«Scusami» balbettò Finn, indietreggiando «non so cosa mi sia preso, scusami.»
Finn ebbe l'impressione che Jack stesse per borbottare qualcosa, ma la porta della presidenza si aprì improvvisamente.
Jack tirò un sospiro di sollievo. Non era il preside, solo un genitore esausto da quello che sembrava stato essere un preoccupante colloquio.
Il suo naso grondava ancora di sangue, ma di andare in infermeria non se ne parlava proprio. Non finché Finn non fosse entrato in presidenza, almeno.
La figura del genitore stanco era ormai scomparsa in lontananza, perciò trovo le parole per formulare qualche frase sensata.
«È okay» mormorò, mentre i suoi piccoli occhi scuri andavano alla ricerca di quelli di Finn. «Credo.»«Spero che continueremo ad essere amici, dopo questo» replicò il riccioluto, sempre attento a non incrociare lo sguardo di Jack.
Quest'ultimo impallidì. «Amici?»
Finn ebbe la forza di guardarlo un'ultima volta, prima di entrare nell'ufficio del preside. «Certo, amici.»«Amici» ripetè Jack con lieve convinzione, infine si decise a dirigersi verso l'infermeria scolastica.
Forse era un po' tardi, perché il sangue del naso era già sgocciolato fino alla camicia bianca e ai jeans buoni, ma nulla di tutto questo sembrava avere importanza.Quando Finn entrò finalmente in presidenza, fu sorpreso di trovare il preside lì, sulla sua solita sedia scura, ad aspettarlo.
«'Giorno» disse Finn, non sapendo ancora bene come comportarsi.
Forse il prof. Arthur l'aveva chiamato e gli aveva detto della sua bravata, o semplicemente l'aveva intravisto arrivare dalla finestra dell'ufficio, ma in ogni caso, il preside era sicuro che Finn stesse per entrare.Era un uomo alto e dalla pelle scura, sulla cinquantina. I capelli erano neri e lisci, tirati completamente all'indietro per dare l'impressione che fossero più folti, probabilmente.
Era vestito davvero elegantemente, con una giacca nera e con tanto di cravatta, che batteva decisamente la felpa grigia e i blue-jeans di Finn.L'uomo lo studiò ancora un poco, dopo di che si decise a parlare.
«Wolfhard, siediti pure.»
Finn fece qualche passo in avanti e si accomodò sul divanetto in pelle nera dinnanzi alla sua cattedra.«Prima di tutto, ti anticipo dicendo di non allarmarti. Non sei nei guai, vorrei solo discutere con te di una cosa, se possibile.» Il preside si accorse di avere una voce piuttosto rauca, perciò tossicchiò per un po'.
«Di cosa si tratta?» chiese Finn, mentre l'ansia cominciava a prendere il sopravvento su di lui.
Odiava quando accadeva; non riusciva a controllarsi, era pura agitazione.«Ti ho visto, con il signorino Grazer. E voglio che tu sappia che le porte scolastiche sono aperte a qualsiasi tipo di confessione. Non c'è motivo di vergognarsi, Finn. Lo capisci?»
Il riccioluto rimase come ipnotizzato. Distolse lo sguardo dall'uomo. «Credo che lei abbia interpretato male, signore» balbettò, incredulo.
Ci mancava solo lui, a chiedergli se gli piacessero i ragazzi.
Ripensò ai pensieri di quella mattina.Non sono gay. Non sono gay. Non sono gay.
E probabilmente, Finn lo pensava sul serio. Ma come poteva spiegare quanto successo, senza che fossero gli altri a pensarlo?
«Va tutto bene, Finn. Io stesso mi vergognavo di accettare i miei sentimenti nei confronti di un amico, alla tua età..»
Finn ne ebbe abbastanza, quindi si alzò di scatto. «Può bastare, grazie. Non ho bisogno di uno sconosciuto che mi dica cosa sono o cosa non sono... E francamente non credo che tenere questa conversazione con lei possa giovarmi in alcun modo.»
In preda all'ira, uscì dalla stanza e chiuse la porta con un tonfo.Non seppe neanche lui dove l'aveva trovato, tutto questo coraggio.
Mentre camminava solo per il lungo corridoio che l'avrebbe riportato in classe, ebbe dei ripensamenti.
Avrebbe potuto agire diversamente, con il preside. Spiegargli con pacatezza come stavano le cose.
Probabilmente si era solo sfogato, per quei tre anni passati a subire, senza mai avere la forza di replicare.Il pensiero gli sfiorò la mente precisamente in quell'istante.
Ma se non sono gay, perché ho baciato Jack?Qualche ora più tardi, quando anche la campanella dell'ultimo corso fu suonata, Finn fu contento di poter tornare a casa con i suoi amici.
Non aveva ancora parlato con Jack, dopo il loro ultimo incontro di fronte alla presidenza.«Ecco, ho preso un po' di appunti per te, oggi. Deve essere stato noioso, trascorrere un'intera giornata in infermeria.» disse Sophia, consegnando alle mani di Jack un paio di fogli stropicciati.
«Grazie. Proprio quello di cui avrei fatto a meno» ridacchiò egli.
«Ehi, ma dov'è Chosen?» chiese poi Jaeden, gli occhi azzurri che scrutavano le persone circostanti.Wyatt scrollò le spalle. «Oggi non si è visto»
«Tu non sei esattamente la fonte a cui mi affiderei» replicò Jae, provocando una risata generale.Finn li guardò, pensieroso.
Loro accettano di essere gay? si ritrovò a pensare. Dato che non avevano ancora informato il gruppo della loro relazione clandestina, probabilmente la risposta era no, si disse.Era giunto al vialetto che portava a casa sua, quindi prese le distanze dagli amici e si avviò verso il sentiero.
Li aveva salutati brevemente, tutti meno uno.
Lo stesso che ora lo stava inseguendo, in cerca di richiamare la sua attenzione.
«Finn, e che cazzo, girati!» esclamò Jack, i vestiti ancora sporchi di qualche goccia di sangue.
Il riccioluto si girò, sorpreso. «Jack, ehi» stropicciò, infilandosi le mani nella tasche dei jeans.Jack imitò il suo gesto. «Possiamo parlare?» chiese, la voce ridotta ad un sussurro.
«Stiamo parlando» fece Finn, ma l'amico non sorrise.
«Finn Wolfhard, prendimi sul serio, ora.»
È così buffo, pensò Finn, e gli tornò in mente il loro primo incontro.
Jack saltò, con tutto il suo metro e sessanta. «Per favore, Finn.»Il riccioluto non potè far altro se non assentire. «Vieni dentro» propose.
Ciao a tutti!
Volevo solo ringraziarvi per tutti i commenti stupendi che mi state lasciando, non sapete quanto mi facciano piacere.
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not a love ➳ fack
FanfictionNon erano comuni migliori amici, questo Finn lo sapeva bene. Ma essere gay? Era totalmente un altro discorso, a cui non aveva mai pensato. «Non è un amore, quello che ho con Jack» spiegò, la voce flebile. «È molto di più.» [Estratto dal capitolo ott...