Capitolo 6

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Jade's Pov
"Se solo non avessi alzato la testa."
Continuo a ripetermi questa frase ormai da minuti senza muovermi davanti all'uomo che mi sono ritrovata nel mio cammino, sembro quasi paralizzata, il mio corpo non sembra voler reagire ai comandi del cervello.
L'uomo non si muove, il suo sguardo sembra volermi bruciare la pelle,l'ansia continua a salire, la paura cresce e lo stomaco viene trafitto da una fitta, che in poco tempo mi fa ritornare alla realtà facendomi distaccare dalle mille paranoie che hanno invaso la mia testa.
Il mio sguardo si sposta dal volto dell'uomo al suolo, vorrei reagire ma nemmeno la fitta allo stomaco che sembra continuare a crescere me lo permette.
"Ben tornata a Seattle, mia piccola e dolce Jade Henderson." La voce dell'uomo che esce dal finestrino abbassato dell'automobile mi schiaffeggia il volto. Nemmeno a tale schiaffo di parole reagisco, l'uomo per qualche minuto continua a non muoversi poi però per qualche motivo decide di mettere in moto l'auto, e di spingere sull'acceleratore. Solo nel vedere la macchina allontanarsi il mio corpo decide di rispondere agli impulsi del cervello, solo ora percepisco per bene la fitta che mi ha travolto all'improvviso, la sento così bene  che le gambe non mi reggono più, d'un tratto mi accascio per terra, con il passare del tempo la fitta cresce e un conato di vomito sembra ritornare in vita dalla notte precedente, ma non sembra voler venir alla luce.
Rimango per terra per qualche minuto fin quando il dolore non decide di placarsi un po'.
Ancora leggermente addolorata mi alzo un po' zoppicante, a passi corti e con il capo rivolto verso il suolo, come è mio solito fare rincomincio a camminare diretta verso la mia scuola.

Ho sempre avuto il vizio di camminare con la testa chinata verso il suolo, è come se avessi paura di ciò che potrei vedere o di chi potrei incontrare, l'accaduto di qualche minuto fa lo dimostra alla perfezione.
Nel mentre alzo il capo per attraversa la strada il mio corpo finisce addosso ad un altro corpo. Non impiego molto tempo ad identificare di chi sia e una volta averlo fatto non so se devo essere stupita e irritata, o semplicemente arrabbiata. Il silenzio per qualche minuto che sembra infinito è lui a parlare al nostro posto, fin quando non decido di aprir bocca.
"Non dose tu lo sti facendo apposta  o meno, perché ti trovo ovunque? Perché non ti levi? O semplicemente perché non ti fai mettere sotto da una moto?" Sbotto urlando. Tutta la rabbia e la paura che mi sono tenuta dentro in presenza di quell'uomo sono venute fuori con questo ragazzo, l'essere che mi ritrovo tra i piedi da quando ho messo piede in questa dannata città.

Il ragazzo sembra stupito dalla mia reazione ma nonostante ciò una sua risposta non tarda ad arrivare.
"Guardi subordina Henderson per cominciare ora è stata lei a finirmi addosso, e per finire non è colpa mia se il mio fascino ti attira a me." La risposta è così senza senso e così fastidiosa che mi limito a sbuffare rumorosamente e a sussurrare un "Idiota."
Sorpasso il corpo con la speranza di essere lasciata in pace ma ne il suo corpo ne la sua voce che non fanno altro che assillarmi, sembrano averne l'intenzione.
Non so cosa voglia da me, non ci conosciamo nemmeno ma nonostante questo ogni volta che lo vedo non fa altro che assillarmi o ridurli in uno stato pietoso.
"Chi era quell'uomo?" Domanda d'improvviso e a mia volta mi fermo, ma prima di voltarmi e reagire mi pongo una domanda fra me e me. "Avrà visto tutto ciò che è successo?" 
Successivamente mi volto verso il corpo che una volta essermi fermata ha copiato il mio movimento.
"Devi lasciarmi stare, devi smetterla di farti i fatti degli altri, devi smetterla di chiamarmi per cognome e devi imparare a chiamarmi per nome."  Questo ragazzo mi fa impazzire i nervi, non riesco a capirlo e nemmeno a sopportarlo.
Mi volto per varcare il cancello dell'istituto ma prima di compiere il passo che me lo avrebbe permesso, una frase pronunciata dal ragazzo dietro di me non me lo permette.
"Questa è pazza come la madre." Il suo tono di voce non è molto alto, ma lo è abbastanza da permettermi di sentire ciò che ha detto. Non rifletto molto prima di voltarmi nuovamente verso il ragazzo ma quando lo faccio, non avrei mai pensato di avere tale reazione.
"Senti occhi verdi, chi ti credi di essere per parlare di mia madre in quel modo?
Si io sono figlia dell'Henderson di cui parlano tutti, sono figlia della donna che ha sposato quell'uomo ma ciò non significa che ne io ne lei siamo come lui.  Se ti da così tanto fastidio la mia presenza, evitami esattamente come cerco di fare io." Dico tutta d'un fiato quasi sbraitando.
Mia madre se n'è andata senza mai portare a termine il suo dovere da genitore, è sparita dal nulla ma ciò non significa che chiunque possa parlare di lei paragonandola a mio padre, lei era diversa, lei non c'entra nulla con ciò che era successo, nessuno sa.
Le persone parlano e la pensano come vogliono, nessuno però comprende che è stato grazie a lei se ormai quella storia fa parte del passato, un ricordo che in molti non riescono a seppellire ma almeno non lo stanno rivivendo.

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