17.

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Suonare davanti a tutte quelle persone era stata un'emozione unica. Mi veniva da piangere e allo stesso tempo sprizzavo gioia da tutti i pori. Mi sentivo senza pesi sulle spalle e finalmente tranquillo nel fare ciò che amavo fare. Ero chiuso nel mio camerino allestito per la serata. Consisteva in una stanzetta decorata con la carta da parati a motivi floreali verdi e un tavolino in legno bianco a cui era stato aggiunto uno specchio con delle lucine per darmi la possibilità di prepararmi. Avevo anche il posto per mettere i cambi e il frigo minibar per dissetarmi. Era allestito bene e sarebbe sembrato un vero e proprio camerino se uno non lo avessi condiviso con Jacob che era una delle persone più disordinate al mondo al contrario di me: un perfettino senza speranze e due lo spazio. La stanza infatti era uno sgabuzzino per le scope e se aprivo le braccia, potevo toccare entrambe le pareti ma non ci feci troppo caso. Un'altra cosa che mi piaceva di quel camerino era il giradischi di Tony. Risaliva agli anni '80 ed era reduce delle continue suonate che il suo proprietario impostava. Il vinile preferito di Tony era quello degli A-ah perché gli ricordavano i suoi primi amori. Aveva anche un vinile personalizzato dove aveva fatto inserire le sue canzoni preferite e tra quelle rientrava My kind of woman. Ora lo stavo facendo suonare. Era infatti all'Elk che avevo sentito quella canzone per la prima volta e me ne ero innamorato subito. Un ticchettio interruppe i miei pensieri. Qualcuno stava bussando sulla porta. In un primo momento pensai fosse Jack tutto felice nell'annunciarmi che stava con Millie, oppure Iris eccitatissima che veniva per complimentarsi, o per baciarmi. Invece no. Non era nemmeno Caleb o Sad, neanche Noah, neppure Gaten.

-Findus posso entrare- era Millie che con la sua voce flebile continuava a sussurrare quella frase. I colpi sulla porta divennero più forti. Cosa dovevo fare? Farle credere che non c'ero o farla entrare e beccarmi qualcosa di brutto come "sto con Jack".

Non ci pensai nemmeno e involontariamente le dissi che la porta era aperta. Mi guardai allo specchio sistemandomi i ricci che poco prima avevo asciugato col phon dato che erano sudati.

Lei ridacchiò nel vedermi intento a maneggiare i miei capelli che non volevano stare in ordine.

Sorrisi anche io rimanendo concentrato.

-Aspetta, ti aiuto- sussurrò avvicinandosi a me.

Scossi la testa e rifiutai ma prima che potessi accorgermene le sue dita delicate che erano immerse nei miei ricci sbarazzini toccarono le mie e per un attimo trattenni il respiro e lei si fermò. La guardai riflessa dallo specchio: era così bella. Si schiarì la voce portandomi alla realtà ed io tolsi le mani dalla mia chioma sbuffando. Mi solleticava la cute ma allo stesso tempo mi rilassava. Amavo quando le ragazze mi toccavano i ricci, anche se Iris mi preferiva liscio e quindi la piastra di Nancy era sempre in camera mia. Millie attorcigliò una ciocca al suo dito e mi provocò un milione di brividi. Poi la sentì sbuffare infastidita perché non riusciva a sistemarmi le ciocche sulla fronte. Cercò invano di piegarsi per riuscire a vedere attraverso il riflesso dello specchio. Poi senza preavviso, si sedette sulle mie gambe facendomi sussultare, quindi provò a rialzarsi ma io la trattenni legandole un braccio alla vita.

-Va bene così- le sussurrai rassicurante e lei sorrise ancora intenta a sistemarmi i capelli.

Sentivo una sorta di calore al bassoventre e il cuore che pulsava veloce in ogni punto del mio corpo. Il mio stomaco si stava attorcigliando e mi sentivo quasi ubriaco ma non lo ero. Sentivo solo caldo dentro di me. Il mio braccio cingeva ancora la sua vita e il suo respiro tenue soffiava sulla mia fronte. Mi prese il viso tra le mani facendomi arrossire mentre cingevo i suoi fianchi. Sistemò un ultimo ciuffo e poi sorrise.

-Ho finito- disse ma non si alzò.

Io mi sporsi per vedere l'opera finita. Aveva fatto davvero un bel lavoro.

Every breath you take ♕ Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora