*déformé*

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.distorto.

È tutto così profondamente sbagliato. Fottutamente, orribilmente sbagliato. Merda.

Steso a letto, solo coi suoi pensieri, Kevin lancia una pallina da tennis contro il soffitto, prendendola al volo.
È tornato a casa da poco, sopraffatto.
Stanco. Dilaniato.
Ciò che aveva saputo in queste ultime ore ha distrutto tutto quello che credeva di sapere. Ha sempre sostenuto lo sguardo freddo di Edd nella speranza di vedersi riflesso nel ghiaccio, come se fosse uno specchio di se stesso. Erano sulla stessa barca, in trappola. Un oceano di solitudine li separava da una vita normale. Avrebbero dovuto essere compari. Una squadra.

<.. ma non hai la minima idea di cosa stiamo parlando.>

Ha giocato con l'incorruttibile pazienza del ragazzo credendo di poter perforare quello strato di marmo che li separava, invidioso, sperando di carpire il segreto della sua distaccata esistenza. Ha ottenuto una crepa. Un enorme, irreparabile foro. Adesso ha paura di vederci attraverso.
Lo sguardo rabbioso di Eddy gli brucia ancora sulla pelle. Si sente marchiato a fuoco.

< Vuoi essergli amico, Kevin? Davvero? Basta il suo carattere a fermarti, non sei abbastanza motivato. Non hai idea di cosa ha passato. Non lo so nemmeno io del tutto. So solo che Doppia D è rotto.>

Dov'era lui, due anni fa? Quante missioni hanno eseguito assieme? Quante volte aveva cercato di parlare con lui?
Perché diavolo non si era accorto di niente?
Fra lui ed Edd c'era sempre stato questo divario. Da una parte, il bullo sicuro di sé, popolare, amato. Dall'altra, il piccolo nerd tremante, fobico, schivato da tutti gli altri ragazzi. Eppure quando si incontravano di notte cadevano le maschere, e si trasformavano. A volte la diversità tra i personaggi lo lasciava a bocca aperta. Il ragazzo schernito di mattina si vestiva di buio, di oscuro, un calcolatore impeccabile, duro e spietato. La loro prima missione quasi la ricorda con il sorriso sulle labbra. Avevano lottato,  o meglio, Kevin aveva cercato di farlo.. ricevendo una presa solida, forte, che l'ha bloccato contro il muro. Da quella notte,  ha capito che non avrebbe mai dovuto prendere la forza di Doppia D sottogamba. Erano assassini, ma erano anche attori.
Edd lo ha attratto in un modo particolare. Il suo cinico carisma e il suo totale controllo erano come una calamita, e Kevin ha finito inesorabilmente col gravitarci attorno. Ma erano i cedimenti, minuscoli e brevissimi, a sconvolgerlo. Il sorriso che dalla bocca saliva agli occhi, facendoli brillare. Il tremore impercettibile delle mani, sottili e pallide, che nel pieno dell'azione conquistavano la sua attenzione. La fronte corrugata, a studiare la scena. Le labbra morse quand'era nervoso, pizzicate in mezzo ai denti bianchi.
Ogni cosa che Eddward probabilmente considerava come suo punto debole era la forza di Kevin.
Lancia la pallina più forte, ma stavolta non la prende, la lascia rimbalzare vicino a lui con violenza. Scava nelle tasche dei pantaloni, e trova la sigaretta. Il rumore del clipper riempie la stanza, assieme al fumo.
Assieme ai ricordi di quella mattina.

<Non so perché ti interessa tanto avere a che fare con lui, ma ti dirò una cosa che forse non ti è chiara. Non vuole amici, non vuole contatti. Non vuole distrazioni.>

Di nuovo quella parola del cazzo. Distrazioni. Che dovrebbe significare?

<Non rispondeva ai messaggi miei e di Ed, né alle chiamate. È solo per questo che Doppia D cammina ancora sulla terra. Non è stato abbastanza furbo da pianificare un suicidio calcolando la mia preoccupazione. L'ho trovato nel bagno, steso a terra. Mi ha guardato dritto negli occhi, Kevin, e sai che cosa ho visto? Rancore. Gli spiaceva che io fossi lì, a vederlo in quello stato, sapendo che non lo avrei lasciato andare via. Ero così sconvolto che quando mi ha pregato di non chiamare l'ospedale gli ho dato retta. L'ho accudito una notte intera. Ho fasciato i suoi cazzo di polsi dopo aver visto mentre si ricuciva e porca miseria, lo faceva talmente bene che ho pensato ci fosse abituato.
L'unica cosa che avrai da me, Kevin, è una minaccia. Ho già rischiato di perderlo una volta. Non voglio che lo incasini per un tuo capriccio. Lascialo stare.>

Come può lasciar perdere adesso?
L'immagine che ha sempre avuto di Edd ora è distorta, compromessa. Adesso ha paura, una terribile paura di incontrarlo ancora, guardarlo negli occhi e non riuscire a nascondere quanto ha scoperto. Di dire la cosa sbagliata. Di non riuscire più a stabilire un contatto con lui.
Teme di perdere il legame, ancor prima di averlo creato.
La sua mente corre al giorno prima, a quando per la prima volta ha avuto modo di conoscere il lato vulnerabile di Doppia D. A quando il suo corpo aveva sentito il calore dell'altro, e si era sentito improvvisamente collocato nel posto giusto nel cosmo. Dentro al caos, nel totale e condiviso macello che erano. Ma insieme.
Perché lo scansava via così? Non è abbastanza buono per lui? Cosa gli manca per avere la sua attenzione?
È con questi pensieri che si alza dal letto e scende in cucina, guidato dallo stomaco. Sono le tre di pomeriggio, lui è a casa da solo, corrucciato, sta fumando ed è in mutande.
Ci vuole una birra.

Una parte di lui sa che tutto quello che sta facendo è senza logica. Ogni piccolo nervo del suo corpo si contrae, dicendogli di fermarsi a pensare. Ultimamente, però, Edd è più un animale di istinto.
Non ha mangiato nulla se non una mela a colazione, ha seguito di malavoglia il primo corso e ha litigato con l'unica persona con cui parla all'università. Ha trattato Oliver malissimo. Sta diventando davvero bravo ad allontanare gli altri, anche le persone che sembrano aver cura di lui. Tutto quello di cui ha bisogno adesso è calma, stabilità. Si spoglia completamente dei vestiti, rimanendo nudo. Non si guarda allo specchio. Non lo fa da un po'. Ha paura di quello che potrebbe vedere, e dello schifo per se stesso che sicuramente proverebbe.
La vasca da bagno è piena quasi fino all'orlo. L'acqua è calda, di un caldo arrabbiato e, spera, lenitivo. Si sente fuori fase in questo periodo, destabilizzato. Non è particolarmente preoccupato, però. Ha sempre trovato il suo centro. Sarà così anche questa volta.
Entra nella vasca, un po' di acqua scivola fuori. Si immerge con calma, regolando il respiro. Il caldo gli morde la pelle, ed è una sensazione meravigliosa.
L'apnea lo ha sempre calmato.
Ma la sua mente lo frega, sfiorando un nome. Kevin. Può tentare di attenuare i rumori esterni, ma l'acqua non riuscirà mai a coprire il suono dei suoi pensieri. Perché ci sta pensando, comunque? Lui non vuole avere nulla a che fare con il rosso. È uno stronzo. Un idiota. Un pavone montato con cui per pura sfortuna deve far coppia in missione. Non è nient'altro per lui. Non deve essere nient'altro. Anche se.. una piccola parte di lui, vuole dargli una possibilità.
Concentrati, Eddward.
Concentrati.
Stringe i pugni lungo i fianchi, poi rilassa i muscoli.
Di questo passo non riuscirai mai a battere il tuo record.

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Foretaste
.. "Non.."
"Non, cosa? Cristo, Edd, perché cazzo lo nascondevi?"...

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