Pain

811 54 3
                                    

Raum soffriva così tanto. Vederla in quello stato mi logorava i pensieri, privandomi dell'appetito e del sonno. Avrei fatto qualsiasi cosa per darle un sospiro di pace.

Il demone si nutriva della sua debolezza causata dalla malattia. Lui capì in che modo manipolarla ed utilizzarla come arma in quella tortura indecente. Raum iniziò a lamentare per giorni un continuo dolore all'alluce del piede sinistro, che non trovò sollievo in nessuno dei modi che solitamente lei usava per migliorare la sua condizione.

Il dito era gonfio in maniera spropositata, e arrossato quasi stesse andando in fiamme. Raum non riusciva più nemmeno a camminare, a spostarsi da una stanza all'altra, e si lamentava terribilmente di quel continuo martirio incessante. Non riusciva a dormire, ogni posizione le causava dolore irreversibile.

Mi stupì come la mia stanca creatura fosse passata da un recente stato di piacere e godimento ad una tortura così ingiusta.

Io e Raum eravamo implosi in una catena ripetitiva di lingue e orgasmi, in un angolo proibito di sesso e amore che ci accolse tra le lenzuola.

Di tutte le mie avventure carnali quella con Raum è stata senza limiti di discussione l'esperienza sessuale e sentimentale più pura, forte e catastrofica che venererò per il resto dei miei giorni. Nessuno la eguaglierà mai, non riuscirò a trovare mai più una sensazione simile. Adesso il solo pensiero del sesso mi riconduce con freddezza trasgressiva a qualche puttana da usare per poche ore.

Raum mi prese la mente prima del sesso tra le gambe, ed io che nelle arti del godimento sono un maestro, quasi ebbi timore di sbocciare con tutto me stesso per non sciuparla troppo. Lei era un fiore talmente bello che non avrei mai potuto lasciarle anche solo un piccolo livido violaceo sul collo, segno del mio passaggio.

Per tutto il tempo trascorso a rimanere nudi, toccandoci tra mani troppo strette, lingue ovunque e spinte ad incastrare i corpi, il demone che stava divorando lentamente Raum non fece la sua comparsa.

Lo racconterò con il riflesso dei suoi occhi nella memoria. Chiunque deve sapere l'amore che facemmo assieme, un'unica volta, eutanasia per i miei sensi.

Il corpo di Raum era quello spazio di terra fiorita in cui mi sarebbe tanto piaciuto essere sepolto. Perfetta lo era a prescindere, l'avevo già vista nella sua nuda intimità ma quella volta era totalmente diverso; non c'era la malvagità del demone dedito ad un secondo fine, solo la semplicità e la sincerità di una donna nel fiore della sua giovinezza, desiderosa ed innamorata. 

Raum aveva movenze esperte, che immediatamente mi fecero capire che di vergine possedeva solamente i sogni. Caparbia e maliziosa, ad un certo punto fu lei a prendere le redini e in un qualche modo sottomettere me. Era la dea del sesso, ne sono certo.

La sua bocca accolse il mio orgasmo, le sue mani benedissero la mia schiena, e la lingua me la passò ovunque, facendomi contorcere quando si appropriava delle mie orecchie. 

Io però dal canto mio, al termine del suo turno -il primo- la presi per la vita e la costrinsi a sdraiarsi di schiena sul letto. Le allargai le gambe e l'assaggiai tutta nel punto perfetto che le rubava urla e brividi. Il suono del suo orgasmo rimarrà la melodia più soave che le mie orecchie potranno mai ricordare. Le massaggiai i seni abbondanti, le accarezzai il ventre e le solleticai il collo. Era talmente bella in viso. Mi viene da piangere a ripensarci. Con la stessa supremazia priva di prepotenza la voltai a pancia sotto, stringendola per il bacino e preparandola con le dita ad accogliere tutto me. Solitamente non mi preoccupavo della possibilità di ingravidare una delle mie conquiste, in ciò sono sempre stato molto menefreghista, però con Raum non mi concessi categoricamente l'eventualità di venirle dentro. Ci abbandonammo entrambi alla forza armoniosa dei corpi spinti assieme, ma nessuno dei due riuscì a raggiungere il coito, e fu per causa mia.

Io la amavo. Che tutti gli dèi mi maledicano, ma io l'amavo infinitamente. 

La guardai sorridere, stanca e tenera, sdraiata al mio fianco dopo esserci assaporati nell'intimità. Odiavo lei e me stesso, perchè non potevo fare a meno di essere innamorato di Raum.

Quello però fu l'unico momento divino che il demonio ci concesse. Poi arrivò il dolore, e Raum uscì fuori di testa.

Ebbe una crisi, credo un attacco di panico, dopo che per troppo tempo non riusciva nemmeno a chiudere occhio. Cercavo di farla mangiare in tutti i modi, le spazzolavo i capelli e la portavo in braccio da una stanza all'altra, per lavarla e vestirla. Raum, nel mezzo della sua sfuriata nervosa tra singhiozzi e gemiti, mi strinse la nuca con una mano e vacillò nel parlare.

 «Toglimelo.»  mi disse. Capì immediatamente che si riferiva a quel dito così dolorante.

 «Non si può, mi dispiace. Però posso portarti da qualcuno che ti dia aiuto, dimmi dove andare.» Speravo che almeno quella volta ascoltasse la mia ennesima richiesta di aiuto per lei. Non conoscevo dottori a Midgard, guaritori dalle mie parti, mi servivano le istruzioni di Raum.

«Non posso Loki! Non posso!» insisteva sempre, piangendo.

«Perché?!»  

«Non lo capiresti! Non posso spiegarlo!»  

La detestavo quando se ne usciva con questa solita risposta. Io avrei capito, ogni cosa. Non la perdonerò mai per questo.

Successivamente mi allontanai da lei un istante, per prenderle dei vestiti puliti dato che quelli che indossava erano fradici di sudore.

Al mio ritorno Raum era scomparsa, la porta d'ingresso spalancata.

Lucidamente era impossibile che in quel brevissimo lasso di tempo fosse stata in grado di scappare così velocemente, per di più ostacolata dal suo dolore che le impediva persino di camminare.

Senza perdere altro tempo corsi fuori, sperando di avvistarla almeno in lontananza. Raum era scappata troppo velocemente, ed io non avevo la più pallida idea di dove andarla a cercare.

Ouija ||Loki||✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora