24-Chi si crede di essere?

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La luce fastidiosa mi fa aprire gli occhi controvoglia, facendomi interrompere il mio sogno, giusto nella parte più bella...  

«Buongiorno Emanuela» dice un'infermiera legando la tenda.

«Buongiorno» dico assonnata.

Con gli occhi cerco di vedere alla mia destra, non vedendo la coach.

«Dov'è la donna che era qui?»

«E' andata fuori a parlare al cellulare, vuoi che te la chiami?»

«No, no, grazie.»

«D'accordo, adesso ti alzo lo schienale del letto, così puoi fare colazione, d'accordo?»

«Va bene.»

L'infermiera prende il telecomando e schiaccia un bottone. Lentamente lo schienale del letto si alza, fermandosi una volta raddrizzato. La schiena mi fa un male cane.

«Come ti senti?»

«Bene!»

Prende il vassoio con il latte e delle fette biscottate, lasciandomelo sulle cosce.

«Riesci a mangiare?»

Mi ha preso per rincretinita?

«Sì!»

Il buongiorno si vede dal mattino, dato che mi sono svegliata col piede sbagliato penso proprio di non poter trascorrere questa giornata calma, senza arrabbiarmi o rispondendo male.

«Sei mancina?»

«No!»

«Allora come mangerai se hai il polso destro fasciato? Rischieresti di buttarti addosso il latte e di bruciarti.»

Odio quando le persone hanno ragione. Sbuffo rumorosamente.

«Che succede?»

Mi volto col busto verso la porta, vedendo la coach mettersi il cellulare sulla tasca della giacca.

«Ci pensa lei a farla magiare?» gli domanda l'infermiera.

«Non sono una bambina» dico guardandola male.

Lei rimane sorpresa per il mio tono e distoglie lo sguardo da me.

«Gliela lascio.»

Esce dalla stanza.

«Lasciati aiutare» dice la coach avvicinandosi a me.

Sbuffo, odio fare pena alla gente.

«Le fette biscottate le bagni nel latte?»

«No, a dire il vero non ho neanche fame» ammetto.

«Devi mangiare, sopratutto in queste condizioni.»

«Non ho bisogno di mangiare! Posso vivere lo stesso se salto un pasto!»

«Se vuoi ritornare al più presto al campus ti conviene mangiare, altrimenti ti farò restare qui un altro giorno.» dice il dottor Grotto entrando con in mano una scheda clinica.

Chi si crede di essere?

«Non può obbligarmi, sono maggiorenne e posso decidere da sola.»

«Dato che qui sono io che decido, posso farti rimanere anche per una settimana, da sola non riusciresti neanche ad alzarti dal letto...» dice facendo il suo sorrisetto odioso.

«La posso denunciare!» dico guardandolo male.

«Per cosa? Solo perché sto svolgendo il mio lavoro?» dice ridendo.

«Perché mi obbliga, anzi mi costringe, a restare qui.»

«Di certo la polizia ti prenderà per pazza se li chiami per questa cosa. Rassegnati e mangia, altrimenti prolungherò il tuo soggiorno.»

Stringo un pugno con la mano sinistra, trattenendomi e calmandomi respirando lentamente.

«Va bene» dico a denti stretti e con sguardo omicida.

«Bene, lascio a lei il compito di farla mangiare allora» dice il medico alla coach.

Lei acconsente ed inizia ad imboccarmi il latte con un cucchiaio di plastica.

«Le vuoi le fette biscottate?» mi domanda prendendo la confezione in mano.

«No, sono piena così, grazie.»

«Va bene.»

Le riposa sul vassoio, per poi prenderlo e appoggiarlo sul tavolino alla mia destra.

«Tra poco arriva l'ora di visita, fuori ci sono quattro persone che ti stanno aspettando con ansia.»

«Chi sono?»

«Lo scoprirai tra poco» dice sorridendomi.

La guardo male, perché mi devono provocare? Sospiro e fisso fuori dalla finestra, come visuale non è un granché, dato che vedo il parcheggio e alcuni alberi folti di canfora.


#SPAZIO AUTRICE

Oggi ho pubblicato due capitoli perché volevo dirvi un'idea che mi si è affiorata, ovvero vorrei creare un gruppo (Facebook o whatsapp) dove parleremo della storia, e di altri argomenti a vostro piacimento. Se volete entrare ditemi se preferite che lo crei su Facebook o Whatsapp, io sarò felice di accogliervi nel mio mondo.

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