Paparazzi.

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Joe's pov.

«Dici che questa ad Alena piacerà?» Sono al centro commerciale con Demi per comprare un regalo di compleanno alla mia nipotina e mi sta mostrando l'ennesima bambola. Vuole fare bel colpo sulla piccola ma non sa che Alena va già pazza per lei.

«Demi, è uguale alle altre dieci che mi hai fatto vedere e come le altre, va benissimo!» Sorrido divertito mentre le prendo la bambola di pezza dalle mani e la metto dentro al carrello. Lei sbuffa mettendo su il broncio. «Scusa. Hai ragione. Prendiamo questa.» Sorrido soddisfatto e le metto un braccio intorno alle spalle mentre con l'altra mano spingo il carrello.

«Aspetta! Quella bambola ha gli accessori! Forse...»
«Demi!»
«Ma...»
«No!»

Sbuffa di nuovo e rido divertito dalla situazione. «Piccola, le hai già regalato quella casa per le bambole per Natale insieme al camper di Barbie. Nemmeno Kevin la vizia così tanto.» «Mi piace farle regali, che vuoi farci. E ora che c'è anche Valentina non vedo l'ora di farne degli altri!»
La strinsi a me sorridendo. Ero sempre più convinto che tutta questa sua emozione per i giochi che regalava alle mie nipotine era dovuta al fatto che poi aveva la possibilità di giocarci con loro.

«oh, ti prego no...» mi volto verso di lei confuso dal suo tono di voce, «cosa?» Demi mi indica con un cenno furtivo del capo il vetro trasparente vicino alle casse, «è pieno di paparazzi.»
Seguo con lo sguardo il punto che mi è stato indicato da Demi e vedo, tra i cespugli, una massa di figure con macchine fotografiche come arma e, a malincuore, tolgo il mio braccio dalle spalle di Demi.

Nell'ultimo mese eravamo stati molto attenti da questi "agguati". Non volevamo ancora che la nostra relazione fosse esposta ai quattro venti. Ormai stavamo insieme da quasi tre mesi ma era ancora tutto troppo in bilico. Era una seconda possibilità che ci stavamo concedendo e volevamo farlo nella maniera più intima possibile. Solo quando eravamo sicuri della stabilità della nostra relazione avremmo deciso di renderla pubblica, ma non era ancora il momento.

«Cosa vuoi fare? Lo sai che appena usciremo attaccheranno come avvoltoi.» Guardo Demi mentre mette gli acquisti fatti sopra la cassa, mordendomi il labbro insicuro sul da farsi.
«Niente. Fino a prova contraria non c'è nessuna legge che ci vieta di vederci. Lasciali pensare o dire quello che vogliono, alla fine sono solo parole buttate al vento.» Il suo tono è fermo e sicuro e io mi sto trattenendo dal prenderla e baciarla qui in questo momento. Aveva acquisito una sicurezza in sé stessa strabiliante negli ultimi mesi, era come un muro che più cercavi di colpirlo, meno erano le possibilità di buttarlo giù.

Quando usciamo, come da copione, una massa di paparazzi si staglia su di noi riempiendoci di domande e accecandoci con i loro flash.
«Ehi Joe! Ehi Demi!»
«Ragazzi, siete tornati insieme?»
«Joe, perché tenevi il braccio intorno alla sua spalla? Ti ho visto fratello!»
«Demi, Demi! Ti ha chiesto di dargli un'ultima possibilità? Siete tornati insieme?»
«Il ritorno dei Jemi!»

Io e Demi ignoriamo completamente quelle sanguisughe e dopo aver messo gli acquisti fatti dentro al bagagliaio entriamo in auto. Dopo aver faticato ad uscire dal parcheggio per via dei paparazzi intorno alla macchina, riusciamo a partire e a lasciarci dietro quegli avvoltoi.
Dopo un paio di minuiti di silenzio sento la risata di Demi che aumenta di volume sempre di più.
«Cos'hai da ridere?» La guardo di sottecchi sorridendo divertito.
«Oh mio Dio, ma li hai sentiti?! "Il ritorno dei Jemi!" Giuro potrei scrivere un libro con tutte le battute dei paparazzi!» la sua risata aumenta ancora di volume e io, come contagiato, non posso fare a meno di seguirla a ruota.
«Non sono andati tanto male, mi aspettavo di peggio.» dico divertito mentre svolto a destra.
«"Ti ho visto, fratello!"» Demi scimmiotta la voce di uno dei paparazzi, «Dio, mi fanno morire dal ridere ogni volta.»

Ridacchio  per poi cambiare discorso, «ti porto a casa? O vuoi fare qualcos'altro?»
«vado a casa. Voglio andare a cambiarmi e poi andare un po' in palestra. Tu ora che fai?»
Guardo velocemente l'ora sul l'orologio, «devo vedermi con i ragazzi in studio. Ti accompagno e poi vado da loro.»
«in studio? Di già? Wow, non vi date pace! Avete appena fatto uscire un album!»
La guardo divertito nel vederla così sorpresa da ciò che gli ho appena detto e poi faccio un sorriso sornione, «la creatività non si riposa mai, Demetria, dovresti saperlo.» Parcheggio l'auto davanti a casa sua e punto i miei occhi su di lei.
«Oh, certo, mi scusi tanto Joseph! Come ho potuto dimenticarmi di una cosa così importante?!» si porta una mano sul cuore assumendo un'aria fintamente addolorata.
«Non lo so proprio. Ma perché mai ho deciso di frequentare una persona che prende così alla leggera una cosa come l'arte?!» fingo un tono indignato mentre un sorriso divertito mi si dipinge in volto.

Demi mi sorride dolcemente, «mi farai sentire qualche canzone?»
Ricambio il sorriso e mi avvicino alle sue labbra pronto per rubarle un bacio, «sei la benvenuta in studio.»
Prima che possa farlo io, Demi si allunga e mi da un veloce bacio a stampo, «ci sentiamo più tardi!» apre la portiera e scende dall'auto.
«Ciao D.» Sorrido e dopo averla vista sparire dietro la porta di casa parto in direzione dello studio.
-
Buonasera.
Volevo chiedervi per cortesia di passare a leggere la mia seconda storia. Ci tengo particolarmente e per favore, per favore, per favore, commentate, votate e condividete per farle conoscere. Spargete la voce!
Siete in pochissimi a seguirmi e i commenti sono davvero pochi.
Amo scrivere ed è per questo che continuo a farlo, ma la mia sicurezza vacilla quando vedo che c'è davvero scarso interesse.
Vi prego, ve lo chiedo per favore.

Grazie,

Alex, xx.

After All This Time.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora