Capitolo 1

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Harry.

Mi passo le mani sul viso frustrato, fisso lo schermo del cellulare ora come ora incazzato come non mai. È da una fottuta settimana che cerco di rintracciarla, ma niente. Tutto morto. Io per lei sono morto. Ed è questo quello che mi distrugge.

Bussano nel nostro ufficio. Dio, è come se mancasse aria nella stanza.
"Avanti", urlo a gran voce in modo che chiunque sia dall'altro lato possa sentire.

La porta si apre con un cigolio e la persona che entra mi fa innervosire ancora di più.

Ha un vestito microscopico, le sue forme prosperose risaltano e intuisco dai suoi seni turgidi, che s'intravedono, che non indossa nemmeno il reggiseno sotto quella striminzita camicetta. Fino a poco tempo fa tutto questo mi piaceva, mi piaceva quando mi istigava e faceva quei suoi giochetti erotici, ma ora mi dà un ulteriore fastidio, ora c'è lei. E lei merita il dovuto rispetto. "Harry, non può stare sempre chiuso in ufficio, la puttanella non tornerà a gambe aperte se è quello che sta aspettando", la sua voce da gatta in calore mi ha già stufato e non poco.

"Stai attenta a come parli di lei, Samantah!" sbatto un pugno sul tavolo infuriato come mai prima d'ora. "Qui l'unica puttana sei tu, Tess è una ragazza pura, quello che tu non sei!"

"Che io ricordi, questa ragazza non-pura, ti piaceva quando utilizzava la bocca", si arriccia un capello al dito sbattendo le ciglia finte che si ritrova.

"Vedi? Stai provocando il tuo capo e vorresti fare sesso con lui quando potresti rischiare il posto di lavoro", replico strafottente. Mi irrita avere questa bambola gonfiata qui nel mio ufficio e nella mia azienda! L'unica persona che voglio non c'è.

"Precisamente vorrei mi sbattessi sulla scrivania e anche su quella di Robinson, se vuoi puoi prendermi anche da dietro", si lecca il labbro inferiore dipinto da un rosso puttana. Come lei.

"Samantah, fuori dal mio ufficio! Ah, per domani, non ti scomodare, inizia a cercare lavoro altrove dato che qui non sei più la benvenuta", mi faccio indietro con la sedia ed infilo il giubbotto di pelle sotto il suo sguardo scettico.

"Stai scherzando?" urla con voce graffiata dal pianto. Attenta caso mai ti si scioglie la faccia.

"Ti sembra stia scherzando?" replico annoiato. "No, non sto scherzando, voglio che tu sparisca dalle palle", la supero con una spallata dirigendomi verso l'uscita. Ho intenzione di andare a casa di Tess, ho bisogno di parlarle o anche solo vederla.

"Eric, sto passando a casa di Tess, ci sentiamo dopo, okay?" saluto mio cugino uscendo dalla porta.

"Okay, mi raccomando", mi strizza l'occhio. Continuo per la mia strada anche quando sento i tacchi di Samantah che mi rincorrono come un cagnolino.

"Harry, non abbiamo finito di parlare. Harry! Torna qui!" i suoi tacchi finiscono di continuare a fare un fracasso ed io finalmente raggiungo l'uscita. Prendo dalle tasche il telecomando della mia Audi e apro la portiera quando mi ritrovo dinanzi a lei. Salgo, allaccio la cintura di sicurezza e parto con la massima velocità dirigendomi a casa di lei.

Appena arrivo, parcheggio e scendo subito suonando al campanello di casa. Ad aprirmi la porta è la sua amica Chantelle che mi fissa furiosa. La capisco. Prova a sbattermi la porta in faccia, ma la blocco mettendo un piede in avanti e spingendo la porta con il corpo in avanti. "Devi andartene, le hai fatto molto male", urla rabbiosa.

"Chantelle, lo so e non mi aspetto che tu mi faccia entrare come se niente fosse, ma ho bisogno di vederla, devo poterle spiegare tutto, l'ho persa una volta, non voglio che accada di nuovo", sembra colpita dal mio discorso, ma continua a fare la tosta. Beh, ovvio, deve proteggere la sua migliore amica.

"Torna a casa, tanto lei non ti ascolterebbe ugualmente, ha la febbre per colpa tua, è da una settimana che non tocca cibo."

"Cosa? Perché non lo hai detto prima?" la spingo di lato alla porta ed entro precipitandomi in camera sua. Dorme tranquilla sotto le coperte. È più pallida del solito, ma comunque bellissima, i morbidi capelli le ricadono sparsi sul cuscino come quando la sera prima di tutto quel casino avevamo fatto l'amore, le sue labbra carnose sono schiuse come se stesse aspettando che qualcuno la baci ed infine, le sue palpebre sono serrate verso il basso. Mi avvicino con cautela al letto, le accarezzo una guancia. Slaccio le scarpe e senza produrre alcun rumore, le tolgo appoggiandole con cautela vicino al comodino, scopro le coperte e mi c'infilo sotto prendendola tra le braccia beandomi del suo profumo, quel profumo che nessuno riuscirebbe mai a produrre, perché è la sua pelle ad avere questo dolce odore. È un contrasto tra il dolce e il salato, e a me piace proprio per questo. La sento sospirare e stringersi a me infilando la sua testa nell'incavo del mio collo, l'abbraccio più forte e finalmente, il mio corpo smette di essere teso perché ora si trova proprio dove voleva essere.

Baci eterniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora