4. La luna

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Parlare con me? ZampaGhiacciata pensò in fretta. Che cosa ho fatto?
Arrivati al campo l'apprendista si diresse subito verso la tana della sciamana.
<Fogliad'Argento... Sono io, cosa mi devi dire? NasodiBetulla mi ha detto che volevi parlare con me> ad un certo punto la gatta argentea uscì dalla sua tana posizionata ai margini di un pino, in un anfratto.
<Si. Vieni subito con me> senza neppure guardarla, la sciamana uscì dalla radura dirigendosi fuori dal campo. ZampaGhiacciata la seguì con cautela: non capiva cosa potesse volere da lei la sciamana. Uscendo per la terza volta in una giornata dal campo, cercò di stare al passo con Fogliad'Argento, ma la gatta argentea era molto veloce, pur non avendo il mestiere di cacciare, combattere e prendere punizioni per degli sbagli.
Dopo alcuni istanti, Fogliad'Argento rallentò il passo, stando al fianco della giovane apprendista. Non volava una mosca. Il silenzio era quasi da mettere i brividi.
<Ho molto da dirti, ZampaGhiacciata, ma questo non è il posto adatto>
<E dove hai intenzione di portarmi?>
<Seguimi e basta, ok?>
<Ok>.
Camminarono in silenzio fino ad arrivare al confine del territorio del Clan del Fuoco. Dall' altra parte del territorio c'era una parte di foresta che non apparteneva a nessun Clan. Si diceva che in quel posto ci vivessero creature spaventose che ti riducevano a brandelli anche solo con uno sguardo. Ovviamente non era vero, almeno.... Questo è quello che sperava che fosse ZampaGhiacciata.
La sciamana oltrepasso il confine e si diresse verso la foresta. ZampaGhiacciata non si mosse. Era nel punto dove il suo territorio finiva, e non aveva intenzione di andarsene.
Fogliad'Argento si voltò a guardarla. <Cosa c'è? Hai paura?> chiese con un pizzico di divertimento.
<Si! E non c'è niente da ridere. Quel posto è maledetto> l'apprendista tremava dalla punta del naso fino alla punta della sua coda. Voleva una spiegazione. Perché erano dovute arrivare fino a lì?
<Dai fifona. Mica ti porto alla morte! Che sciamana sarei, se no?> Fogliad'Argento si stava spazientendo. <Dai forza, seguimi>
ZampaGhiacciata era molto tesa. Allungò una zampa e toccò dall'altra parte del territorio. Ormai è fatta, pensò, devo andare per forza. Fece un profondo respiro e oltrepasso definitivamente il confine, come se ci fosse un filo invisibile che divideva la parte familiare a quella oscura e sconosciuta. Aveva sentito molte storie su quella foresta, perché da cucciola andava dagli anziani a farsi raccontare i vecchi racconti e le tradizioni di Clan.
Con le orecchie dritte per sentire eventuali rumori sospetti seguì lentamente la sciamana. La foresta era molto fitta e scura e ogni tanto si vedevano sui rami più alti degl' alberi, dei piccoli occhietti gialli luminosi. Dopo un lungo cammino silenzioso, ZampaGhiacciata si fermò di colpo. Aveva avvertito una presenza dietro di lei. Senza voltarsi affiancò Fogliad'Argento e le sibilò nell'orecchio i suoi sospetti. La sciamana non si voltò, ma si limitò a guardare negl'occhi l'apprendista. Lo sguardo della gatta argentea era profondo e nascondeva un significato nascosto, incomprensibile.
Senza dire una parola continuarono a camminare fino ad arrivare ad una grotta. Era più lugubre che mai, ma stava alla perfezione con il resto dell'ambiente.
<Non farlo arrabbiare... È un po'scontroso, ma niente di che. Non parlare se non sei autorizzata e non dire cose stupide, potresti farlo arrabbiare> questo fu quello che disse Fogliad'Argento prima di entrare nella grotta e fare cenno a ZampaGhiacciata di seguirla. A chi si stava rivolgendo con quelle parole?
Cautamente, l'apprendista seguì la sciamana. La grotta era particolarmente buia e si sentiva uno strano odore, che lei non aveva mai sentito prima. Stava quasi per dire da cosa provenisse, quando si ricordò le parole di Fogliad'Argento: "non parlare se non sei autorizzata". Evidentemente bisognava fare silenzio in quel luogo.
All'improvviso una corrente di aria gelida sferzò i loro manti appiattiti dal gelo. Una voce profonda e roca sovrastò il vento. <Sei arrivata, finalmente. L'hai portata?>
<Si, è qui> Fogliad'Argento fece cenno a ZampaGhiacciata di non dire nulla.
