriaca.

"Non credo che tu ne sia in grado."

"Non mi interessa ciò che pensi mi interessa ciò che voglio io, dai incomincia."

Sorrido prima di incominciare.

"Obbligo o verità?"

"Verità." risponde prontamente come se non fosse veramente fuori di se.

"Che ti è successo quando ti ho trovata in quello stato per strada?"

"In quello stato che hai definito "pietoso"?

Quando ero piccolina ogni sera mia madre mi raccontava una storia, ne ha raccontate tantissime pur di farmi tranquillizzare dopo aver giocato per tutto il giorno, non che io volessi giocare ma ero obbligata e lei non poteva farci nulla.

Un sera le dissi: "mamma voglio andare a vivere tra le stelle e non tornare mai più." Sapevo benissimo che non potevo farlo o meglio ero piccola ma sapevo benissimo come poter fare per andare a vivere tra le stelle, ma non volevo lasciare la sua mano. Quella sera avevo paura perché lui mi portò via l'unica amica che avevo, avevo paura perché aveva giurato che avrebbe giocato con me, e li fu la prima volta che giocai con lui.
Non sapevo che stesse succedendo ed ero impaurita, esausta tant'è che quando finii di giocare andai in camera mia, e crollai sul letto. Lei era lì che piangeva soprattuto dopo ciò che le dissi, ma io odiavo vederla così, odiavo vedere le sue lacrime scendere e rugarle il viso, io odiavo vederla star male e anche lei sembrava odiare tutto ciò che mi faceva del male.

Poi però lei se ne andò, e le storie, e la mano che stringeva forte la mia sparirono e io rimasi sola con i suoi racconti."

Si ferma per appoggiare il capo sulle mie gambe, la lascio fare perché di questo contatto ne ho bisogno anch'io.

Sembra star veramente male, il suo dolore e medesimo al mio, la sta sfinendo ogni giorno di più, la sta facendo sparire come i suoi sorrisi rari da vedere.

"Poi che è successo?" Mi azzardo a chiederle.

"C'è una leggenda che narra che tanto tempo fa il Sole e la Luna si siano amati, ma quando si accorsero di appartenere a mondi diversi decisero di smetterla di vedersi.
La Luna così, corse dietro alla Terra e si nascose, mentre lui a forza di cercarla impazzì e lei a forza di nascondersi non lo rividi mai più.
Ma lo sognò ogni notte.
Oggi dentro ognuno di loro vive un ricordo indelebile come il tatuaggio che ho io sulla schiena, non si potrà mai cancellare.
Un ricordo così macabro non può essere ucciso nemmeno dalla pazzia.
Tutto questo per arrivare a dire che nessuno dei due si dimenticherà l'uno dell'altra, tant'è che se lo sono promessi che un giorno si rincontreranno ed è per questo motivo che continuano a rincorrersi a vicenda senza mai arrendersi."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 30, 2019 ⏰

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