Clean

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Come la scena dominante di quel suo ultimo ed inquietante sogno, Raum mi lasciò con preoccupato rammarico al comando di me stesso come ospite e andò a darsi una degna ripulita. Sotto la doccia mi sforzai quasi con attenzione maniacale a sentire il rumore dell'acqua scorrere, per assicurarmi che stesse bene, e che nulla di raccapricciante le accadesse.
Le diedi spazio e libertà, quasi riuscì a convincermi che tutto andasse per il meglio, una normale giornata di queste con quella ragazza che così tanto veneravo.
Devo finalmente ammettere a chiunque stia leggendo questa mia testimonianza i miei veri sentimenti nei riguardi di Raum.
Amore sembrerebbe esagerato, ma era proprio quello. Lo capì ripensando alla mia preoccupatissima reazione nel vederla nuda e provocatoria sul tavolo. Non è che non la toccai soprattutto perché era evidentemente posseduta dal maligno, in ogni caso non sarei riuscito a sfiorarla con il più piccolo strascico di malizia e trasgressione.
Raum è stata il fiore più bello del mio giardino al quale ho dedicato ogni mio respiro e ogni mia attenzione.

Raum: la chiamavo e le mie labbra collegavano quel suono alla fonetica di "ti amo".
Povero Loki, meschino illuso, che tenerezza penosa.

La mia mania premurosa di controllarla venne in qualche modo tentata da un richiamo demoniaco, studiato appositamente per farmi giungere davanti alla porta chiusa del bagno in cui Raum si stava curando.
Appena vi passai solamente di sfuggita da quella parte della casa sentì ridere armoniosamente la ragazza al suo intero, come se fosse divertita maliziosamente dal mio passaggio. Indietreggiai e avvicinai il capo alla porta, per udire meglio aguzzando le orecchie.

Rise ancora e subito capì quanto raccapricciante fosse quella falsa risata. L'avevo sentita ridere diverse volte in quel breve lasso di tempo assieme, e quel suono così infantile ed ingenuo non apparteneva affatto a Raum. Indispettito bussai alla porta, domandandole se tutto fosse okay.
La risposta di Raum fu canticchiata in una melodia ripetitiva e allegra. Era una canzonetta per bambini, che diventò tale quando Raum iniziò a cantare le strofe. Era una filastrocca che si ripeteva sempre con svolti diversi e infantili.

«Un cocomero tondo tondo, che voleva essere il più forte del mondo, che voleva tutti quanti superare, un bel giorno si mise a cantare...» echeggiò la sua voce. Deglutì con inquietudine.
«La, la, si mise a cantare
«Raum?»
«Un cocomero tondo tondo, che voleva essere il più forte del mondo, che voleva tutti quanti superare, un bel giorno si mise a stuprare.»
Non andava bene niente di niente, la voce di Raum emetteva un tono spaventoso, mi si accapponò la pelle.
«La, la, si mise a cantare. Ah, ah, si mise a stuprare.»

Capì in un secondo momento la scena dal suo punto di vista; nuda davanti al grande specchio appeso sopra il lavello, Raum aveva il viso annerito dal mascara sbavato, tutto pasticciato negli occhi. I capelli corti e scuri erano zuppi, a stento le toccavano le spalle lisce e candide.
Cantava guardandosi alla specchio e ridendo compiaciuta delle oscenità che stava confabulando.

«Un cocomero tondo tondo, che voleva essere il più forte del mondo, che voleva tutti quanti superare, un bel giorno si mise a scavare
Stava andando tutto a rotoli, si stava disintegrando e la colpa era esclusivamente mia. Avevo condannato quella ragazza per una mia stupida curiosità e così facendo, quando lei si sarebbe dissolta, anch'io ne sarei rimasto vittima.

L'entità dentro al corpo di Raum mi precedette prima ancora che potessi poggiare la mano sul pomello della porta. Lei, bellissima nel suo estremo dolore, indossava una vestaglia bianca incollata alla sua pelle bagnata. Seni e fianchi erano più in vista che altro. L'asciugamano avvolta sulla testa e le labbra rosse per il calore dell'acqua calda.
«Raum, va tutto bene?» le domandai. Lei così piccola, così fragile.
Mi sorrise e poi aggrottò le sopracciglia con estrema collera. Rise nuovamente con la luce negli occhi scuri e declinò l'espressione in una minaccia terrificante. Ripetè quello sbalzo d'umore per altre quattro volte, fino a quando non affermò «Basta.»
La voce seria e aggressiva era connotata da un maggiore tono rauco e basso.
Si portò l'indice sulle labbra carnose e mi ammutolì con un «Shh. Zitto. Devi stare zitto.»

Ouija ||Loki||✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora