Capitolo 16

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Jade's Pov

Kate apre la porta chiusa a chiave.

Un'unica domanda continua a tormentarmi incessabilmente.

Entro o non entro?

La paura di rivedere il suo volto è tanta, e se non mi riconoscesse io che farei?
E se avesse una reazione che mi facesse star male?

Mi volto per ritornare indietro ma prima di allontanarmi la sua dolce voce mi fa congelare il sangue.

"Kate, è lei vero?"

Come fa a sapere che sono io??
Ora che faccio?? Non posso scappare, non adesso.

"Si." Rispondo acida, forse troppo, per poi entrare come se non avessi alcun timore e invece dentro di me c'è una tempesta dalla quale non riesco a venire fuori.

Mi avvicino fino a ritrovarmi davanti a lei. Non mi gurda, se ne sta semplicemente seduta su una carrozzina a rotelle, eppure fino a qualche secondo fa ha chiesto a mia zia se fossi io... E ora non parla e non sembra averne la minima intenzione.

"Perché?" Dico intimorita.
È una domanda senza senso ma in qualche maniera dovrà pur darmi delle spiegazioni e se farle delle domande la spingo a darmele, non farò altro.

"Non è stato facile nemmeno per me."

Il suo sguardo rimane fisso, non sembra nemmeno volermi guardare anzi,NON VUOLE GUARDARMI.

"Credi che questa tua pseudo risposta basti per tutti questi anni?
Credi di potermi dare spiegazioni dettagliate?? Credi che potremmo guardarci in faccia??
Credi che per me sia stato facile??
Beh cara mammina mi dispiace deluderti ma non lo è stato affatto.

Te ne sei andata come se non fossi nulla, o forse io non sono nulla, ero un peso di cui ti sei liberata, un peso che non potevi portarti dietro vero??
Perché hai deciso di avermi se sapevi che mi avresti lasciata??
Credi di aver migliorato la situazione lasciando una figlia della quale il padre..."

"Credo che tu non debba andare avanti Jade."

Mi interrompe Kate.

"La verità fa male vero zia??

Ma mai quanto il dolore che ho provato io per tutti questi anni.
Tu Kate mi hai tenuta per tutti questi anni, ma mi hai sempre disprezzata accusandomi di ciò che è successo, e nonostante ciò non ho mai voluto contraddire le tue decisioni.

Io ero la marionetta che guidavi con le tue mani, e pensa non sei stata nemmeno delicata, anzi...

Sai Kate? Non è colpa tua, ma bensì di tua sorella che ti ha lasciato questo peso, forse era meglio un orfanotrofio non credi Jennifer?

Eh no la famiglia Clifford non si può permettere tali scandali, ma allo stesso tempo si può permettere di abbandonare i figli."

Il respiro è accelerato, la rabbia è tanta che non riesco nemmeno a quantificarla, ma le mie parole sembrano esserle entrate da un orecchio e uscite dall'altro.

"Sai Kate, forse dovevi lasciarmi in Australia."

L'unica cosa che vorrei adesso è andarmene via e star sola ma nel mentre lo faccio, Jennifer decide di alzarsi e fermarmi.

Con una mano afferra il mio braccio per farmi poi voltar verso di lei.

"Ero obbligata, tuo padre.."

Mentre parla viene interrotta dalla sorella e io non capisco ciò che sta accadendo. Perché si sarebbe dovuta sentire obbligata di abbandonarmi? Chi l'avrebbe costretta?

"Jennifer non credo sia il momento."

Il momento di cosa?

"Parla! Eri obbligata da chi?

Chi mai ti avrebbe obbligata a lasciarmi?
Il mio paparino che non faceva altro che giocare con me davanti agli occhi di tutti?

O i nonni che da quando sono nata non hanno fatto altro che maledirmi?

O peggio ancora ti sei sentita obbligata allora hai preso tutto e te ne sei andata come se nulla fosse?

Sai che significa crescere senza nessuno al proprio fianco?
Sai che significa non potersi fidare di nessuno per paura che quel qualcuno se ne vada, proprio come ha fatto tua madre?
Sai che significa affrontare tutto da sola?
Sai a che mi sono serviti i vostri soldi in tutti questi anni?

Sicuramente non ad aver paura della gente, nemmeno a imparare a fidarmi o ad affezionarmi per paura di bruciare a causa di quel fuoco, provocato da mia madre.

E non mia hanno nemmeno insegnato a rialzarmi, sono ancora per terra nel fango, da sola."

Non ho nient'altro da dire per questo lascio tutto e corro fuori da quella stanza e dalle mie parole, quelle erano le mie paure e non credevo che facessero così male una volta averle dette ad alta voce.

"E non mi hanno nemmeno insegnato a rialzarmi, sono ancora per terra nel fango, da sola."

Sono sola e fa male.
Sono sola e mia madre non ha fatto niente per impedirlo.
Sono per terra e nessuno mi aiuta a rialzarmi. Nessuno mi porge la sua mano.

Chi sono io?

La velocità con la quale cammino mi fa inciampare in mezzo alla strada, non riesco ad alzarmi e non so dove sono.

In questi casi dicono che fa bene piangere, ma perché non riesco a farlo?

Non riesco ad alzare il volto dal suolo è come se mi vergognassi di me stessa in mezzo al nulla, mi sento vuota, inutile e solo ora realizzo ciò che mi è successo e in cosa mi ha trasformata.

Solo ora mi rendo conto quanto i miei genitori mi abbiano distrutta, mio padre fisicamente e mia madre psicologicamente.

Anonymous' Prov
"Uscirò domani, e tra una settimana lei dovrà essere da me, non voglio nessun errore."

"Certo abbiamo organizzato tutto.

Venerdì sera la scuola che frequenta ha organizza una festa in maschera e lei è costretta ad essere presente.

Terminata la festa ci muoveremo e nel caso ci fossero problemi ci saranno altri uomini di fiducia dei nostri che la aspetteranno davanti a casa."

"Bene.

Ricordati che non dovete farle nulla, non è il momento, dobbiamo solo incominciare e io sarò il primo a cominciare e nei mesi successivi voi potete fare ciò che volete.

Sarà la nostra bambolina se vuole che i suoi cari rimangano vivi.

Dovrà pagare per ciò che hanno fatto lei e sua madre, per tutti questi anni che mi hanno fatto passare tra queste quattro mura.

La famiglia Clifford pagherà per tutto ciò che ha fatto, rovinerò la loro reputazione tramite la loro amata e unica nipotina.

E Jennifer verrà da me e mi pregherà per aver pietà di sua figlia e io non potrò più far nulla perché sarà troppo tardi."

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