Capitolo 4

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Tess.

Sento le palpebre pesanti, provo ad aprirle, ma non riesco. Sono già stata qui, sette anni fa, ho già vissuto questa bruttissima parte dello ristabilirsi e della stanchezza accumulata. Sento delle strane sensazioni, ma non riesco a svegliarmi, so solo che sto sognando. Sono in un sogno strano, fuori dal normale. Vedo cose e persone di cui non riesco a capirne l'identità, è tutto molto sfocato. Sento il battito del mio cuore pulsare nelle orecchie e la voce di una donna che parla con qualcuno dicendo che sono incinta e che rischio di abortire. Non voglio per nessuna ragione perdere questa creatura che si forma dentro di me. Forse, nonostante tutto, è l'unica cosa che mi rende sicura fra tutte queste incertezze.

Percepisco le mani di qualcuno sul mio polso, credo mi stiano attaccando una flebo, ma non so a cosa mi serva. Ho paura che possa essere successo qualcosa di grave al piccolo e che possa essere a rischio di vita. Non dovrei pensare in negativo, ma non ho scelta, sono disorientata e impaurita perché voglio aprire gli occhi, ma ancora una volta è sempre tutto buio. La cosa che mi spaventa è che riesco a sentire le persone che mi toccano, ma non quelle che parlano e se parlano. Ricordo che quando sono stata investita, sono stata nella stessa situazione, ma in quel caso riuscivo a percepire anche quando una persona respirava, oppure il vento che batteva sulla finestra, mentre ora non sento nemmeno quello.

Ho il cuore lacerato e non so come fare per farlo ricomporre. Finisco sempre con il perdere le persone che ho al mio fianco, o commetto io un errore, oppure lo commettono loro.

Quando persi la mamma, non stetti male perché l'avevo persa, quello era accaduto già tempo prima, stetti male per tutte le energie che avevo consumato facendo quella scelta assolutamente giusta. Solo quando me andai da quella casa mi resi conto di quanto psicologicamente fossi sfinita. Successivamente, ho cercato di concentrarmi su me stessa e il mio futuro e fortunatamente ce l'ho fatta anche se per poco. Purtroppo, quando non affronti del tutto il tuo passato, esso diventa incubo delle tue notti. In più ti coinvolge molto caratterialmente, ti cambia totalmente, ti fa vedere quali sono le cose giuste e le cose sbagliate.

Dopo aver litigato con Harry, mi son sentita male per l'ennesima volta, ma è stato ancora più strano vedere che si è preso cura di me accarezzandomi la testa, anche se ero incazzata con lui. Solitamente, se tu ti arrabbi con qualcuno, esso se ne va senza voltarsi indietro, ma non con Harry; ho capito che lui se ne va solo quando è lui stesso a deciderlo. La cosa peggiore è che se non so se sia giusto o sbagliato che lui la pensi così.

Man mano che il tempo passa, iniziano a farmi male tutte le ossa. Sento le orecchie fischiare e ciò mi procura molto fastidio: è come se le gomme di un'auto stessero stridendo sulla strada.

D'improvviso sento un lungo bip e poi vedo una luce bianca attorno a me che mi fa restringere gli occhi. È tutto confuso: la testa mi martella troppo e il cuore batte violentemente, sento il corpo pesante e non ho le forze necessarie nemmeno per muovere la testa. Sento qualcosa premermi sullo stomaco, ma non riesco a capire cosa mi stia succedendo.

La vista inizia a farsi più nitida e il sole che filtra dalle finestre è troppo forte per farmici abituare subito. Chiudo gli occhi e poi li riapro riuscendo ad abituarmi alla luce, abbasso lo sguardo sulla pancia per capire cosa sia che mi preme così tanto il corpo e vedo un Harry tutto accucciato che dorme beatamente. I suoi capelli sono estremamente disordinati, le sue labbra sono schiuse e si muovono come se stessero tremando ad ogni respiro, la sua guancia premuta contro il mio stomaco lo fa quasi sembrare uno di quei bambini che dormono con la propria mamma e che non vogliono staccarsi da lei nemmeno per farla andare al bagno. Le sue braccia sono sopra la testa che mi circondano tutto il corpo per rendermi quasi impossibile muovermi o scappare. Apprezzo la sua protezione nei miei confronti, mi ha sempre resa sicura, ma non posso fingere che noi non abbiamo discusso prima che accadesse tutto questo.