Ad un certo punto una figura enorme uscì dal l'oscurità: era l' animale più grande che avesse mai visto. Occhi di ghiaccio, manto grigio scrutò screziato, denti affilati e artigli lunghi e possenti. L' apprendista pensò subito che fosse un cane, il cane più grande che avesse mia visto.
<Bene... È lei?> chiese la voce. <Si, è lei> disse Fogliad'Argento.
Il "cane" si fece avanti e annusò attentamente ZampaGhiacciata. Per una volta nella sua vita pensava che il suo nome fosse giusto: non riusciva a muoversi, era come se le sue zampe fossero ghiacciate.
<Bene... Io sono Zanna. Te devi essere ZampaGhiacciata, giusto?> quella creatura metteva veramente i brividi, e poi averla davanti a se a meno di una lunghezza di distanza era una cosa fatale.
<S-si... Sono io. M-ma, te che cosa sei? Sei un cane?> chiese la giovane gatta tremando visibilmente.
Zanna ruggì con una risata glaciale. <Forza vieni. Ti sarà più chiaro a tempo debito> disse, e poi rivolgendosi alla sciamana <Tu potresti andare a prendermi uno spuntino? Sto morendo di fame>.
Fogliad'Argento si voltò e uscì dalla grotta senza dire niente.
<ZampaGhiacciata, seguimi> Zanna condusse la gatta in uno spazio più grande illuminato da un buco sulla parte superiore, da dove entrava un raggio lunare.
C'era del muschio qua e là e una piccola pozza d' acqua al centro della tana.
<Accomodati pure. Devo dirti molto> gli disse la creatura con un espressione molto seria.
<Prima potresti dirmi che cosa sei?> chiese di nuovo ZampaGhiacciata accovacciandosi prudentemente in uno spiazzo di muschio.
<Lupo. Io sono un lupo> ZampaGhiacciata ebbe un brivido: ne aveva sentito parlare a CuorediVolpe, e non diceva molte cose belle riguardo a loro, anzi diceva che se erano affamati ti divoravano in un boccone solo. Ma aveva detto anche che viaggiavano sempre in gruppo. Come mai Zanna era da solo? ZampaGhiacciata pensò a una cosa orribile: è da solo perché mi vuole mangiare! ecco perché aveva mandato via Fogliad'Argento e gli aveva detto che era affamato.
Al solo pensiero che quel lupo la potesse divorare, l'apprendista chiuse gli occhi per non cominciare a piangere.
<Hai paura?> chiese divertito il lupo.
<No...>
<Ne sei sicura?>
<No>
Zanna si alzò dal suo giaciglio e andò a sedersi una coda di distanza da ZampaGhiacciata.
<Non devi avere paura. Sei qui solo perché il Clan della Stella lo vuole> con grande sorpresa ZampaGhiacciata guardò Zanna. <Te conosci il Clan della Stella? Come fai a conoscerlo? non sei un gatto dopotutto... Non puoi conoscerlo... E se invece Fogliad'Argento ti avesse detto tutto? Beh questo avrebbe già più senso... Da quanto conosci Fogliad'Argento? siete amici? O forse....> l' apprendista venne interrotta dal lupo.
<Una domanda alla volta... Una domanda alla volta...> disse Zanna con una scintilla negli occhi, divertita.
<Ok... Perché sono qui? Che cosa vuole da me il Clan della Stella?> chiese infine ZampaGhiacciata, sempre un po' più rilassata.
<Io, vedi....>
<Fermo!> lo interruppe la giovane gatta. <Raccontami prima il motivo della tua solitudine. I lupi dovrebbero viaggiare in gruppo... Non è così?>.
<Sei sveglia. Ok, ti racconterò> Zanna fece un lungo respiro e cominciò a raccontare.
<Tante stagioni or sono, io ero solo un piccolo cucciolo e vivevo con mia madre Selvaggia, mio padre Felpato e i miei tre fratellini: Zampa, Tuono e Bianca. Io giocavo sempre con i miei fratelli.... Ci divertivamo un sacco. Il branco a cui appartenevo era a comando di mio padre. Mia madre Selvaggia andava a caccia con alcuni membri del branco, mentre altri sorvegliavano il nostro campo. Un giorno mio padre uscì dal campo in una battuta di caccia, ma nel frattempo arrivò Solitario... Era un lupo enorme, nero e dagli occhi di ghiaccio. Arrivò col suo branco e cominciò a distruggere e ad uccidere tutto quello che trovava davanti a se. Vedi, noi, come voi, avevamo dei nemici. Ci fu una battaglia piena di sangue e urla, mentre io ero nella tana con i miei fratelli e mia madre, finché arrivò Roccia, uno dei nostri guerrieri più forti, e chiamò Selvaggia per farla venire a combattere. Inizialmente si rifiutò, ma poi capì che era per il bene del branco, e allora, guardandoci, ci salutò con una lacrima che le scendeva dagli occhi, come se sapesse che sarebbe successo qualcosa di brutale. Allora andò a combattere. Dopo alcune ore si sentì il silenzio assoluto e allora misi fuori il muso e guardai cos' era successo> una lacrima scese e finì sulle sue zampe. ZampaGhiacciata non aveva mai provato tanta compassione e tenerezza e allora si avvicinò a Zanna e gli leccò dolcemente il muso <Se non vuoi raccontare, non raccontare. Capisco quello che provi>.
