*âmes dansantes*

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*anime danzanti*

Uscire dal suo stato catatonico è stato difficile per Eddward.
Sono tornati a casa a piedi, nella tranquillità del pomeriggio, avvolti da un'ombra scura che solo Doppia D credeva di poter vedere. Nella sua mente si chiedeva quanto lontano avrebbe potuto spingere Kevin prima che il loro fragile legame si rompesse definitivamene. Aveva troppe cose alle spalle, troppe insicurezze, troppi demoni che per tanto tempo aveva combattuto in solitudine per darsi completamente a una relazione. Forse era proprio quella la sua preoccupazione più grande: fidarsi totalmente di qualcuno, dare e avere in reciproco desiderio, sapendo che la persona per cui stai dando l'anima potrebbe un giorno strapparti il cuore per lanciarlo lontano.
Anche Kevin poteva sentire la pesantezza del momento, crudo e spoglio, denso come nebbia invernale. Man mano che camminavano in silenzio si era avvicinato al bruno, sfiorando la mano con la propria, intrecciando debolmente le dita. Sentiva con terribile paura quanto Doppia D si stesse allontanando da lui. Il suo spirito stava di nuovo danzando da solo in una stanza isolata e buia, fremendo nella solitudine, sfiorando con spirali sottili pareti fredde di granito. Mentre l'anima di Kevin era bloccata ancora una volta fuori dalla porta, urlando come una disperata, reclamando attenzione.
Non aveva mai pensato di poter provare certe emozioni per Edd. Mentre il suo personaggio costruito sapeva di dover avere certi comportamenti per mantenere il suo status sociale, il suo cuore si era lasciato catturare da occhi di cristallo cosi pieni e vuoti allo stesso tempo da averlo stregato. La sua forza, la sua fragilità. La sua arroganza, la sua insicurezza. Il suo sorriso, il suo broncio distaccato. La sua freddezza, il suo calore. Era un binomio umano, una compresenza di nero e bianco, pelle di porcellana e cicatrici.
Lo affascinava. Eddward aveva quel viso duro e misterioso che colpiva molto il gentil sesso, quell'aria da cattivo ragazzo che non combaciava molto bene con la sua reputazione da nerd pacifista che sfoderava in università e che lo rendeva vittima di bullismo continuo. Eppure, se avesse voluto, Doppia D avrebbe potuto avere ai suoi piedi molte ragazze. L'intelligenza era un afrodisiaco per le donne della loro età, ed era anche un bel ragazzo, virile ma dall'aspetto pulito. Ad averlo catturato, peró, erano stati i suoi occhi gelidi, capaci di cosi tante espressioni. E il senso di protezione che gli nasceva ogni volta che posava il suo sguardo su di lui. Non sapeva se quello che sentiva era solo attrazione fisica e mentale, affezione per un destino comune, amore, o tutte e tre le cose messe assieme. La sua sola sicurezza era che i sentimenti che provava erano forti, e non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo.
Quella sera sono tornati ognuno nella propria casa, mantenedo peró un contatto per telefono. Sono stati svegli fino a tarda notte, rispondendo a messaggi continui. Kevin lo aveva salvato più volte da se stesso quando la necessità di ferirsi lo portava ad afferrare un coltello o a graffiarsi, senza nemmeno saperlo, rendendosi lentamente presente in quella sera, con discrezione e costanza. Lo ha fatto parlare di sè senza pressarlo, continuando il discorso troncato quel pomeriggio. Era una sensazione bellissima, buttare tutto fuori senza il timore di essere giudicato, deriso, sbeffeggiato. Man mano che andavano avanti le ore, l'oscurita si diradava, lasciandolo stordito ma presente.
Si sono coricati intorno alle due del mattino, entrambi più tranquilli.

Sono le tre, e Doppia D ancora non dorme. La giornata appena passata l'ha vissuta in mezzo alla nebbia, ma ricorda molto bene tutto, le emozioni, il turbinio di angoscia, la delusione verso se stesso e Kevin, la stilla di gioia nel vederlo. Ha saziato la curiosità del suo compagno fino a poco tempo prima, rispondendo alle sue domande con tutta la sincerità di cui era capace. Adesso che la foschia si è diradata dalla sua mente, e lui ad essere curioso. Si maledice per non aver sfruttato l'occasione quando gli si era presentata, fino a poco tempo prima. Stare solo nel letto dopo quello che ha provato non lo fa sentire a proprio agio. Vorrebbe la vicinanza del rosso come qualche sera fa, al locale, quando si erano entrambi divertiti e si erano scambiati quel bacio. Sono passati ormai giorni. Nessuno dei due ha più fatto una mossa simile. E gli manca. Gli manca lasciarsi andare quel tanto che basta per sentirsi se stesso. Per sentirsi completo.
Afferra il cellulare, sporgendosi un po' dalle coperte. La luce dei lampioni entra dalla finestra, illuminando appena la sua stanza e le sue braccia. Non lo ha mai infastidito, trova una certa sicurezza nel poter vedere a ogni ora della notte cosa lo circonda.
Se mi mandi a cagare lo capirò.
Azzarda un sorriso mentre digita velocemente un messaggio.

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