"Harry..." la voce esce graffiata e pesante.

Harry si porta una mano sul viso e spalanca gli occhi quando si rende conto che sono stata io ad aver parlato. "Oh mio dio, sei qui!" urla estasiato.

La testa inizia a pulsarmi. "Non urlare, mi fa male tutto" socchiudo gli occhi appoggiando la testa al cuscino.

"Sì, ehm, scusami. Sono solo felice che tu ti sia svegliata, Tess, non sai quanto" anche se mi fa male ogni centimetro di corpo riesco a sorridergli debolmente e non appena le mie labbra si aprono in un sorriso, riesco a sentire le labbra ruvide che bagno con la lingua per farle diventare morbide e non sentirle secche.
Lo stomaco inizia a brontolarmi e Harry se ne accorge. "Hai fame?"

"No, dentro al mio stomaco c'è un mostro che emette tutti questi suoni" dico facendo una piccola ironia.

Sorride gioioso. "Come si vede che sei tornata" alza gli occhi al cielo giocosamente.

Bussano alla porta e mi giro in quella direzione vedendo entrare un dottore alquanto giovane, sembra avere più o meno la mia età, ha la stessa stazza corporea di Harry e forse è proprio per questo che mi soffermo a fissarlo un po' troppo. Harry mi stringe una coscia facendomi distogliere lo sguardo dal dottore fino a portarlo sul suo che è letteralmente infuocato.

Il dottore si schiarisce la gola avendo la mia massima attenzione. "Come si sente signorina Robinson?"

"Non tanto bene dottore e mi chiami Tess" sorrido.

"È normale che adesso senta il suo corpo pesante e si senta leggermente spaesata, le sono stati iniettati molti farmaci. Le chiedo solo di mangiare qualcosa e riposare un bel po'. Domattina faremo alcuni accertamenti, per ora sarebbe meglio che lei si rimettesse in sesto. Per qualsiasi problema mi chiami pure. Da quanto è sveglia?"

"Da praticamente prima che lei ci interrompesse" tuona Harry stringendo più forte la mia coscia.

"Mi dispiace se vi ho disturbato allora, avviserò la dottoressa di questo reparto che lei si è svegliata e scusate ancora" prima di uscire appunta qualcosa sulla cartellina che ha in mano ed esce dalla stanza.

Mi giro verso di Harry e non appena incrocia il mio sguardo si allontana da me sedendosi dove stava prima, stando attento a non sfiorarmi. Incrocia le braccia e se le porta al petto fissandomi con sguardo da duro come se volesse sfidarmi.

"Non fare quella faccia" brontolo annoiata.

"Hai visto come lo stavi guardando almeno? Sembravi una babbuina in calore" sputa velenoso.

Cerco di sfidarlo. "Magari lo ero davvero"

Riduce lo sguardo a due fessure. "Mi fai incazzare come una bestia! Al posto di preoccuparti della tua miserabile salute e di quello che ti è successo pensi a uno stupido dottore che ti fa eccitare come ad un'adolescente. Al posto di pensare alla salute anche di nostro figlio e del rischio che ha corso, pensi a quello. Lo capisci che nostro figlio sarebbe potuto morire e tu assieme a lui?"

Mi si mozza il respiro e gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime che iniziano poi a scendere fino a raggiungere le labbra.

Non so per cosa sto piangendo, probabilmente per l'intensità che aveva nello sguardo Harry mentre parlava di nostro figlio. Mio e suo.

In questo momento sono più incasinata che mai. E mi dispiace, perché mio figlio non merita di vivere nei casini.




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