Zanna guardò con un sorriso forzato l'apprendista.
<Quando guardai vidi la morte. L'intero campo era distrutto, con sangue sparso dappertutto corpi di lupi squarciati... Allora uscì per vedere dov'era mamma e cominciai a chiamarla. Poi vidi il suo manto grigio accasciato a terra. Corsi verso di lei e cominciai a leccarla, dimenarla, strattonarla... Ma niente. Allora mi guardai di nuovo intorno e vidi la distruzione più assoluta che avessi mai immaginato: mia madre morta, Roccia morto, il campo distrutto, tutti i membri o feriti gravemente o morti.... Era un disastro, una catastrofe... Il caos più assoluto. Ad un certo punto arrivò io padre con la sua pattuglia di caccia, avevano portato un buon bottino, ma appena videro quello che era successo, lasciarono cadere le prede e vedendomi lá, mio padre mi venne in contro e mi chiese ciò che era successo. Io raccontai tristemente e lui si arrabbiò un sacco con Solitario.... Tanto da ridurre a brandelli la preda che aveva portato. Ordinò di curare i feriti e farli riposare. Dopo alcune lune tutto era come prima, o meglio, quasi: niente più mamma e niente più amici di Clan.
Io un giorno pensai a lungo e rimasi da solo nella mia tana. È allora che capii. Il mio posto non era di certo quello, ma il mio posto era fuori... Un altro mondo che mi attendeva, perché a ogni mio risveglio ero sempre più triste sapendo che quel giorno sarei dovuto andare a pattugliare i confini o ad accudì il branco; peggio ancora, a combattere per difendere il territorio. Allora decisi che quella notte sarei andato via con i miei fratelli. Loro inizialmente non volevano, ma poi hanno accettato e sono venuti via come me> alla fine del suo lungo racconto, Zanna sospirò e andò a lappare dell'acqua nella pozza.
<E Zampa, Tuono e Bianca che fine hanno fatto se sono venuti con te?> ZampaGhiacciata non capiva.... Perché non erano lì con il fratello?
Il lupo tornò a sdraiarsi e con un occhiata guardò la gatta <Perché durante una tempesta ci siamo persi e non ci siamo più trovati: ho perso il loro odore e le loro tracce>.
ZampaGhiacciata non disse niente e capì che sarebbe stato giusto non farlo finché non fosse arrivata anche Fogliad'Argento a portare le prede. Ma il silenzio era troppo fitto e allora si decise a parlare.
<E allora come fai a conoscere il Clan della Stella?>
<Quando mi sono perso ho incontrato Fogliad'Argento e lei mi ha accudito e curato a dovere, perciò mi raccontò tutto, specialmente del Clan della Stella> disse Zanna alzandosi. <È ora>
<È ora di cosa?> chiese ZampaGhiacciata
<Di dirti la profezia> il lupo, con un gesto della coda fece segno alla gatta di mettersi al centro della grotta vicino al bordo della pozza. Solo allora notò che nella pozza c'erano dei movimenti strani, come se qualcosa all' interno si stesse svegliando da una lunga dormita. Zanna toccò l'acqua con la punta della zampa e nella dolce e coperta argentea di acqua si formarono degli anelli che diventavano man mano più grandi. L'apprendista rimase in silenzio a osservare la scena. Gli sembrava di vedere veramente dei movimenti nell'acqua: ora li distingueva. Erano sagome di gatti che correvano in una pianura innevata, erano 4 gatti. Uno grigio striato, uno bianco e nero, uno nero e uno marrone. Più che una corsa sembrava una fuga, una fuga dal nulla. Nel cielo non c'erano stelle, perciò non vegliava il Clan della Stella in quel luogo sconosciuto e misterioso. ZampaGhiacciata guardò automaticamente verso l'alto per verificare se in cielo ci fosse la Via Argentea; c'era, per fortuna c'era. Poi tornò a guardare la pozza. I gatti non erano più nella pianura, ma erano in una palude, poi l'immagine cambiò di nuovo e al posto dei quattro gatti si vide l'immagine di una strada tortuosa e ormai dimenticata, dov'è alla fine si vedeva solo luce, nient'altro. Poi si vide la luna: un cerchio bianco che rifletteva il suo volto. Tutto fu chiaro.

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